antonio albanese valditara

“LA SCUOLA CHIUSA PER IL RAMADAN? GIUSTO, UN SEGNALE DI RISPETTO. LA SOTTOMISSIONE NON C'ENTRA NULLA” - ANTONIO ALBANESE INFILZA IL MINISTRO VALDITARA CONTRARIO ALLA SOSPENSIONE DELLE LEZIONI PER LE FESTIVITÀ ISLAMICHE NELL'ISTITUTO DI PIOLTELLO, VICINO MILANO: “I CROCIFISSI ALLE PARETI DEVONO RESTARE PERCHÉ QUELLA È PARTE DELLA NOSTRA STORIA. È LA NOSTRA CULTURA. MA QUESTO NON VUOL DIRE RIFIUTARE A PRIORI QUALSIASI COSA DELLA CULTURA ALTRUI”

Gian Antonio Stella per il “Corriere della Sera” - Estratti

 

antonio albanese

«O ueh!». «Oueh!». «Oueh!». Se vi capita di incontrare Antonio Albanese di questi tempi, mentre gira come un matto per presentare il suo nuovo film in uscita giovedì, non stupitevi se vi saluta con questo indecifrabile e affettuoso grugnito. «Cosa vuol dire?». «Boh... Niente... Oueh!».

 

Intraducibile. Ma un po’ alla volta, scena dopo scena, vedendo come la ruvidezza marsicana in questa storia ironica e struggente, leggera e profonda di una scuola di montagna salvata dai suoi abitanti si stempera in una rara dolcezza, capirete. Come ne Un mondo a parte capisce lui, il maestro lombardo deluso dal mestiere e finito dalle borgate romane sui monti abruzzesi fino a innamorarsene perdutamente. «La montagna fa».

 

(...)

Il vostro film comincia con un bambino della periferia romana che va a riprendersi il cellulare requisito: «Sennò chiamo papà e te faccio ammazza’ de bbotte».

«È così. Nelle periferie di certe grandi città, ma non solo, tira un’aria così».

antonio albanese

 

(...)

 

Gli insegnanti maschi ormai sono uno su cinque. Alle elementari quattro su cento. Alle materne uno su cento. Sono in estinzione. Più rari del panda.

«Sarà perché gli stipendi sono bassi e i maschi pensano di poter fare altre cose?».

 

Ho controllato: è sempre andata così. Nel 1880 un maestro prendeva 450 lire l’anno e un chilo di carne costava una lira e mezzo... Stipendi da fame.

«Assurdo. Ho lavorato in fabbrica otto anni, prima di fare l’attore. Ma avere a che fare coi bambini è uno dei mestieri più pesanti del mondo. Un giorno ho incontrato ventidue scolari. Dopo un’ora ero stremato».

 

Il maestro Manzi, quello che si inventò in tivù «non è mai troppo tardi», raccontava che della sua prima classe ne aveva ottantaquattro.

«Non so come facesse... A me ventidue sembravano un’orda».

 

antonio albanese

In cattedra, come confidò al biografo, fece fatica anche Mussolini. Mandato come maestro a Tolmezzo nel 1906, con una classe «di quaranta ragazzetti vivaci, taluni dei quali anche incorreggibili e pericolosi monelli» confessò: «Feci tutto il possibile per tirare innanzi la scuola ma con scarso risultato poiché non ero stato capace di risolvere il problema disciplinare».

«Non ci posso credere! Eppure i genitori stavano dalla parte dei maestri e dei professori sicuramente più di adesso. Mi ci sono immedesimato, in quel lavoro. E ho capito che è un lavoro meraviglioso ma pesantissimo. E non si fa solo in classe. Devi prepararti, studiare, farti venire delle idee... Conoscere i bambini uno ad uno... Conoscere le famiglie, i loro problemi... Il tutto per uno stipendio modesto che spesso obbliga i maestri ad andare a vivere dall’altra parte d’Italia... E poi a fare chilometri e chilometri da casa a scuola. Tutti i giorni. Col sole, con la pioggia, con la nebbia, con la neve come nel nostro film. Una cosa ho capito: ci vuole un’immensa passione per farlo. Tanto più in una società che i maestri li capisce sempre meno».

 

Sai quante sono ancora le pluriclassi, con bambini di diverse età, nei paesini più sperduti d’Italia come quello dove avete girato voi in Abruzzo? Sono 1.325...

 «Eroiche».

 

GIUSEPPE VALDITARA - MATTEO SALVINI

Sparse soprattutto in Campania, Piemonte, Lombardia, Calabria e Sicilia. Per il 78% in collina o in montagna.

«Come il paese dove io e Virginia cerchiamo di salvare la scuola rimasta con troppo pochi bambini».

 

Come avete scelto Rupe, nel Parco Nazionale d’Abruzzo?

«Rupe non esiste. È inventato. Ma il borgo di Opi dove abbiamo girato c’è davvero. Bellissimo. E così Pescasseroli. Riccardo Milani, il regista con cui avevo già lavorato in Come un gatto in tangenziale e altri quattro film, l’ha scelto perché conosceva il tema e perché frequenta da anni la zona. Era rimasto colpito dal disagio di quei maestri che devono affrontare 50-60 chilometri, in montagna, per raggiungere la loro classe. E l’importanza che una scuola viva sennò muore il paese».

 

54 antonio albanese

Avete toccato un tasto sensibilissimo. Sai quante sono le scuole a che hanno chiuso negli anni?

«Lo immagino: una marea. Con Cento domeniche volevo parlare dell’ingordigia delle banche che ha rovinato milioni di persone. Chissà che con questo non si parli un po’ di più della scuola. Perché è un disastro una scuola che chiude. Muore un paese».

 

Ci sono dei maestri veri, che recitano nel vostro film?

 «No. Di attori veri e propri però siamo solo cinque. Tutti gli altri sono persone che vivono lì. Attori straordinari che nella vita fanno i falegnami, i fornai, i boscaioli... Gente vera. Formidabile. Che certi giorni ha lavorato a dodici gradi sotto zero. Uno degli episodi che raccontiamo è vita vera».

 

Quale?

«Quello del ragazzo che a quattordici anni invece che chiedere un motorino vuole come regalo una pecora. Adesso è lì, che coltiva lenticchie, le più buone del mondo. Un esempio fantastico di attaccamento al paese, alla natura, a questo Abruzzo meraviglioso».

 

antonio albanese rigoletto

Ma dopo aver fatto l’industrialotto lumbard e lo scafato politicante calabrese ti sei imparato l’abruzzese?

«Impossibile. È un miscuglio di tante lingue diverse. Milani ci teneva: dovevano tutti parlare quel dialetto lì. Questione di credibilità. Io appena ho imparato a capirlo. Virginia invece, cocciuta, si è fatta aiutare da due coach, battuta dopo battuta. Una perfezionista. Bravissima. Doveva essere credibile».

 

A un certo punto nel film c’è un bambino, Khaled...

 «E si presenta dicendo: “Sono Khaled, marsicano”! Irresistibile. È marsicano davvero. Figlio di immigrati arrivati trent’anni fa che coltivano le lenticchie. Il mondo è cambiato. La scuola con loro è cambiata».

 

Stai dicendo che tu non avresti piantato una grana sulla giornata di vacanza per il Ramadan subito recuperata?

«Ma è ovvio. È stato solo segnale di rispetto. Cosa c’entra la sottomissione?».

 

Quindi non sei d’accordo con Valditara?

«No. In questo caso no».

 

Il che non vuol dire togliere i crocifissi dalle pareti.

giuseppe valditara foto mezzelani gmt 275

«Assolutamente. I crocifissi alle pareti devono restare perché quella è parte della nostra storia. È la nostra cultura. Ma questo non vuol dire rifiutare a priori qualsiasi cosa della cultura altrui».

 

Dicono i numeri ministeriali che fra 10 anni gli studenti italiani scenderanno dai 7,4 milioni del 2021 a poco più di 6 milioni nell’anno scolastico 2033-34.

«Non sapevo che i numeri fossero così drammatici. Ma non mi meraviglia».

 

Scrive «Tuttoscuola», citando proprio Valditara, che in un anno abbiamo perso la popolazione scolastica delle province di Firenze e Grosseto, in due anni quelle di Bari e Brindisi, in tre anni quasi quella dell’intera Calabria e dell’Abruzzo, in dieci quella della Campania...

«Sono numeri che gelano il sangue. Ma anche senza conoscere i dati statistici basta girare per le montagne e vedi lo spopolamento. Vedere dei bambini dà una gioia immensa proprio perché sono pochi in mezzo a tanti vecchi. Non hai idea della gioia a girare con loro, i bambini. È un dolore vedere che gli italiani fanno sempre meno figli».

 

E magari portano il cagnolino in giro col passeggino...

«Per carità... Sono d’accordo col Papa. Anche se, capiamoci, questo Paese non aiuta i genitori a fare figli. Tanti discorsi ma poi...».

giuseppe valditara foto mezzelani gmt 274

 

L’idea di «adottare» dei bambini stranieri per salvare la scuola ricorda un po’ il maestro che nel «Cuore» di Edmondo De Amicis presenta ai suoi scolari piemontesi il ragazzino che viene dalla Calabria: «Vogliategli bene, in maniera che non s’accorga di esser lontano dalla città dove è nato»...

«È cambiato tutto, da allora. È questa integrazione con i bambini profughi dell’Ucraina e i figli dei marocchini che salva la “nostra” scuola. Non capirlo è insensato».

 

Ti è pesato, tanti anni fa, lasciar la scuola a quattordici anni per andare in fabbrica?

«La cultura era quella, allora. Amen. Certo, a ripensarci oggi... Quando mio figlio mi ha detto che voleva fare il liceo classico sai cosa ho fatto?».

 

Cosa?

antonio albanese foto di bacco

«Ho stappato una bottiglia».

antonio albanese

Ultimi Dagoreport

giorgia arianna meloni massimiliano romeo matteo salvini

RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA FACCIA HA RITIRATO DALLA CORSA PER LA SEGRETERIA DELLA LEGA IN LOMBARDIA IL SUO CANDIDATO LUCA TOCCALINI. E ORA IN LIZZA C’È SOLO MASSIMILIANO ROMEO, UNA VOLTA SUO FEDELISSIMO - UNA MOSSA SOSPINTA SOPRATTUTTO DALL’ASSOLUTO BISOGNO DI SALVINI DI AVERE PIÙ UNITI CHE MAI I CAPOCCIONI DELLA LEGA: PER IL 20 DICEMBRE È ATTESA LA SENTENZA PER IL PROCESSO OPEN ARMS - IL CAPITONE SPERA IN UNA SENTENZA DI CONDANNA: DIVENTARE "MARTIRE DELLA GIUSTIZIA" SUL TEMA DELLA MIGRAZIONE POTREBBE TRASFORMARSI IN UNA MEDAGLIA SUL PETTO PER RISALIRE NEL CUORE DEI LEGHISTI SEMPRE PIÙ DELUSI - DOPO LE SCONFITTE ALLE POLITICHE E ALLE REGIONALI, CON LA LEGGE SULL’AUTONOMIA FATTA A PEZZI, ORA LE SORELLE MELONI VOGLIONO SALIRE ANCHE SUI TRENI, DOVE SALVINI, COME MINISTRO DELLE INFRASTRUTTURE, VUOL FARLA DA PADRONE. IL BORDELLO CONTINUA: FINO A QUANDO?

tony effe

DAGOREPORT - TONY EFFE VIA DAL CONCERTO DI CAPODANNO A ROMA PER I TESTI “VIOLENTI E MISOGINI”? MA ANDATE A FANCULO! MENTRE PAPA BERGOGLIO ACCOGLIE SANTI E PUTTANE, TRANS E GAY, LA SINISTRA ITALIANA PROVA A IMPORRE QUESTA OSSESSIONE AMERICANA PER IL POLITICAMENTE CORRETTO CHE SI ILLUDE DI RIDURRE IL TASSO DI INTOLLERANZA UTILIZZANDO UN LINGUAGGIO APPROPRIATO. TUTTO INUTILE. PERCHÉ IL RIDICOLO È PIÙ FORTE DEL PERICOLO. DIRE OMOSESSUALE ANZICHÉ GAY NON PROTEGGE GLI OMOSESSUALI DALLA VIOLENZA DI STRADA. COSÌ COME CACCIARE DAL PALCO DEL CONCERTONE DELL’ULTIMO ANNO IL RAPPER TONY EFFE PER AVER SCRITTO BRANI CHE "VEICOLANO MESSAGGI OFFENSIVI VERSO LE DONNE E NORMALIZZANO ATTEGGIAMENTI VIOLENTI" NON CAMBIA LA VITA SOCIALE E I RAPPORTI INTERPERSONALI. MASSÌ, IN PRINCIPIO ERA IL VERBO. MA ALLA FINE C'È LA BUGIA, IL TERRORE DI ESPRIMERE LIBERAMENTE QUELLO CHE SI PENSA, DETTO ALTRIMENTI FASCISMO”

mario calabresi - elly schlein - matteo renzi - carlo calenda - ernesto maria ruffini

DAGOREPORT – CERCASI DISPERATAMENTE UN CENTRO DI GRAVITÀ PERMANENTE, DI ISPIRAZIONE CATTOLICA E MODERATA, CHE INSIEME AL PD POSSA CONTRAPPORSI ALLE ELEZIONI POLITICHE DEL 2027 ALLA DESTRA AUTORITARIA DEL GOVERNO DI MELONI (SALVINI E TAJANI NON CONTANO PIU' UN CAZZO) - MENTRE PROCEDE L'EUTANASIA DEL TERZO POLO, OSTAGGIO DI RENZI E CALENDA, SI E' AUTOCANDIDATO IL CATTOLICO ERNESTO MARIA RUFFINI, MA NON LO VUOLE NESSUNO (ANCHE PRODI DUBITA DEL SUO APPEL MEDIATICO) - RISULTATO? SI È DIMESSO NON SOLO DAL FISCO MA ANCHE DA CANDIDATO - RUFFINI O NO, UNA “COSA" DI CENTRO DOVRÀ NASCERE A FIANCO DEL PD. L'EVANESCENZA DEI CATTO-RIFORMISTI DEM E' TOTALE. IL VATICANO E L'AZIONISMO CATTOLICO NON SI RICONOSCONO NEI VALORI ARCOBALENO DELLA MULTIGENDER ELLY SCHLEIN – RUMORS DALLA MILANO CIVICA: CIRCOLA IL NOME DI MARIO CALABRESI COME CANDIDATO SINDACO PER IL DOPO SALA…

giorgia meloni john elkann

DAGOREPORT – MENTRE LA CRISI GLOBALE DELL'AUTOMOTIVE RISCHIA DI BRUCIARE L'1% DEL PIL ITALIANO, GIORGIA MELONI E JOHN ELKANN SONO IMPEGNATI A FARSI LA GUERRA - LA DUCETTA DIFFIDA (EUFEMISNO) DI YAKI NON SOLO PERCHE' EDITORE DI "REPUBBLICA" E "LA STAMPA" NONCHE' AMICO DI ELLY SCHLEIN (GRAZIE ALLA DI LUI SORELLA GINEVRA), MA ANCHE PERCHÉ E' CONVINTA CHE FRIGNI SOLTANTO PER TORNACONTO PERSONALE - DI CONTRO, IL RAMPOLLO AGNELLI FA PRESENTE A PALAZZO CHIGI CHE LA QUESTIONE NON RIGUARDA SOLO STELLANTIS MA L'INDUSTRIA AUTOMOBILISTICA IN TUTTO L'OCCIDENTE - E LA CINA GODE GRAZIE AL SUICIDIO EUROPEO SUL GREEN DEAL...