BALLANDI CON LE STELLE - IL RICORDO DI MALCOM PAGANI: ‘FIGLIO DI ISO, IL TASSISTA POI PROMOTER, INIZIÒ A LAVORARE MOLTO PRESTO. BIBI ANNUSAVA GLI AFFARI E POI AL PRIMO ODORE FUORI ORDINANZA, LI ABBANDONAVA - ‘FIORELLO È FIGLIO MIO, IO SONO IL BABBO CHE GLI È MANCATO PRESTO, LUI IL FIGLIO CHE NON HO MAI AVUTO’. E FIORE SOSPENDE PER 2 GIORNI LA TRASMISSIONE - AVEVA LA TERZA MEDIA, SI APRÌ AL MONDO DELL’ARTE E DELLA CULTURA ‘PROPRIO PERCHÉ NON HO STUDIATO’
Malcom Pagani per www.vanityfair.it
«Predica corta, tagliatelle lunghe» diceva Bibi Ballandi e intendeva un certo modo di stare al mondo: le chiacchiere inutili subordinate ai fatti concreti, l’azione in luogo dei sofismi, il lavoro come una missione inadatta ai parolai di professione.
Ora che a 71 anni, dopo 12 trascorsi a lottare contro le metastasi in silenzio, Bibi Ballandi da Baricella, manager e mille altre cose è volato via, ricordarne in ordine sparso il tratto, l’intuito, il fiuto, il coraggio e il segno profondo lasciato nel mondo dello spettacolo italiano non è un esercizio ozioso.
Figlio di Iso, il tassista che si trasformò prima in autista e poi in promoter, l’uomo che accompagnava alternativamente Nilla Pizzi e gli urlatori a spasso per l’Emilia in tour, Ballandi iniziò a lavorare molto presto.
Prima a fianco del padre, modernizzando le prime antidiluviane concezioni di booking applicate all’evento e poi diventando imprenditore, anzi meglio imprenditore-artista perché non c’era una volta che, salito sul palco a raccontare qualcosa di sé e dei suoi progetti, Bibi non conquistasse la platea dispensando aneddoti, frasi secche, perle di umorismo che poggiavano le fondamenta su una notevole capacità camaleontica. «Come avrò fatto mai?» diceva una volta concluso lo speech di routine e poi passava a far quadrare conti e scommesse giocate sempre sul filo del rasoio.
Scoprì per primo i cantautori (il primo concerto di Vasco Rossi in assoluto nacque per un’improvvisa assenza di Morandi e allora Bibi, intelligenza rapidissima, disse senza esitare alla band di supporto: «Suonate voi e iniziate a cantare») e indirizzò verso il successo una nazionale d’eccellenza che da Caterina Caselli a Mina vantava De Gregori e Dalla, Vecchioni e De André, mise in note un abbondante decennio di meraviglie. Bibi annusava gli affari e poi al primo odore fuori ordinanza, li abbandonava in men che non si dica per poi magari ridisegnarli in un secondo tempo. Accadde ad esempio con Bandiera Gialla.
Inventò letteralmente la leggendaria discoteca romagnola, emigrò altrove quando capì che il biglietto in epoca di autoriduzioni cominciava a non pagarlo nessuno e poi tornò per tramutare la zucca in carrozza e trasfigurando il luogo in un’altra dimensione, quella di un fortunato programma televisivo. Bibi era dinamico, a volte curiale, molto spiritoso, democristiano non pentito, cattolico e dissacrante al tempo stesso. Vedeva una pensosa riunione di autori televisivi negli uffici di Via Oslavia, a Roma.
Faceva capolino dalla porta e ne infilzava con una sola freddura i volti corrucciati: Riunioni di volpi, strage di galline». Era rispettoso del lavoro altrui e nell’ufficio, tra un foto di Fiorello (un amico vero, un compagno di avventure sulla carta scriteriate, affranto per la scomparsa: «Fiore è mio figlio- disse Ballandi a Panorama-io sono il babbo che gli è mancato presto, lui il figlio che io non ho mai avuto. Si diverte a insegnarmi l’iPad, Twitter e tutte queste diavolerie, mi fa gli scherzi, è buono, altruista. Mi ha scritto questo appunto: “Followers: chi ti segue, following: chi segui tu”. Ma io l’inglese non lo so mica») e una del Papa in Vaticano, da vero Pontefice occulto della tv (che pure, prima di produrre grandi show di Celentano, Morandi, Carrà, Panariello e altre decine di stelle, ai tempi delle Feste dell’Unità aveva saputo dialogare proficuamente con i compagni) Bibi tendeva a non interferire. Giocava molto con la sua estrazione popolare, Bibi.
Aveva soltanto la terza media e pur avendo una solida cultura generale, si schermiva definendosi «ignorante» e ricorrendo all’umiltà, una categoria che pur piacendosi, non disdegnava: «Volare bassi – diceva sempre – schivare i sassi». Ogni tanto, dal canestro di parole dette e ascoltate (Ballandi sapeva farlo e trarre dall’interlocutore, se c’era, anche la radice di una buona idea) uscivano aneddoti esilaranti.
Da cattolico osservante, veniva comunque invitato al museo ebraico o in Sinagoga. Non sapeva nulla di Torah né di Kippah e agli amici che gli chiedevano: «Bibi, ma sei stato in imbarazzo» sorrideva: «Ho annuito sempre, sono stato rigorosamente zitto me la sono cavata così». Senza sovrastrutture culturali, con buon senso, illuminazioni folgoranti e perspicacia, Bibi aveva recitato da sovrano.
Aprendosi al mondo dell’arte e della cultura: «Lo voglio fare proprio perché non ho studiato» e soffrendo, negli ultimi mesi a Imola, con dignità eremitica, senza far trapelare nulla. Affrontando il dolore. Guardando in alto. Chiedendosi forse perché capitasse proprio a lui che, diceva spesso di sé, senza avere torto: «Penso di essere un uomo che agli altri abbia fatto solo del bene».
bibi ballandiRENATO ZERO CON IL PRODUTTORE TELEVISIVO BIBI BALLANDI FOTO ANDREA ARRIGA IL PRODUTTORE BIBI BALLANDI FOTO ANDREA ARRIGA bibi ballandi bibi ballandi e lorena bianchetti