
ANVEDI CHE BOZZO! LO RICONOSCETE? “HO COSTRUITO UNA CARRIERA SULL'OGGETTIFICAZIONE DELLA BELLEZZA. ALL'INIZIO NON AVREI FATTO METÀ DELLE COSE CHE HO FATTO SE NON FOSSI STATO DI GRADEVOLE ASPETTO. HO AVUTO I MIEI FIGLI TARDI, A 40 ANNI, E LA VARIABILE DEL TEMPO SFUGGENTE LA PERCEPISCO SEMPRE DI PIÙ. PRIMA ME NE ACCORGEVO SOLO SU DI ME, E DA ATTORE, LA VIVEVO RISPETTO ALL'IMMAGINE CHE GLI ALTRI AVEVANO DI ME. ORA…” – DI CHI SI TRATTA?
Alessandra Paudice per vanityfair.it - Estratti
Sempre di più il cambiamento culturale ci porta a percepire la bellezza come cura di sé, benessere e attenzione alla salute. Principi che Luca Argentero, 46 anni, l'attore amatissimo per l'interpretazione del primario Andrea Fanti in Doc nelle Tue Mani, ha incorporato nella sua routine quotidiana.
(…) Ho avuto i miei figli tardi, a 40 anni, e la variabile del tempo sfuggente la percepisco sempre di più. Prima me ne accorgevo solo su di me, e da attore, la vivevo rispetto all'immagine che gli altri avevano di me. Ora il tempo lo vedo passare anche sul viso dei miei figli che crescono ogni giorno, mi sveglio e dico “sono cambiati, sono diversi dal giorno prima”, quindi mi rendo conto di più dello scorrere del tempo e ho un'urgenza nell'utilizzarlo bene e nell'averne il più possibile. È un pensiero che prima non avevo».
Quando si guarda allo specchio cosa si racconta la mattina?
«Che tutto sommato va bene. Dico tutto sommato perché ho vissuto già tante vite, ho un ritmo di vita piuttosto elevato, in questo specifico momento mi rendo conto che dormo poche ore consecutive e si vede, ma è proprio dell'avere dei bimbi piccoli, la routine del sonno dei miei figli è ancora da affinare».
Si parla spesso di bellezza delle donne che talvolta viene oggettificata, ma poco di quella degli uomini, ne parliamo?
«Ci ho costruito una carriera sull'oggettificazione della bellezza!», e ride «E l'ho vissuta sempre alla stragrande, nel senso che metà delle cose che ho fatto, soprattutto all'inizio, non le avrei fatte se non fossi stato di gradevole aspetto».
Questa affermazione non è più facile da fare per un uomo che per una donna?
«Penso che riguardi l'autoconsapevolezza del proprio percorso, sia pe un uomo che per una donna. Tante attrici hanno iniziato e continuato nella loro carriera, poi dovendo confermare la loro bravura, grazie al fatto che avessero un aspetto piacevole.
Nel cinema l'eroe romantico per definizione viene raccontato come un uomo di bell'aspetto, ma c'è anche un'altra storia, quello dell'uomo con una bellezza più ordinaria. In generale sono molto attento a non definire l'aspetto altrui come bruttezza, è una bellezza diversa, ognuno di noi è bello a modo suo, ci sono dei canoni estetici che nel cinema funzionano e vengono standardizzati per definire ciò che è bello e ciò che è meno bello. Però ognuno ha la sua bellezza».
Nel cinema valgono ancora questi standard di cui parla?
«Prima i grandi divi, uomo o donna che fossero, in un'epoca senza social, erano canonicamente belli. Oggi anche la bellezza non tradizionale è rappresentata di più».
Le ha dato mai fastidio essere valutato prima di tutto per la sua bellezza e poi per altro?
«Il non essere considerati solo belli dipende dall'impegno che metti in quello che fai, se dopo 20 anni dal primo film continuo a lavorare vuol dire che non c'è solo una fotogenia, e inizio a dirmelo pure io e a essere più consapevole anche delle mie qualità professionali oltre che estetiche, perché ci sono delle cose che cambiano con l'età. Per noi attori il passaggio del tempo si percepisce perché c'è anche un cambiamento di ruoli che interpreti. Prima fai il figlio poi fai il padre, prima lo studente poi il professore. La percezione che all'esterno si ha di te da attore la vivi anche rispetto all'immagine che puoi proporre di te, ora non vengo chiamato per parti da universitario, ma di un quarantenne o cinquantenne».
Parliamo di allenamento, che in famiglia è una cosa seria, quanto vi allenate?
«Non così tanto come potrebbe far pensare la forma fisica di mia moglie Cristina o il fatto che a 46 anni anche io mi sento piuttosto in forma,. Proprio perché è uno stile di vita e non abbandonandolo mai, non capita di ammazzarsi perché è marzo e vedi la prova costume alle porte. Cristina si allena tre volte a settimana per mezz'ora, per me dipende dagli impegni che ho sul set, a volte passano due settimane senza che faccia attività fisica».
In un'intervista ha detto che ai tempi del Grande Fratello nel 2003 era un ragazzo inesperto con la voce strozzata dall'insicurezza, come l'ha superata? Può dare un consiglio a chi si sente così oggi?
«Semplicemente non mi sono mai privato dell'opportunità di fare un'esperienza nuova, o una prova. Ho scelto il lavoro a più basso tasso di responsabilità, il mio lavoro non incide su nessun altro. Dopo Doc ho capito realmente che cosa significa vivere a contatto con la responsabilità. Se io faccio male la scena si rifà. Se quello che va in onda non è particolarmente intrattenente, o una persona non ha riso o non si è emozionata, pazienza.
Ma se si sbaglia una cura o un intervento chirurgico, è diverso. C'è chi convive con una solida responsabilità, molto elevata, e non è il mio caso, un po' ho scelto di vivere lontano dalle responsabilità. È un lusso, è una delle fortune del mio lavoro e mi diverto. Fare quello che faccio è sempre meglio che lavorare, lo penso veramente, che preoccupazioni ho? Rispetto al mondo del lavoro classico ne ho pochissime».
luca argentero
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