alan sorrenti

SONO SEMPRE UN FIGLIO DELLE STELLE – ASCESA, CADUTA E RINASCITA DI ALAN SORRENTI - "LO SPINELLO OFFERTO A NINO MANFREDI? NON MI RICORDO. MI PARE STRANO CHE LO ABBIA FATTO. NON MI SOPPORTAVA TANTO. SONO STATO FIDANZATO CON SUA FIGLIA ROBERTA E LE MIE VISITE A CASA SUA GLI ROMPEVANO LA CONCENTRAZIONE" – "A NAPOLI MI SENTIVO UNO STRANIERO, VIDI ERIC CLAPTON A 16 ANNI MA NON SAPEVO CHI FOSSE. PINO DANIELE? SUONAVA CON MIA SORELLA - L’EX MOGLIE CHE L'ACCUSÒ DI USO E SPACCIO DI STUPEFACENTI. “CI FU IL PROCESSO, LA CONDANNA. IL MATRIMONIO FU UN ERRORE” - COME E’ NATA “FIGLI DELLE STELLE”: VIDEO

 

Sandra Cesarale per il “Corriere della Sera”

 

L'ingresso fu trionfale. Settembre 1979, l'Arena di Verona si accende per il Festivalbar.

ALAN SORRENTI

«Varcai l'entrata dentro una Rolls Royce decapottabile color sabbia. Era di un mio amico che aveva appena comprato un sacco di quadri, e li aveva stipati tutti dentro l'auto».

 

Sicuramente non erano croste prese al mercatino.

«No, ma non erano mie. Però l'apparizione fu scenografica, follia mista a esibizionismo».

Alan Sorrenti quel Festivalbar lo vinse con Tu sei l'unica donna per me . Erano i suoi anni pazzi e dorati. Tagliati i capelli lunghi, rasata la barba e abbandonati i vestiti hippie per gli eleganti completi bianchi disegnati da Gianni Versace, il ventinovenne metà napoletano e metà gallese sbancava le classifiche (non soltanto italiane) con il suo iconico falsetto cantando: Noi siamo figli delle stelle/senza storia senza età, eroi di un sogno; oppure chiedendosi struggente: Non so che darei/per fermare il tempo.

 

Ascesa, caduta e rinascita di un uomo, che ha vissuto fra l'Inghilterra, l'Italia e gli States. E che oggi, a 71 anni, apre un altro capitolo della sua vita con un album, Oltre la zona sicura, e un tour.

 

La sua storia parte dall'Italia.

ALAN SORRENTI 2

«Da Napoli, dove sono nato e in parte cresciuto. Lì mi sentivo uno straniero, mamma gallese, Gwendoline, detta Gwen, e papà napoletano, Francesco. Indossavo jeans e pellicciotto per mettere insieme le mie anime. In quella città volevo stare il meno possibile. Per fortuna spesso visitavo i nonni nel Galles. Eppoi mia madre lavorava alla Nato di Bagnoli, lì c'era il profumo dei dolci, la musica che arrivava dagli uffici... quando varcavo quei confini trovavo l'America. A 16 anni, per farmi imparare bene l'inglese, mi iscrisse a una scuola privata. A Folkestone, sulla Manica».

 

Di nuovo: un'altra vita.

«Mi sono tuffato in una realtà diversa. Un mio compagno di classe un po' ribelle aveva trovato il modo, la sera, per impossessarsi dell'automobile della direttrice. Scendeva giù, in città, e io mi accodavo. Quando si aprivano le porte dei pub ascoltavo la voce di velluto di Otis Redding e le canzoni dei Beatles. Una sera, davanti a un locale di musica dal vivo vidi una fila incredibile, riuscii a entrare e c'erano sul palco tre ragazzi che suonavano. Alla fine del concerto seppi che erano i Cream con Eric Clapton. Quelle erano le onde che mi facevano vibrare».

ALAN SORRENTI

 

Era un ribelle?

«Sì, ma sono riuscito a contenermi fino a 18 anni. Quando da Folkestone tornavo a Napoli, mi esibivo con I Volti Senza Nome. Andavamo forte. A Londra avevo visto i concerti dei Family.Il cantante a un certo punto prendeva l'asta del microfono e la scagliava contro il pubblico in delirio. Lo copiai, in effetti funzionava».

Sai gli incidenti...

«Nemmeno uno. Gli spettatori e il proprietario ci amavano. Un po' meno i Cuori di Pietra, il gruppo che suonava prima di noi e ci prestava gli strumenti. Quando mi vedevano erano terrorizzati ma non mi dicevano mai di no».

 

I suoi genitori erano contenti di questo figlio sovversivo?

«Per me avrebbero voluto altro. Tanto che mi ero iscritto a Medicina. Un esame solo, passato a pieni voti. Gli volevo dimostrare che non ero mica scemo. Però mi lasciavano libero, merito di mamma e del suo spirito democratico. Una sola cosa la sconvolse».

 

Quale?

«Era terrorizzata che perdessi il mio accento inglese e iniziassi a parlare americano».

 

E papà?

alan sorrenti figlio delle stelle

«Dipendente dell'azienda tranviaria e disegnatore, era più rigido, ma non aveva un carattere forte... lasciava correre. Eppoi da giovane cantava pure lui, incise un disco. Quando, durante la Seconda guerra mondiale, fu imprigionato in Inghilterra lo facevano esibire. Ma la fine del conflitto ridimensionò le sue ambizioni. Credo che la musica faccia parte del Dna di famiglia: mia sorella Jenny canta e pure mamma, al college, durante la festa di fine anno, quando si elegge la reginetta del ballo, salì sul palco».

 

È vero che offrì uno spinello a Nino Manfredi?

«Questa non me la ricordo. E mi pare strano che lo abbia fatto, non mi sopportava tanto».

alan sorrenti figlio delle stelle

 

Perché?

«Per qualche anno sono stato fidanzato con sua figlia Roberta. Manfredi era all'apice della carriera, aveva girato un film come Per grazia ricevuta , io ero un ventenne che suonava. Lo capisco, le mie visite a casa sua gli rompevano la concentrazione. Sua moglie Erminia diceva che la mia musica era terapeutica».

 

Napoli negli anni Settanta era un fiume di creatività. Chissà quanti incontri.

«Con Tony Esposito suonavamo nel magazzino di stufe di mio padre, che pensava sempre a lavorare. Al contrario di me. E poi la Nuova Compagnia di Canto Popolare, Roberto De Simone, Peppe Barra, Eugenio ed Edoardo Bennato. Le storie si intrecciavano. Pino stava al quartiere Sanità, più soul del Vomero, dove vivevo io».

 

Pino Daniele?

«Lui. Un po' più piccolo di me, lo incrociavo per le scale di casa mia. Io salivo e lui scendeva, un ragazzo con una gran massa di capelli neri.

Andava a suonare con mia sorella. Un paio di mesi prima che morisse mi invitò a un suo concerto a Napoli. Ero contento di riabbracciarlo dopo tanti anni. Una persona piena di entusiasmo e progetti. Dietro le quinte mi confessò che voleva ricreare il Neapolitan Power».

 

alan sorrenti

In America come c'è finito?

«Andai con il produttore Corrado Bacchelli per incidere il mio terzo album. Fu un viaggio rocambolesco. Non avevamo mica soldi, allora prendemmo un aereo da Roma a Lussemburgo, poi ci fermammo a Bruxelles, da lì fino a Reykjavik, in Islanda, dove nevicava così forte che siamo rimasti bloccati per un giorno. Alla fine riuscimmo a volare a New York. Mi spiazzò, sembrava Napoli con i grattacieli. Dormimmo al Chelsea Hotel, quello frequentato da Bob Dylan, Leonard Cohen e Janis Joplin. L'impatto fu insolito e spettacolare: mi trovai di fronte il grande jazzista Sun Ra. Era con la sua tribù, una folla di persone. Pensai: questo viene da un altro mondo».

 

A San Francisco si ritrovò nella stessa stanza di Santana.

«Per un'intervista a due: erano gli anni che vestiva di bianco, parlammo di spiritualità. Lui stava sulla cima di una montagna. Io in basso».

 

Dopo è arrivato a Los Angeles.

nino manfredi pane e cioccolata 1

«Il mondo che cercavo, un'altra dimensione.Lo capii appena si aprì il portellone dell'aereo e vidi le palme. In tasca avevo il contatto di Jay Graydon, il produttore di Toto, Manhattan Transfer, Al Jarreau. Me l'aveva dato il mio tecnico del suono di San Francisco prima di finire sdraiato sulla consolle per problemini con l'alcool».

 

Che atmosfera c'era?

«Quando non si lavorava si andava nei club. Una volta incontrai il fonico di Stevie Wonder che stava impazzendo perché il grande Stevie lo chiamava anche in piena notte. Spesso mi fermavo a dormire nell'ex casa di Humphrey Bogart, acquistata dal mio produttore dell'epoca, Greg Mathieson.

 

Una villa vuota perché lui e la moglie, con i loro sei figli punkettoni, non avevano i soldi per rimetterla a posto. Quelli erano anni incredibili, esagerati e inaspettati. Capitava di svegliarti la mattina e non sapevi dov' eri. Ricordo il manager cinese di una ragazza che aveva passato la notte con me, aspettò tutto il tempo fuori dal portone. Come cantavano gli Eagles: la vita nella corsia di sorpasso sicuramente ti fa perdere la testa».

 

alan sorrenti

Nel 1977 scrisse «Figli delle stelle».

«Non è nata all'improvviso, ma l'ispirazione arrivò in America. Ero nelle stelle non soltanto in senso fisico, prendevo parecchi aerei, ma anche per l'energia e la magia che trasmetteva Los Angeles. Quell'anno uscì Star Wars di George Lucas, feci la fila a un cinema, il Sunset Boulevard era un luccichio continuo. In Italia la presentai per la prima volta al Divina di Milano, un club gay. Quella sera c'era anche Grace Jones che cantava la Vie en Rose. Per me quella canzone rimane una rivelazione, sono ancora un figlio delle stelle».

 

alan sorrenti

 Il successo le ha sballato l'esistenza?

«Volevo gestire la mia vita e non ci riuscivo più. All'inizio la fama è un gioco divertente, un bel film di cui sei il protagonista. Dopo viene fuori una follia autodistruttiva, cominci a essere così incasinato e fatto che non puoi più creare quello che vuoi».

 

Nel 1983 la sua ex moglie l'accusò di uso e spaccio di stupefacenti. Ci fu il processo, la condanna.

«Nella vita si fanno degli sbagli. Ma dopo il vuoto, nel 1988, ho cominciato una rivoluzione umana, sono diventato buddhista della Soka Gakkai International. Da quel momento c'è un altro Alan».

Un errore che non rifarebbe?

«Non mi sposerei».

 

Ride e aggiunge: «Ora lo farei con la mia luce magica, la mia compagna Barbel: una cerimonia speciale, niente di civile o religioso» Avete chiamato vostro figlio Sky. Il cosmo ritorna. «Sky Julian Markus, ha 19 anni, due passaporti e due cognomi. Mi ha spinto a incidere il nuovo album». Lo ha intitolato «Oltre la zona sicura» .

erminia manfredi con la figlia roberta foto di bacco

 

Perché?

«Stiamo entrando in una fase nuova, ignota e misteriosa dove certi riferimenti sono svaniti. Ci troviamo ad affrontare delle sfide che ci portano a superare i nostri limiti».

 

Lei quando ha superato i suoi?

«Tante volte. Ricordo un viaggio alle Hawaii: mi sono lanciato con una carrucola su una corda tesa sopra un precipizio. Ma mio figlio si era buttato e l'ho seguito. Esperienze che vanno provate. Uso la mia vita al meglio, diceva Bowie».

ALAN SORRENTIalan sorrentiroberta manfredi tomas milian assassinio sul teverealan sorrenti

Ultimi Dagoreport

woody allen ian bremmer la terrazza

FLASH! – A CHE PUNTO E' LA NOTTE DELL’INTELLIGHENZIA VICINA AL PARTITO DEMOCRATICO USA - A CASA DELL'EX MOGLIE DI UN BANCHIERE, SI È TENUTA UNA CENA CON 50 OSPITI, TRA CUI WOODY ALLEN, IMPEGNATI A DIBATTERE SUL TEMA: QUAL È IL MOMENTO GIUSTO E IL PAESE PIÙ ADATTO PER SCAPPARE DALL’AMERICA TRUMPIANA? MEGLIO IL CHIANTISHIRE DELLA TOSCANA O L’ALGARVE PORTOGHESE? FINCHE' IL POLITOLOGO IAN BREMMER HA TUONATO: “TUTTI VOI AVETE CASE ALL’ESTERO, E POTETE FUGGIRE QUANDO VOLETE. MA SE QUI, OGGI, CI FOSSE UN OPERAIO DEMOCRATICO, VI FAREBBE A PEZZI…”

meloni musk trump

DAGOREPORT – TEMPI DURI PER GIORGIA - RIDOTTA ALL'IRRILEVANZA IN EUROPA  DALL'ENTRATA IN SCENA DI MACRON E STARMER (SUBITO RICEVUTI ALLA CASA BIANCA), PER FAR VEDERE AL MONDO CHE CONTA ANCORA QUALCOSA LA STATISTA DELLA GARBATELLA STA FACENDO IL DIAVOLO A QUATTRO PER OTTENERE UN INCONTRO CON TRUMP ENTRO MARZO (IL 2 APRILE ENTRERANNO IN VIGORE I FOLLI DAZI AMERICANI SUI PRODOTTI EUROPEI) - MA IL CALIGOLA A STELLE E STRISCE LA STA IGNORANDO (SE NE FOTTE ANCHE DEL VOTO FAVOREVOLE DI FDI AL PIANO “REARM EUROPE” DI URSULA). E I RAPPORTI DI MELONI CON MUSK NON SONO PIÙ BUONI COME QUELLI DI UNA VOLTA (VEDI IL CASO STARLINK), CHE LE SPALANCARONO LE PORTE TRUMPIANE DI MAR-A-LAGO. PER RACCATTARE UN FACCIA A FACCIA CON "KING DONALD", L'ORFANELLA DI MUSK (E STROPPA) E' STATA COSTRETTA AD ATTIVARE LE VIE DIPLOMATICHE DELL'AMBASCIATORE ITALIANO A WASHINGTON, MARIANGELA ZAPPIA (AD OGGI TUTTO TACE) - NELLA TREPIDANTE ATTESA DI TRASVOLARE L'ATLANTICO, OGGI MELONI SI E' ACCONTENTATA DI UN VIAGGETTO A TORINO (I SATELLITI ARGOTEC), DANDO BUCA ALL’INCONTRO CON L'INDUSTRIA DELLA MODA MILANESE (PRIMA GLI ARMAMENTI, POI LE GONNE)... 

elly schlein luigi zanda romano prodi - stefano bonaccini goffredo bettini dario franceschini

DAGOREPORT: ELLY IN BILICO DOPO LA VERGOGNOSA SPACCATURA DEL PD ALL’EUROPARLAMENTO (UNICA VOCE DISSONANTE NEL PSE) SUL PIANO "REARM" DELLA VON DER LEYEN – SENZA LE TELEFONATE STRAPPACUORE DI ELLY AI 21 EUROPARLAMENTARI, E LA SUCCESSIVA MEDIAZIONE DI ZINGARETTI, CI SAREBBERO STATI 16 SÌ, 2 NO E TRE ASTENUTI. E LA SEGRETARIA CON 3 PASSAPORTI E UNA FIDANZATA SI SAREBBE DOVUTA DIMETTERE – NEL PD, CON FRANCESCHINI CHE CAMBIA CASACCA COME GIRA IL VENTO E COL PRESIDENTE BONACCINI CHE VOTA CONTRO LA SEGRETARIA, E’ INIZIATA LA RESA DEI CONTI: PER SALVARE LA POLTRONA DEL NAZARENO, SCHLEIN SPINGE PER UN CONGRESSO “TEMATICO” SULLA QUESTIONE ARMI - ZANDA E PRODI CONTRARI: LA VOGLIONO MANDARE A CASA CON UN VERO CONGRESSO DOVE VOTANO GLI ISCRITTI (NON QUELLI DEI GAZEBO) – A PROPOSITO DI "REARM": IL PD DI ELLY NON PUÒ NON SAPERE CHE, VENENDO A MANCARE L'OMBRELLO PROTETTIVO DEGLI STATI UNITI TRUMPIANI, CON QUEL CRIMINALE DI PUTIN ALLE PORTE, IL RIARMO DEI PAESI MEMBRI E' UN "MALE NECESSARIO", PRIMO PASSO PER DAR VITA A UNA FUTURA DIFESA COMUNE EUROPEA (PER METTERE D'ACCORDO I 27 PAESI DELLA UE LA BACCHETTA MAGICA NON FUNZIONA, CI VUOLE TEMPO E TANTO DENARO...)

davide lacerenza giuseppe cruciani selvaggia lucarelli

TE LO DÒ IO IL “MOSTRO”! – SELVAGGIA LUCARELLI, CHE SBATTE AL MURO GIUSEPPE CRUCIANI, REO DI ESSERE NIENT’ALTRO CHE IL “MEGAFONO” DI LACERENZA, DIMENTICA CHE L’AUTORE DEL PRIMO ARTICOLO CHE HA PORTATO ALLA RIBALTA LE NEFANDEZZE DELLO SCIROCCATO DELLA GINTONERIA E’ PROPRIO LEI, CON UNA BOMBASTICA INTERVISTA NEL 2020 SULLE PAGINE DI T.P.I. (“LA ZANZARA” ARRIVA SOLO NEL 2023) – POI TUTTI I MEDIA HANNO INZUPPATO IL BISCOTTO SULLA MILANO DA PIPPARE DI LACERENZA. IVI COMPRESO IL PALUDATO “CORRIERE DELLA SERA" CHE HA DEDICATO UNA PAGINATA DI INTERVISTA AL "MOSTRO", CON VIRGOLETTATI STRACULT (“LA SCOMMESSA DELLE SCOMMESSE ERA ROMPERE LE NOCI CON L’UCCELLO, VINCEVO SEMPRE!”) - ORA, A SCANDALO SCOPPIATO, I TRASH-PROTAGONISTI DELLE BALORDE SERATE MILANESI SPUNTANO COME FUNGHI TRA TV E GIORNALI. SE FILIPPO CHAMPAGNE È OSPITE DI VESPA A “PORTA A PORTA”, GILETTI RADDOPPIA: FILIPPO CHAMPAGNE E (DIETRO ESBORSO DI UN COMPENSO) LA ESCORT DAYANA Q DETTA “LA FABULOSA”… - VIDEO

andrea scanzi

DAGOREPORT - ANDREA SCANZI, OSPITE DI CATTELAN, FA INCAZZARE L’INTERA REDAZIONE DEL “FATTO QUOTIDIANO” QUANDO SPIEGA PERCHÉ LE SUE “BELLE INTERVISTE” VENGONO ROVINATE DAI TITOLISTI A LAVORO AL DESK: “QUELLO CHE VIENE CHIAMATO IN GERGO ‘CULO DI PIETRA’ È COLUI CHE NON HA SPESSO UNA GRANDE VITA SOCIALE, PERCHÉ STA DENTRO LA REDAZIONE, NON SCRIVE, NON FIRMA E DEVE TITOLARE GLI ALTRI CHE MAGARI NON STANNO IN REDAZIONE E FANNO I FIGHI E MANDANO L'ARTICOLO, QUINDI SECONDO ME C'È ANCHE UNA CERTA FRUSTRAZIONE” - “LO FANNO UN PO’ PER PUNIRMI” - I COLLEGHI DEL “FATTO”, SIA A ROMA CHE A MILANO, HANNO CHIESTO AL CDR DI PRENDERE INIZIATIVE CONTRO SCANZI - CHE FARA’ TRAVAGLIO? - LE SCUSE E LA PRECISAZIONE DI SCANZI - VIDEO!