
“A SCUOLA MI CHIAMAVANO LA RAGAZZA COI BAFFI PER VIA DELLE SUE PUBBLICITÀ DELLE CAMICIE 'DINO ERRE', E QUANDO LO CONTESTAVO A PAPA’, MI RISPONDEVA CHE CON I SOLDI CHE GLI PORTAVANO, CI MANDAVA IN VACANZA" – CAMILLA COSTANZO, SCRITTRICE, RACCONTA IL SUO RAPPORTO CON IL PADRE MAURIZIO: “NON HA MAI LETTO NIENTE DI QUELLO CHE SCRIVEVO PERCHÉ GLI DAVA ANGOSCIA. NON HA MAI VISTO NEANCHE I FILM DI SAVERIO, MIO FRATELLO, MA MI CHIAMAVA E MI DICEVA: "DIMME TE PREGO COME VA A FINÌ" - "LO SPINGEVAMO A USCIRE, MA LA SUA RISPOSTA ERA: "NON MI INTERESSA". SENZA IL LAVORO SI SENTIVA NIENTE" - "NON HO CONDIVISO ALCUNE SUE SCELTE PROFESSIONALI, NON MI È PIACIUTA ‘BUONA DOMENICA’, MENTRE IL 'COSTANZO SHOW'…”
Simonetta Sciandivasci per “la Stampa” - Estratti
Camilla Costanzo siede in una mansarda piena di luce, statue e impalcature. Il centro di Torino in una stanza.
Qui abita una delle famiglie in cui, negli anni, si è infilata.
Dice proprio «infilata».
«Non ho mai avuto una famiglia regolare, e per questo l'ho sempre cercata: volevo capire come funzionava, e poi ne ho fatta persino una mia. E non lo avrei mai detto», dice alla Stampa, due ore prima di presentare il suo ultimo libro, un romanzo in racconti, quattro, Tempo al Tempo, che parla di relazioni e di quello che il tempo fa alle relazioni.
Camilla Costanzo è la primogenita di Maurizio Costanzo e Flaminia Morandi, suo fratello è il regista e sceneggiatore Saverio Costanzo, per anni ha fatto la sceneggiatrice anche lei. Dei destini assegnati ai figli d'arte, a lei e suo fratello non è spettata la diffidenza verso il talento e neanche la valutazione per confronto.
Da lei e lui, ma soprattutto da lei, semplicemente, tutti si aspettano di sapere di più di suo padre. Guardano lei per vedere lui. Cercano lei per trovare lui.
Ho domande su suo padre.
«Lo so».
COSTANZO CON I FIGLI CAMILLA E SAVERIO
Le dà fastidio?
«Sono preparata».
Abituata?
«Io non mi abituo mai a niente, tutte le volte ricomincio da capo, è una cosa che mi ha insegnato il cinema. Non conta quante storie hai raccontato: quando ne inizi una nuova, devi lasciarti alle spalle cosa hai imparato e cominciare da zero».
È stato suo padre a scoprire il suo talento?
«No, l'ho scoperto da sola, lavorando. Mio padre non ha mai letto niente di quello che scrivevo perché gli dava angoscia.
Non ha mai visto neanche i film di Saverio, mio fratello, ma mi chiamava e mi diceva: "Dimme te prego come va a finì". Era in ansia, credo, non so spiegarlo. A noi la cosa faceva sorridere, non ne abbiamo sofferto, capivamo che era in sofferenza, e che non era una negligenza o un disinteresse verso di noi, anzi. Non leggeva e non giudicava quello che facevo, ma mi accordava sempre una grande fiducia e questo mi responsabilizzava».
Che significa essere figli?
«Trasformare le ferite in opportunità. Io sono stata cresciuta da mia madre, mio padre non ci ha mai abbandonati ma era assente, e questo è stato un dolore enorme, forse il più grande della mia vita, perché ero innamorata di lui e lo inseguivo, dovevo andare io da lui, lo incontravo sempre in uno studio, in un teatro, perché lui era sempre a lavoro, lavorare veniva prima di ogni cosa, di me, di noi».
Ha ereditato questa ossessione?
«No. Ricordo che lo spingevamo a uscire, andare al mare, ma la sua risposta era sempre: "Non mi interessa". Senza il lavoro si sentiva niente. Io sono stata cresciuta da mia madre, che mi ha fatto vedere altro, ed è grazie a lei se il mio amore per la vita non è racchiuso in quello che faccio».
È la grande lezione dei ventenni di oggi.
«Che infatti mi piacciono moltissimo. Mio padre aveva un'affezione per il suo lavoro che era anche un dato generazionale, però per lui c'era qualcosa di più: "fare" era il suo modo di scacciare la paura della morte e della solitudine.
Era un uomo incredibilmente malinconico, e questo sì, lo abbiamo in comune».
Litigavate?
maria de filippi maurizio costanzo e i figli
«Molto. E il suo lavoro c'entrava tutte le volte. Quando ero piccola, a scuola mi chiamavano la ragazza coi baffi per via delle sue pubblicità delle camicie della Dino Erre, e quando gliele contestavo, mi rispondeva che con i soldi che gli portavano, ci mandava tutti in vacanza. Quando sono cresciuta, non ho condiviso alcune sue scelte professionali, non mi è piaciuta Buona Domenica, che m'è parsa una deriva, mentre il Costanzo Show lo amavo, e credo che quello che faceva lui, oggi, venga copiato ed esasperato da Cruciani alla Zanzara. Ovviamente, non mi piaceva Berlusconi, ma ho imparato ad ammettere che è stato un editore che lo ha lasciato libero in un modo in cui credo che nessun altro avrebbe fatto, oggi meno che mai».
Accoglieva le sue obiezioni?
maurizio costanzo giorgio assumma
«Sì, ne parlavamo e poi faceva come voleva lui. Io faccio lo stesso con i miei figli, perché essere genitore significa anche tenere il punto, avere chiare le gerarchie, sapere che i ragazzi vedono tutto o bianco o nero, ma niente è mai solo bianco o nero. Io con loro non mi affanno più di tanto: penso sempre che tanto lo capiranno».
Quindi i genitori hanno sempre ragione?
«No, però hanno la misura. Sono gli adulti, e gli andrebbe riconosciuto. Invece, non rispettiamo gli adulti e non rispettiamo i ragazzi, che sono i poveri del mondo».
Ha visto Adolescence?
«Sì. E mi dispiace che ne parlino tutti come una serie sui genitori che non capiscono i figli, primo perché i genitori non hanno mai capito i figli, e secondo perché il punto della serie è il racconto della solitudine e dell'inadeguatezza dei genitori dei ragazzi di oggi, che non sono educati solo a casa e a scuola, ma pure da una società che penetra nelle loro vite attraverso i social network che li trattano continuamente e ossessivamente come consumatori e come performer. È qualcosa di inedito e spaventoso».
Perché i maschi sono più fragili delle femmine?
«Perché le femmine vengono cresciute da donne molto forti, spesso anche sole, e quindi sono spietate. La loro spietatezza smarrisce i maschi».
maurizio camilla saverio costanzo
In cosa sono diversi uomini e donne?
«Quando siamo preoccupate, noi non riusciamo a dormire. Loro, invece, sì, eccome se dormono, anche se sono preoccupati, terrorizzati, addoloratissimi. E questo, quando si fa una famiglia e si crescono dei figli, è importantissimo: loro hanno una leggerezza salvavita che noi non abbiamo. Loro sanno spegnere il cervello, noi no».
Perché nel suo Tempo al Tempo la maggior parte dei personaggi sono donne ma quello che più lei indaga sono le relazioni con gli uomini?
«Non l'ho fatto di proposito, ma sono cresciuta con mia madre, e questo ha segnato la mia vita. Non ho assegnato nessuna colpa da espiare a nessun personaggio, nemmeno a quelli assenti, e anzi ho voluto raccontare persone che non danno a nessuno la colpa di niente.
camilla saverio maurizio costanzo flaminia morandi
Ho imparato che la nostra vita dipende da noi, che la controlliamo fino a un certo punto, lei viaggia e va dove vuole, noi possiamo solo inseguirla e sorriderle. Perché, e anche di questo sono certa, la vita risponde nel modo in cui le parli. Come i personaggi di un racconto».
(…)
Lei scrive quello che sente, quello che è giusto, o quello che è necessario descrivere affinché venga visto?
«Io scrivo quello che ho capito. Quando mia figlia aveva due anni non avrei mai potuto scrivere i racconti di Tempo al tempo perché si maternità non sapevo niente».
(...)
maria de filippi con saverio camilla e gabriele costanzo
Ha sofferto per i sentimenti che non le sono stati dimostrati?
«Moltissimo. Ma poi ho capito che sono stata io a non saperli vedere. Quando è morto mio padre, uno sceneggiatore che lavorava con lui mi ha raccontato che, una volta, era andato nel suo ufficio per chiedergli un consiglio su come far pace con sua figlia. E mio padre tirò fuori dal taschino una lettera che, molti anni prima, gli avevo scritto. Era una lettera durissima, che non ricordavo neanche più. Mio padre gliela lesse e gli disse: "Guarda che alla fine i figli tornano sempre"».
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Ed è vero?
«Certo. Per questo dobbiamo avere fiducia nel fatto che crescerli significa insegnargli ad abbandonarci. Perché tanto poi tornano. E noi dobbiamo saperli aspettare».
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camilla costanzo saverio costanzo roberto gualtieri alla camera ardente di maurizio costanzo 1
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Maurizio Costanzo con Dino Righi, fondatore della camiceria righi, e la moglie Leda Tirelli
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