IL CINEMA DEI GIUSTI - “BABADOOK”, OPERA PRIMA DI JENNIFER KENT, È OSANNATO COME IL MIGLIOR HORROR DELL’ANNO - GIÀ APPREZZATO AL SUNDANCE E ADORATO DA UNA VALANGA DI CRITICI OFFRE SCENE CULT COME “MAMMA HO FAME - HAI FAME? ALLORA MANGIA LA TUA MERDA”
Marco Giusti per Dagospia
“Mamma ho fame” – “Hai fame? Allora mangia la tua merda!”. Aiuto, nel pieno della calura estiva arriva Babadook, opera prima dell’australiana Jennifer Kent, il miglior horror dell’anno, osannato al Sundance, adorato da William Friedkin (“Non ho mai visto un film più terrificante”) e da una valanga di critici. Niente di eccessivo, in realtà, solo una storiella con una mamma fuori di testa, Essie Davis, un bambino, Noah Wiseman, nato nello stesso giorno che è morto il padre mentre accompagnava la moglie a partorire, che vede mostri nella notte e si attrezza a combatterli, l’oscura presenza Babadook, una sorta di uomo nero dell’infanzia, e una casetta dove vive la sciagurata famigliola che potrebbe essere ovunque.
In Australia, dove il film è girato, o in America o in Inghilterra. La differenza la fanno l’attenta messa in scena di Jennifer Kent, ex attrice e stagista di Lars Von Trier, che ha costruito il film per quasi dieci anni, partendo da un suo corto, Monster, e l’idea che Babadook incarni tutto il dolore non superato della madre, Amelia, per la morte del marito sette anni prima.
Come le spiega bene il bambino, Samuel, è proprio lei che ha lasciato entrare Babadook sotto la sua pelle, e il demone la obbliga a far uscire tutta la sua rabbia e disperazione sopita, compresa l’idea che dovesse essere il bambino a dover morire e non il padre.
Infermiera triste in un ospedale per anziani dementi, Amelia passa le sue notte già prima dell’apparizione di Babadook nel desiderio del corpo del marito e in una depressione da trauma mai superato. E’ lei che non vuole che si pronunci mai il nome del marito morto e che non vuole celebrare il compleanno del bambino nella data giusta. Samuel, che nella prima parte del film è una sorta di bimbo iperattivo pericoloso per sé e per gli altri, getta la cuginetta stronzetta giù da un albero e gli frattura il naso.
La depressione di Amelia, una volta che si presenteranno Babadook e il fantasma del marito morto, si trasformerà in aperta follia da horror con madre possibile assassina in cerca di un figlio da sacrificare come anticipato nello stesso libretto di Babadook che nessuno sa come sia arrivato nella cameretta di Samuel. Ma non era una delle aspirazioni di Amelia quella di scrivere storie per l’infanzia?
Aggiungiamo al tutto le illustrazione del grafico americano Alexander Juhasz, la fotografia del polacco Radek Ladczuk, le dotte fonti di ispirazioni che la Kent semina nel film, da Mélies a Bava, un tono da vecchio film in bianco e nero fine anni ’50 e godrete ancora di più questo piccolo film che ha ormai fan eccellenti in tutto il mondo. Assolutamente da vedere. Già in sala.