A 30 ANNI DALL'USCITA DI 'PLATOON', SI SVELANO I SEGRETI DI UN CAPOLAVORO: OLIVER STONE RIDUSSE ALLA FAME IL SUO CAST, LO FECE ADDESTRARE DAI MARINES E TORTURARE NELLA GIUNGLA DELLE FILIPPINE - VERI I FUCILI, VERE LE TRINCEE, LE TENSIONI E LE LACRIME - CHARLIE SHEEN TENTO' DI SCAPPARE PER LA DISPERAZIONE, MA RESTO' CON DEPP E DAFOE ORMAI ALLO STREMO
Ryan Perry e Emma Patterson per “Daily Mail”
E’ considerato uno dei film di guerra più belli e realistici, ‘Platoon’ di Oliver Stone, che seguiva le vicende dei soldati americani in Vietnam. Il film compie 30 anni e per celebrarlo l’attore Kevin Dillon, che interpretava Bunny, ricorda le fatiche fatte per ottenere un capolavoro, talmente tante che Charlie Sheen e altri tentarono di mollare.
Sheen, Johnny Depp, Willem Dafoe, Tom Berenger e Forest Whitaker dovettero accettare un addestramento brutale da Marine, che li sfinì. Stone ne ne fregò delle regole sindacali e tormentò il cast, lo affamò, lo privò del sonno. I Marines non tennero conto dello status di superstar hollywoodiane e trattarono gli attori come miliari, imponendo manovre reali con armi automatiche, sotto supervisione del veterano Dale Dye, ex istruttore delle forze speciali
Furono mandati subito nel cuore della giungla filippina, e vissero agli ordini, come reclute, senza telefono, senza doccia, senza vestiti di ricambio, tagliati fuori dal mondo. Il primo giorno sul set furono rasati, ricevettero una pala per scavare la trincea in cui avrebbero abitato e un M16 a testa. Bombe e mine furono messi nei terreni circostanti e gli attori dovevano correre senza conoscere la loro collocazione, mentre Stone se la rideva. Il capitano Dale li attaccava con un AK47 anche di notte. Li svegliava ogni due ore per cambiare i turni di guardia. Furono le due settimane più lunghe della loro vita.
Si cominciava la mattina presto, con lezioni su come usare le armi, comunicare via radio, sopravvivere nella giungla, medicarsi da soli. Si dovevano scazzottare il più forte possibile, poi passavano alle flessioni. A u certo punto hanno dato loro un compasso e e una mappa e li hanno spediti nella giungla, dove chiaramente si persero. Per non morire di fame, staccarono ananas e cocco dagli alberi con il machete.
Stone voleva far loro patire la fame, così anche i pranzi della produzione erano razionati, porzioni minuscole e fagioli. Gli attori erano diventati scarni. Dye terrorizzava l’armata, puntò una pistola alla tempia di Depp e mandò gregge di capre nelle loro trincee per spaventarli. Erano esausti, crollavano, faceva caldo e il tasso di umidità nella giungla era altissimo. Le tensioni interne aumentavano, a nessuno piace ricevere insulti ed essere ridotti alla fame. Charlie Sheen tentò la fuga più volte, chiamò i colleghi e disse: «Non credo che ne uscirò vivo. Dobbiamo chiamare i nostri agenti. Ma alla fine restammo tutti e ottenemmo il rispetto dei Marines».
Stone li aveva scelti con criterio, ogni attore aveva carattere simile al personaggio che doveva interpretare. Il personaggio di Charlie Sheen doveva essere quello che voleva andarsene. E il suo crollo nervoso in elicottero fu vero, non recitato. Stone voleva anche amplificare il sentimento della mancanza, così, quando un personaggio moriva, l’attore era spedito immediatamente a casa. Anche quando non c’erano errori, Stone voleva ripetere le scene. Torturò il suo cast e il metodi poco ortodossi diedero il risultato che voleva.
Dillon e Sheen misero da parte la diaria per dare i soldi al bambino del film, che finalmente si operò alle cataratte. Senza di loro, sarebbe diventato totalmente cieco nel giro di un anno. Il ritorno a casa fu tremendo. Per Dillon fu uno choc, dopo un’esperienza così forte, privato di tutto e in un paese povero. Doveva di nuovo imparare a vivere da persona normale, non si godette il red carpet alla cerimonia degli Oscar. ‘Platoon’ è costato 6 milioni di dollari e ne ha incassati 200 milioni dl box office. Vince 4 premi Oscar.
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