molendini

ADDIO AL “MESSAGGERO” – DOPO MEZZO SECOLO, MARCO MOLENDINI LASCIA CON UN FIUME DI RICORDI SU DIRETTORI E COLLEGHI (“QUANDO RITA SALA SCOMPARVE IN SPAGNA, I CARABINIEROS LA TROVARONO A SIVIGLIA, TUTTA VESTITA DI NERO, INNAMORATA DI UN CHITARRISTA DI FLAMENCO”) E UN’AMARA RIFLESSIONE SUL MESTIERE DI GIORNALISTA: “I QUOTIDIANI OGGI SONO IMPEGNATI IN UNA INUTILE CORSA CON IL WEB, COME UN ELEFANTE CHE VUOLE RAGGIUNGERE UNA GAZZELLA”

marco molendini pippo baudo

Mail di Marco Molendini

 

Ho lasciato il Messaggero, dopo una vita. Ricordo indelebile appena entrai, nei combattivi anni 70. Firmato un contratto a tempo determinato, passai un mese e mezzo a scioperare con la redazione contro il passaggio di proprietà da Perrone alla Montedison. Quel contratto era arrivato come sostituzione in cronaca di due colleghi che avevano avuto un grave incidente in America, Eugenio Malgeri e Virgilio Crocco che, purtroppo, rimase ucciso.

 

renzo arbore marco molendini

Era l'ex marito di Mina e, caso, curioso, proprio la musica è stata la strada che, dopo qualche anno molto istruttivo in cronaca (dove c'era il mitico maestro Silvano Rizza), è diventata la mia. E lo è stata, al giornale, fino a qualche settimana fa. Ho detto basta perché il rapporto costi-benefici si era ormai sbilanciato.

Mina con Virgilio Crocco

 

I quotidiani oggi sono impegnati in una inutile corsa con il web, come un elefante che vuole raggiungere una gazzella. Si inseguono le notizie e si arriva tardi. Si inseguono le storie, si inseguono le puttanate, si inseguono i personaggi che internet fabbrica con disinvoltura, si insegue e ci si affanna. Basta una faccia, un po' di follower o di visualizzazioni (che, tra l'altro, si possono anche acquistare facilmente) e via coi titoloni, con inutili interviste di maniera, sperando di agganciare il pubblico che con la carta ormai non accende più nemmeno il camino.

IL MESSAGGERO

 

Lavorare così è una frustrazione, è la consapevolezza di essere sconfitti, oltretutto con la qualità (in qualsiasi direzione) considerata un tabù. In America il New York Times (certo, è il più prestigioso giornale del mondo) è in vendita in edicola a 3 dollari. Significa che punta solo a un pubblico alto, istruito, che sceglie e spende per capire e confrontarsi, orizzontarsi nella bolla dell'informazione.

Ruggero Guarini

 

E' così: oggi i giornali possono vendere solo opinioni e non notizie, perché condannati ad arrivare quando la notizia non è più una notizia, ridotta in polvere dal tam tam di siti, blog, influencer e social network. Se corri appresso ai fantasmi montati dal web quale autorevolezza, quale opinione puoi avere o puoi proporre?

 

idina ferruzzi raul gardini

Magari sarebbe il caso di orientare (perché nel mondo di internet c'è tutto, il buono, il brutto e il cattivo), di dare giudizi, di aiutare a distinguere fra realtà e bufale. Non è nostalgia, è crudele destino. E la cosa riguarda tanto più gli spettacoli, la musica e la cultura, argomenti negletti nei quotidiani, più che la politica o l'economia. 

 

fabrizio zampa

Insomma, basta. Resto con la gratitudine per quello che tanti anni in quel giornale mi hanno permesso di fare e diventare. Ho girato il mondo, conosciuto grandi personaggi, stretto amicizie, vissuto momenti indimenticabili, compresi gli eccessi rivoluzionari dei primi anni, oggi esilaranti.

 

rino barillari e gloria satta

Un direttore (Luigi Fossati) venne accolto, dopo il discorso di insediamento in assemblea, da un sonoro pernacchione (di Ruggero Guarini) e, lo stesso direttore, passava le giornate asserragliato nella sua stanza per sfuggire agli agguati minacciosi del rivoluzionario Pino Cimò.

 

Eccessi erano anche quelli lussuosi ai tempi di Gardini, quando andavamo a fare i servizi in elicottero o quando venni mandato negli Stati Uniti venti giorni per incontrare Sinatra, Liza Minnelli e Sammy Davis che, poi, avrebbero fatto un concerto a Milano, pagato appunto dai Ferruzzi (in quel caso mi esibii anche come presentatore televisivo).

 

Vittorio Emiliani

Per quindici anni ho fatto il redattore capo di una redazione fortissima con i colleghi e amici Gloria Satta, Paolo Zaccagnini, Rita Sala, Fabrizio Zampa, Franco Leonardi e critici prestigiosi come Teodoro Celli, Renzo Tian e Guglielmo Biraghi. Ci siamo divertiti, abbiamo faticato, siamo cresciuti. Ricordo anche direttori esuberanti come Sandro Perrone: gli uscieri, appena arrivava in direzione, lo inseguivano pronti a raccogliere il cappotto che il direttore-proprietario lasciava scivolare a terra.

 

paolo-zaccagnini

Ricordo Mario Pendinelli che durante le riunioni di redazione era capace di salire sul tavolo e mettersi a camminare fra i responsabili dei vari servizi che recitavano il loro cahier quotidiano. O la volta che portai da lui Giuseppe Tornatore, fresco di Oscar, e ci lasciò nella sua stanza chiudendoci a chiave. Chissà, forse aveva paura che scappasse.

 

CONCITA DE GREGORIO PIETRO CALABRESE MARCELLO SORGI

Ricordo lo sgomento di Vittorio Emiliani, quando la neoassunta Rita Sala scomparve in Spagna e mandammo a rintracciarla i carabinieros che la trovarono a Siviglia, tutta vestita di nero e pronta alla Pasqua sivigliana, innamorata di un chitarrista di flamenco.

GIULIO ANSELMI

 

La costernazione del pubblico della Scala quando, all'intervallo della prima, si vide sommergere da copie di un'edizione speciale del Messaggero inviate in aereo per stupire i milanesi (e si stupirono). La passione dell'amico Pietro Calabrese, il rigore di Giulio Anselmi, e tutti gli altri. La frustrazione dell'usciere che, quando arrivò l'allora neoeditore Caltagirone, gli sbarrò il passo non facendolo entrare perchè non aveva il passi.

 

vasco rossi nella sede del messaggero 9

Ricordo Claudio Villa in tuta di pelle da motociclista che sbatteva sulla scrivania tutti gli incartamenti contro il suo nemico Ravera, Fellini che chiamava raccontando i suoi progetti, Vasco Rossi che dal balcone del primo piano come un papa mandava benedizioni alla folla di fans accorsa al Tritone. E poi, chissà, la memoria è ingolfata, quante altre storie. 

VASCO ROSSI AL MESSAGGEROvasco rossi nella sede del messaggero 6papa francesco bergoglio con francesco gaetano caltagirone nella sede del messaggerovasco rossi nella sede del messaggero 4vasco rossi nella sede del messaggero 13vasco rossi nella sede del messaggero 11vasco rossi nella sede del messaggero 5I CANTANTI RICHARD MOSER PIERO FOCACCIA GINO PAOLI CLAUDIO VILLA TONY DALLARA E BEN E KING A PASSEGGIO PER SANREMO

 

Ultimi Dagoreport

fedez chiara ferragni game over matrimonio x

“CHIARA, TI RICORDI QUANDO HAI AMMESSO A FEDEZ CHE TI SEI SCOPATA ACHILLE LAURO?” - IL “PUPARO” DEL RAPPER, FABRIZIO CORONA, BUTTA BENZINA SUL FUOCO: “RACCONTERÒ LA MOGLIETTINA PERFETTA CHE SEI, QUANTE STRONZATE RACCONTI DA 15 ANNI, I TUOI AFFARI SPORCHI E L'AMORE CHE PERÒ HAI VISSUTO TRADENDOLO COSTANTEMENTE" - L’IRRESISTIBILE SCENEGGIATA, RICCA DI MIRATISSIMI COLPI ALL'INGUINE MESSA IN SCENA DALL’EX DUO FERRAGNEZ, CONFERMA LA PIÙ CLASSICA CONVINZIONE FILOSOFICA-EUCLIDEA: L'IDIOZIA È LA PIÙ GRAZIOSA DISTANZA FRA DUE PERSONE (SALVO POI SCOPRIRE CHE, AL LORO CONFRONTO, I COSIDDETTI MEDIA TRASH SCANDALISTICI SONO INNOCENTI COME TUBI) - AMORALE DELLA FAVA: IL LORO MATRIMONIO CELEBRATO NEL 2018 IN UNA LOCATION DI LUSSO DI NOTO, TRASFORMATO IN LUNA PARK VERSIONE FLOWER POWER, CON RUOTE PANORAMICHE E CONSOLLE DI DEEJAY, ERA UNA PROMESSA DI FUTURO: PAGLIACCIATA ERA, PAGLIACCIATA È STATA - VIDEO

luigi lovaglio - francesco gaetano caltagirone - giancarlo giorgetti - milleri - alberto nagel - philippe donnet mediobanca mps

DAGOREPORT - NEL GRAN RISIKO BANCARIO, L’UNICA COSA CERTA È CHE MONTE DEI PASCHI DI SIENA È ORA NELLE MANI DI DUE IMPRENDITORI PRIVATI: MILLERI E CALTAGIRONE. ALTRO CHE BANCA LEGHISTA COME CIANCIA SALVINI - ALTRA CERTEZZA: L’OPS SU MEDIOBANCA SARÀ COMPLETATA DOPO L’ASSALTO A GENERALI - SE L’IMMOBILIARISTA CALTARICCONE SOGNA LA CONQUISTA DELLA SECONDA COMPAGNIA EUROPEA CHE GESTISCE 32 MILIARDI DI EURO DI BENI IMMOBILI, ALCUNI EREDI DEL VECCHIO ACCUSANO MILLERI DI ESSERE SUBALTERNO AL DECISIONISMO DI CALTA - SULLA PIAZZA DI MILANO SI VOCIFERA ANCHE DI UNA POSSIBILE DISCESA IN CAMPO DI UN CAVALIERE BIANCO CHE LANCI UN’OPA SU MEDIOBANCA PIÙ RICCA DELL’OPS DI CALTA-MILLERI-LOVAGLIO...

giorgia meloni nordio mantovano almasri francesco franco lo voi

DAGOREPORT - QUANDO LA MELONI DICE "NON SONO RICATTABILE", DICE UNA CAZZATA: LA SCARCERAZIONE DEL TORTURATOR ALMASRI È LA PROVA CHE LA LIBIA USA I MIGRANTI A MO' DI PISTOLA PUNTATA SULL'ITALIA - CHE POI PALAZZO CHIGI NON SAPPIA GESTIRE LE SITUAZIONI DI CRISI E' LAMPANTE: SAREBBE BASTATO METTERE IL SEGRETO DI STATO, INVECE CHE MANDARE PIANTEDOSI A CIANCIARE DI " ALMASRI, PERICOLO PER LA SICUREZZA", E NESSUNO SI SAREBBE FATTO MALE - L'ATTO GIUDIZIARIO DELLA PROCURA DI ROMA NON C'ENTRA NIENTE CON IL CASO SANTANCHÈ - LO STRETTO RAPPORTO DI LI GOTTI CON I MAGISTRATI - LE VOCI DI VOTO ANTICIPATO PER CAPITALIZZARE ''GIORGIA MARTIRE DELLA MAGISTRATURA''. CHE NON È SUL TAVOLO: SOLO MATTARELLA DECIDE QUANDO SCIOGLIERE LE CAMERE (E SERVIREBBE CHE O LEGA O FORZA ITALIA STACCASSERO LA SPINA AL GOVERNO...)

friedrich merz donald tusk giorgia meloni trump emmanuel macron olaf scholz mario draghi

DAGOREPORT - AL PROSSIMO CONSIGLIO EUROPEO SARANNO DOLORI PER LA MELONI INEBRIATA DAL TRUMPISMO - IL PRIMO NODO DA SCIOGLIERE SARÀ LA RATIFICA, UNICA MANCANTE DEI 27 PAESI, ALLA RIFORMA DEL MECCANISMO EUROPEO DI STABILITÀ (MES), A GARANZIA DI UNA CRISI BANCARIA SISTEMICA. LA DUCETTA AVEVA GIA' PROMESSO DI RATIFICARLO DOPO LA FIRMA DEL PATTO DI STABILITÀ. MA ORA NON POTRÀ INVENTARSI SUPERCAZZOLE DAVANTI A MACRON, SCHOLZ, TUSK, SANCHEZ, LEADER CHE NON NASCONDONO DIFFIDENZA E OSTILITÀ NEI CONFRONTI DELL'UNDERDOG CHE SI È MESSA IN TESTA DI ESSERE IL CAVALLO DI TROIA DELLA TECNODESTRA AMERICANA IN EUROPA - MA IL ROSPO PIÙ GROSSO DA INGOIARE ARRIVERÀ DALL’ESTABLISHMENT DI BRUXELLES CHE LE FARÀ PRESENTE: CARA GIORGIA, QUANDO VAI A BACIARE LA PANTOFOLA DI TRUMP NON RAPPRESENTI LE ISTANZE EUROPEE. ANZI, PER DIRLA TUTTA, NON RAPPRESENTI NEMMENO L’ITALIA, MEMBRO DELLA UE QUINDI SOGGETTA ALLE REGOLE COMUNITARIE (CHE HANNO TENUTO A GALLA IL PIL ITALIANO CON I 209 MILIARDI DI PNRR), MA RAPPRESENTI UNICAMENTE TE STESSA…

donald trump elon musk

DAGOREPORT – SIC TRANSIT GLORIA MUSK: A TRUMP SONO BASTATI MENO DI DIECI GIORNI DA PRESIDENTE PER SCAZZARE CON IL MILIARDARIO KETAMINICO – LA VENDITA DI TIKTOK A MICROSOFT È UN CAZZOTTO IN UN OCCHIO PER MR. TESLA (BILL GATES È UN SUO ACERRIMO NEMICO). POI C’È LA DIVERSITÀ DI VEDUTE SUL REGNO UNITO: MUSK VUOLE ABBATTERE IL GOVERNO DI STARMER, CHE VUOLE REGOLAMENTARE “X”. E TRUMPONE CHE FA? DICE CHE IL LABURISTA STA FACENDO UN “GOOD JOB” – L’INSOFFERENZA DEL VECCHIO MONDO “MAGA”, L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE E I DAZI ALL’EUROPA: IL TYCOON ASPETTA PERCHÉ VUOLE DISCUTERE CON LONDRA…

stefano boeri cino zucchi beppe sala

DAGOREPORT! LA "POLITECNICO CONNECTION" MILANESE, CHE HA PORTATO AI DOMICILIARI STEFANO BOERI E CINO ZUCCHI ERA STATA RACCONTATA SUL “FATTO” DA EMILIO BATTISTI NELL’AGOSTO DEL 2022 – L’ARCHITETTO SQUADERNAVA LA RETE DI RELAZIONI PROFESSIONALI TRA I VINCITORI DEL CONCORSO E I COMMISSARI BOERI E ZUCCHI LA “RIGENERAZIONE URBANA” A COLPI DI GRATTACIELI, SULLA QUALE IL SINDACO SALA TRABALLA, NASCE SEMPRE NELLA SCUOLA DI ARCHITETTURA DEL POLITECNICO, DOVE IMPAZZA DA DECENNI UNA LOTTA INTESTINA TRA DOCENTI, QUASI TUTTI DI SINISTRA - L’INUTILITÀ DEI CONCORSI, OBBLIGATORI, PERÒ, PER LEGGE, QUANDO SAREBBE PIÙ ONESTO CHE...