A LORO AGIO NEL PLAGIO - DAL MAGAZINE DELLA TRECCANI (DIRETTO DA CHIABERGE) UN SILURO CONTRO CAMILLERI E CARLOTTO E I LORO GIALLI TROPPO “ISPIRATI”
1. CAMILLERI E CARLOTTO, OMBRE (SILENZIOSE) DI PLAGIO - TROPPI DEBITI LETTERARI NELLE NUOVE OPERE DEI DUE GIALLISTI. MA TUTTI TACCIONO
Luigi Mascheroni per "il Giornale"
La piccola storia che raccontiamo oggi insegna due cose, se ancora ce ne fosse bisogno: che esistono mostri sacri delle nostre (piccole) Lettere non immuni da ombre; e che, essendo sacri, sono intoccabili. Il portale dell'Enciclopedia Treccani (Treccani.it) da tempo ha un magazine che si occupa di cultura, società , scienze spettacolo...
Molto autorevole ma negli argomenti poco - come dire? - giornalistico. Da un mese, però, a dirigerlo è stato chiamato Riccardo Chiaberge, già capo Cultura del Corriere, poi responsabile dell'inserto «Domenica» del Sole24Ore, poi di «Saturno» del Fatto quotidiano. Insomma, uno che ha fiuto, fonti, idee. Bene. Fra le prime soffiate ricevute, trasformate in un pezzo firmato da Antonio Armano, c'è quella di due pesanti «emulazioni letterarie».
Il primo caso riguarda il nuovo romanzo di Andrea Camilleri "Inseguendo un'ombra" (Sellerio), attualmente primo nella classifica dei più venduti in Italia, e la cui storia (con al centro Flavio Mitridate, sfuggente figura di ebreo convertito che nel XV secolo introdusse la cabala nella cultura cristiana) ha qualche debito di troppo con il saggio di Giulio Busi Vera relazione sulla vita e i fatti di Giovanni Pico, conte della Mirandola (uscito nel 2010 da Aragno): scrivendo in equilibrio tra invenzione e ricostruzione storica, Camilleri cita sì il libro di Busi per le parti documentali, ma poi ci pesca a piene mani anche per quelle narrative (e il pezzo su Treccani.it spiega tutto nei dettagli).
Se non è plagio, una pesante scorrettezza. Il secondo caso invece coinvolge la pièce scritta da Massimo Carlotto "Crime Story" (il cui strillo è «Una storia inedita»...), in scena da gennaio, che ricalca per molti aspetti - secondo l'articolo di Armano - il libro Dita di polvere dello scrittore Massimiliano Comparin, inviato a suo tempo allo stesso Carlotto, consulente della casa editrice e/o.
Il famoso noirista ha rifiutato il manoscritto (che è ancora inedito) per la collana che dirige, ma come scrittore sembra averlo apprezzato fin troppo. Comparin chiede il riconoscimento della paternità del soggetto. Il pezzo di Armano è online, sul portale dell'autorevolissima Treccani, da una settimana. Ma nessuno lo ha ripreso (neppure il Sole24Ore, di cui Busi è uno storico collaboratore). I mammasantissima delle lettere non si toccano.
2. LA VERA OMBRA DI CAMILLERI
Antonio Armano per www.treccani.it
Anche Inseguendo un'ombra ci si può rompere la capoccia. Andrea Camilleri ha scritto un romanzo così intitolato, il cui protagonista è Flavio Mitridate, ebreo convertito al cristianesimo, nato a Caltabellotta (Agrigento) intorno alla metà del XV secolo, il primo a introdurre la cabala nella cultura cristiana, nonché precettore di Pico della Mirandola, ma la sfuggente ed enigmatica figura gli è sgusciata tra le mani facendolo scivolare.
Quasi una nemesi narrativa per avere lavorato di fantasia caricando i toni oscuri e ambigui del personaggio, maneggiando la scivolosa materia. Il gioco di specchi tra invenzione e ricostruzione storica gli ha fatto prendere abbagli e incorrere nel sospetto di avere qualche debito di troppo con Giulio Busi, autore di Vera relazione sulla vita e i fatti di Giovanni Pico, conte della Mirandola (Aragno, 2010), direttore dell'istituto di giudaistica alla Freie Universität di Berlino. Del resto inventare deriva al latino "invenire" (trovare, escogitare, immaginare), e Camilleri ha interpretato il termine secondo un'etimologia non sempre legata all'area semantica della creazione che non sia quella altrui.
Di Flavio Mitridate sappiamo che per un "grave delitto" è fuggito da Roma, dove era entrato nelle grazie del cardinale Cybo, futuro papa Innocenzo VIII (e poi di Sisto IV), che si è rifugiato in Germania, che era "sodomita", che ha rinnegato la fede del padre, un rabbino arabo-spagnolo. Il suo primo nome era Samuel ben Nissim, si è convertito come Guglielmo Moncada per diventare Flavio Mitridate. Nomi che corrispondono ad altrettante fasi della vita.
Nulla la storia dice sulla natura di quel grave delitto romano. Camilleri gli fa commettere due omicidi: uno da ragazzino a Caltabellotta, lapidando il ladro che voleva rubargli un gruzzolo nascosto nel pozzo, l'altro a colpi di candelabro per far fuori un usuraio ebreo che voleva ricattarlo a Roma. Inoltre gli attribuisce la colpa di diversi pogrom, scatenati dalle sue prediche antisemite, e aventi come risultato tra l'altro la distruzione della sinagoga di Agrigento. Non manca l'acquisto di un bambino di otto anni a Napoli per ragioni ben immaginabili. In altre parole siamo di fronte a "La faccia ferina dell'Umanesimo" come è intitolato un saggio di Sciascia, che ha ispirato Camilleri (la frase "Inseguendo un'ombra", viene da qui), più di trent'anni fa.
Busi ha cesellato una trama dove realtà documentale, ipotesi storiche e invenzioni si intrecciano nel delineare il rapporto tra Pico e Mitridate. Camilleri ha pescato nell'acqua piena di riflessi narrativi non solo le parti documentali ma anche le invenzioni. Per esempio quando racconta la venuta a Roma di Pico per discutere le sue tesi con il papa, ambienta quel soggiorno durante il carnevale e a casa del fratello, e si appropria di una invenzione di Busi. Lo stesso si può dire dell'episodio dell'arresto.
Che Mitridate venga catturato in un'osteria è invenzione busiana così come la frase pronunciata dalle guardie pontificie: "finalmente sei preso", usata da Camilleri. Qui al danno si aggiunge un sapore beffardo, perché Camilleri spiega al lettore che si tratta di un'ipotesi narrativa di Busi e che lui dovrà escogitare qualcos'altro ma poi si limita a cambiare qualche dettaglio.
E anche l'episodio del rapimento di una donna sposata da parte di Pico, tale Margherita, è un disinvolto "prestito" non autorizzato dalla Vera relazione: per l'ambientazione (all'alba, davanti alla chiesa), i personaggi (la serva e il garzone che accompagnano la donna), la connotazione dei protagonisti (per esempio il fatto che il primo marito fosse uno "speziale").
Ci sarebbero altri episodi di emulazione letteraria ma evitiamo di fornire troppi dettagli in questa vicenda editoriale dove Mitridate sembra avere beffato chi come Camilleri ha cercato di impossessarsi del personaggio, facendo leva sul suo fascino sfuggente, esoterico e rinascimentale, di chierico e orientalista senza scrupoli e dalle mille maschere. La vita dell'autore di bestseller (il titolo Inseguendo un'ombra, Sellerio, è primo in classifica) non è semplice... Se si diventa una macchina narrativa prolifica non si può andare troppo per il sottile?
Passando da Busi Giulio attraverso Busi Aldo (i due hanno solo lo stesso cognome, non sussistono parentele), andiamo a un secondo caso di autore noir molto prolifico e forse con qualche debito non ammesso nei confronti altrui. Perché andare con una donna, come dice Busi (Aldo, naturalmente), quando puoi andare con una donna che ha qualcosa in più? Cioè un travestito. O viceversa: chiaro che quella "dotazione" non è puramente decorativa e chi sceglie di andare con un travestito lo sa benissimo.
Lo sanno benissimo anche i mafiosi che chiedono a Toni di liberarsi di quell'amante poco consona alle regole d'onore del clan. L'omicidio del travestito fa parte dell'educazione criminale di Toni, il pentito della pièce teatrale di Carlotto, Crime Story, diretta da Giorgio Gallione. Dita di polvere è invece il titolo di un libro dello scrittore Massimiliano Comparin, inviato a Carlotto, consulente della casa editrice e/o, un manoscritto, e ancora inedito.
Carlotto non dirige solo una collana di e/o ma, come tutti sanno, scrive noir (il primo della serie, uscito nel '95 e intitolato Il fuggiasco, ricalca le orme dell'autore, a lungo latitante a causa di una condanna per omicidio e infine graziato da Scalfaro). Come direttore ha scartato il manoscritto, "non in linea con la collana editoriale", ma in qualità di scrittore ha dimostrato di apprezzarlo fin troppo. Crime Story, in scena da fine gennaio, un paio di mesi dopo il rifiuto, ricalca per diversi aspetti Dita di polvere. Comparin, già autore di un romanzo sulle foibe, I cento veli (Baldini & Castoldi), chiede che sia riconosciuta la paternità del soggetto.
Anche in Dita di polvere c'è l'affiliato della mafia al Nord (nel varesotto), al centro di un percorso di educazione criminale: Antonio Zagari si chiama il pentito (di 'ndrangheta) dai cui interrogatori, relativi al grande processo di mafia "Isola Felice", Comparin ha tratto il materiale per dar voce al coprotagonista della storia.
Dita di polvere si basa sullo snodarsi e intrecciarsi di due vicende o vite parallele: quella del mafioso e futuro pentito; e quella di un vicino della vittima di un rapimento. Il corpo del ragazzo rapito, il 16enne Emanuele Riboli (ucciso, tagliato a pezzi e dato in pasto ai maiali), non verrà mai ritrovato: la vicenda è cronaca non fiction. Il vicino di casa diventerà magistrato, suo nipote farà lo scrittore e racconterà questa storia (qui siamo alla fiction). Il libro sarà il suo modo per opporsi alla barbarie.
Anche Crime Story di Carlotto si basa su due personaggi, ha una struttura dialogica. C'è il mafioso collaboratore di giustizia al Nord (Toni come Antonio Zagari di Dita di polvere) e lo scrittore, nei cui panni recita lo stesso Carlotto. Lo scrittore sa che di libri sulla mafia se ne pubblicano già tanti, che ci deve mettere del sesso (il travestito) per vendere, ma sa che di mafia bisogna scrivere perché questo è il modo di fare baccano, di non arrendersi. Del travestito in Dita di polvere neanche l'ombra.
Ma il travestito di Crime Story sembra essere la vittima sacrificale corrispondente al ragazzo rapito di Dita di polvere, sostiene Comparin. E nel finale di Dita di polvere lo scrittore sbatte il manoscritto sulla tomba dello zio magistrato. Nella pièce di Carlotto, lo scrittore che dialoga col pentito sventola in scena con la stessa valenza il libro sulla mafia sul quale è imperniato il dialogo. La legge da sola non ce la può fare: la morale, il finale della favola noir è simile, spiega Comparin, oltre che la struttura narrativa e il tema.
Sdrammatizziamo questa vicenda di presunte appropriazioni letterarie indebite con una battuta di Busi (Aldo) sui polizieschi sfornati a manovella. Alla presentazione di E baci se l'è presa (chiaro il riferimento a Camilleri e al suo Montalbano) con i vari commissari il cui nome termina sempre per "ano". Pretende il copyright.
Andrea Camilleri Andrea Camilleri MASSIMO CARLOTTOPAOLA SEVERINI E RICCARDO CHIABERGE LA PIECE TEATRALE CRIME STORY DI MASSIMO CARLOTTO GIULIO BUSI GIULIO BUSI SU PICO DELLA MIRANDOLA jpegINSEGUENDO UN OMBRA DI ANDREA CAMILLERI