MAL DI FRANCIA! UNA SETTIMANA DOPO IL VOTO, NON C’E’ ANCORA ACCORDO A SINISTRA SUL NOME DEL PREMIER. L’ACCUSA DEL PARTITO DI MÉLENCHON: “I SOCIALISTI OPPONGONO UN RIFIUTO COSTANTE E CONTINUO A TUTTE LE PROPOSTE SUL TAVOLO” - MACRON HA SPIEGATO IN UNA LETTERA AI FRANCESI DI VOLER COSTRUIRE UN ESECUTIVO DI LARGHE INTESE SENZA LE “ALI ESTREME”, IL RASSEMBLEMENT NATIONAL DI LE PEN MA ANCHE LA FRANCE INSOUMISE DI MELENCHON - L’ALLARME DELLA CORTE DEI CONTI: “IL RISANAMENTO DEI CONTI È URGENTE”
Anais Ginori per repubblica.it - Estratti
Una settimana dopo il voto, la sinistra francese cerca ancora un accordo unitario per indicare un nome di premier. Il Nuovo Fronte Popolare, arrivato in testa come numero di deputati anche se lontano da una maggioranza assoluta, aveva promesso di trovare un'intesa entro lo scorso weekend ma i negoziati si sono arenati tra divisioni e veti incrociati. Il coordinatore della France Insoumise, Manuel Bompard, accusa ora il partito socialista di «opporre un rifiuto costante e continuo a tutte le proposte sul tavolo».
Bompard – braccio destro di Jean-Luc Mélenchon - critica il segretario dei socialisti, Olivier Faure di fare "un'opposizione totale a ogni proposta diversa da quelle che sono uscite dal suo partito". La France Insoumise annuncia quindi il ritiro dai negoziati che al momento sono interrotti. Tra gli ultimi nomi proposti ci sono quelli della presidente della regione de la Réunion, Huguette Bello, e della sindaca di Lille e figlia di Jacques Delors, Martine Aubry.
Sulla prima, avanzata dal Partito comunista e poi appoggiata dalla France Insoumise, Faure ha detto di non essere stato contrario, ma che «i socialisti ritengono che il partito che ha vinto le elezioni europee a sinistra, è il partito socialista». Faure allude al risultato della lista guidata da Raphaël Glucksmann che ha ottenuto il 14 per cento, mentre la lista della sinistra radicale era arrivata al 9 per cento. Sulla Aubry, secondo i socialisti, il rifiuto è venuto dalla stessa sindaca di Lille.
Faure, che aveva dichiarato di essere candidato alla premiership, sostiene che "non si tratta di una questione personale". "Nella settimana appena trascorsa abbiamo proposto altri socialisti" spiega il segretario del Ps. Tra i nomi che sono circolati anche quello di Boris Vallaud, capogruppo dei socialisti all'Assemblée Nationale. Faure ha ipotizzato la ricerca di una candidatura nella società civile e promesso di raggiungere un'intesa entro questa settimana. Intanto, i cinque dissidenti della France Insoumise, usciti dal partito in disaccordo con Mélenchon, hanno deciso di unirsi al gruppo ecologista. Tra di loro anche François Ruffin e Alexis Corbière.
Giovedì si insedia la nuova Assemblea Nazionale con i 577 deputati eletti che dovranno eleggere il presidente della Camera. Yaël Braun-Pivet, macronista e presidente uscente, cerca un bis ma è stanno già emergendo altri candidati, tra cui Charles de Courson che guida un gruppo indipendente Liot e gode di appoggi trasversali tra gli schieramenti.
Emmanuel Macron ha già fatto sapere di voler aspettare la «strutturazione» dell'Assemblea per prendere qualsiasi decisioni in merito al futuro premier. Il capo dello Stato ha spiegato in una lettera ai francesi diffusa sui quotidiani locali di voler costruire un esecutivo di larghe intese che non sia limitato solo al Fronte Popolare che – secondo l'Eliseo – non ha sufficienti deputati per governare. L’idea di Macron è anche escludere le “ali estreme” dell’emiciclo: il Rassemblement National ma anche la France Insoumise.
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olivier faure francois hollande
In mezzo all'incertezza politica, una cosa è certa per la futura squadra di governo: dovrà occuparsi dei conti pubblici in rosso. In un denso rapporto, la Corte dei Conti presieduta da Pierre Moscovici traccia un quadro preoccupante: il deficit pubblico è salito a 154 miliardi di euro nel 2023, rispetto a 125,8 miliardi nel 2022.
La Francia, su cui la Commissione Ue ha aperto una procedura di infrazione, aveva un deficit di bilancio del 5,5% del Pil nel 2023, in aumento rispetto al 4,8% del 2022. Il governo di Macron si è impegnato a rispettare il limite del 3% entro il 2027, ma le prospettive sono state complicate dal nuovo contesto politico. La necessità di ridurre il debito è un "imperativa", ha avvertito Moscovici, e dovrà " essere condivisa" da tutte le forze politiche, qualsiasi sia il prossimo esecutivo.
Jean-Luc MelenchonMARINE LE PEN - JORDAN BARDELLA - EMMANUEL MACRON - MEME BY EDOARDO BARALDI