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“SOLUZIONI CREATIVE E PAROLE GIUSTE: COSÌ ABBIAMO SBLOCCATO L’ACCORDO” - MAJED AL ANSARI, PORTAVOCE DEL PREMIER DEL QATAR, RACCONTA COME SIA RIUSCITO A METTERE D’ACCORDO ISRAELE E HAMAS SUL RILASCIO DEI PRIGIONIERI: “DA QUANDO ABBIAMO INIZIATO A LAVORARE SU QUESTO ACCORDO, CI SIAMO ASSICURATI CHE CI FOSSE UN MECCANISMO RAPIDO DI RISOLUZIONE DEI PROBLEMI CON IL TEAM DI NEGOZIATORI DEL QATAR, EGITTO E STATI UNITI” - E’ STATO L’ARRIVO DI TRUMP AD AVER PORTATO ALLA SVOLTA NELLA GUERRA. SE NETANYAHU POTEVA DIRE “NO” A BIDEN CHE A MAGGIO HA PRESENTATO UN PIANO QUASI SOVRAPPONIBILE A QUELLO ATTUALE, FA PIÙ FATICA A CONTRAPPORSI AL TYCOON…
Estratto dell’articolo di Greta Privitera per il “Corriere della Sera”
Quando Israele ha vietato a 500 mila palestinesi di attraversare il corridoio di Netzarim, fermando la traversata delle macerie verso Nord per raggiungere quello che rimane delle loro case, al Cairo, Doha e Washington si sono attivate le linee di emergenza. Il primo ministro Benjamin Netanyahu, bloccando il passaggio, rispondeva alla mossa di Hamas che ha liberato quattro soldate ostaggio trattenendo però, per la seconda volta, la civile ventinovenne Arbel Yehoud.
Una violazione dell’accordo che stabilisce il rilascio delle civili prima delle donne militari. Un imprevisto che apparentemente ha rischiato di far saltare il cessate il fuoco. Ma i mediatori erano pronti: dopo un anno e tre mesi di faticosissima negoziazione, sapevano che durante questa fragile tregua si sarebbero trovati davanti a degli ostacoli.
E li hanno previsti: come, per esempio, il fatto che Yehoud non è nelle mani di Hamas ma in quelle della Jihad islamica palestinese, che vuole «prendersi il merito» di qualche azione. O le difficoltà e le tensioni nate con l’apertura d’un corridoio umanitario, quello di Netzarim. Qualche ora di crisi, ed è arrivato il sorprendente annuncio dal primo ministro del Qatar, lo sceicco Mohammed Al Thani: «Arbel Yehoud verrà liberata giovedì con altri due ostaggi. I gazawi possono andare a Nord».
DONALD TRUMP BENJAMIN NETANYAHU
Come sono andate le cose, lo spiega al Corriere il portavoce del primo ministro del Qatar, Majed Al Ansari: «Da quando abbiamo iniziato a lavorare su questo accordo, ci siamo assicurati che ci fosse un meccanismo rapido di risoluzione dei problemi con il team di negoziatori del Qatar, Egitto e Stati Uniti. Stiamo lavorando insieme per assicurarci di trovare soluzioni creative e un linguaggio sul quale entrambe le parti possano concordare immediatamente. Ed è una delle ragioni per cui per ora funziona».
Il Qatar è il Paese che ha le comunicazioni dirette con l’ufficio politico di Hamas a Doha.
[…] Al Ansari parla delle ottime relazioni con Donald Trump e il suo nuovo inviato speciale in Medio Oriente, Steve Witkoff: «Il rapporto con l’amministrazione americana, in questo momento, è molto forte. Siamo in comunicazione quasi quotidiana con Witkoff, al fine di mantenere l’attuazione dell’accordo. La loro collaborazione è stata determinante per questa tregua».
Tutti gli analisti concordano che sia stato l’arrivo di Donald Trump ad aver portato alla svolta nella guerra. Se Netanyahu poteva dire «no» all’amministrazione Biden che a maggio ha presentato un piano quasi sovrapponibile a quello attuale, fa più fatica a contrapporsi al tycoon — molto popolare in Israele — e con la sua agenda nella regione.
DONALD TRUMP BENJAMIN NETANYAHU
Per Trump, al primo posto ci sono gli Accordi di Abramo e la normalizzazione dei rapporti tra Israele e l’Arabia Saudita, che possono passare solo attraverso un accordo di pace. Il punto è isolare gli ayatollah d’Iran […] Non è una novità che Netanyahu mal digerisca la tregua a Gaza, ma le pressioni americane si sono fatte sentire. […]