emilio randacio

ADDIO A UN CRONISTA RANDACIO - È MORTO ALL'IMPROVVISO EMILIO RANDACIO DE ''LA STAMPA'', AVREBBE COMPIUTO 50 ANNI IL MESE PROSSIMO. È STATO RITROVATO NELLA SUA ABITAZIONE IERI POMERIGGIO, I COLLEGHI LO ASPETTAVANO IN REDAZIONE - ESPERTO DI GIUDIZIARIA, AVEVA INIZIATO A ''LA VOCE'' DI MONTANELLI CON PETER GOMEZ, POI ''AVVENIRE'' E DIECI ANNI A ''REPUBBLICA'', PRIMA DI APPRODARE AL QUOTIDIANO TORINESE. AVEVA SCRITTO 'UNA VITA DA SPIA'

Da www.lastampa.it

 

emilio randacio

Avrebbe compiuto 50 anni il mese prossimo Emilio Randacio, giornalista della redazione milanese della Stampa, scomparso improvvisamente oggi. Emilio è stato ritrovato nella sua abitazione dai vigili del fuoco dopo che per tutto il giorno noi colleghi lo avevamo cercato al telefono, un malore, forse un infarto. Cronista di giudiziaria, ogni mattino alle 9 si presentava in Tribunale. Lo aspettavano anche oggi. Il suo passo lungo, la capacità di parlare con tutti dopo aver macinato chilometri per oltre vent’anni in quelle aule e quegli uffici che conosceva come le sue tasche e che per lui non avevano segreti.

 

Aveva cominciato vincendo il concorso alla Scuola di Giornalismo Ifg di Milano, poi era stato in cronaca all’Avvenire dove aveva iniziato a frequentare il Palazzo di Giustizia a metà degli Anni Novanta. Dopo un decennio a La Repubblica era approdato solo 15 mesi fa nel nostro giornale. Savonese di Albisola, appena poteva scappava nel suo buen retiro ligure dove lo aspettava il suo magnifico cane lupo con cui amava fare lunghe passeggiate nei boschi a caccia di funghi. Nei giornali in cui ha lavorato ha lasciato un segno indelebile. Suoi tutti i casi più importanti di cronaca giudiziaria degli ultimi vent’anni.

tribunale milano

 

Qualche anno fa su una delle inchieste giornalistiche più delicate a cui si era dedicato, quella sui servizi segreti italiani, aveva scritto anche il libro «Una vita da spia». Ieri sera uscendo dal giornale con la sua borsa a tracolla, la sciarpona, ci ha salutato come sempre dicendoci: «Domani sono in Tribunale. Ci sentiamo in mattinata e ci vediamo». E poi, con uno dei suoi sorrisi e la cadenza ligure a cui teneva moltissimo, ci ha lasciato come faceva ogni volta con quella frase che era il suo marchio di fabbrica per chiudere la giornata: «Felice sera». E adesso chi ce lo dice più? Ciao Emilio.

 

 

 

 

 

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