molinari valli

DALLI E DALLI, SI ROMPONO PURE I BERNARDO VALLI – IL PIU’ GRANDE REPORTER ITALIANO DI GUERRA SPIEGA L’ADDIO A REPUBBLICA: "ME NE SONO ANDATO PERCHE’ MI CHIESERO DI CAMBIARE L’ATTACCO DI UN PEZZO SU ISRAELE. MI RIFIUTAI E IL DIRETTORE MOLINARI MISE L’ARTICOLO NELLE PAGINE INTERNE. ERA UNA PUNIZIONE" – IL NO A SCALFARI CHE GLI PROPOSE LA DIREZIONE DI “REPUBBLICA” - "L’ULTIMO GRANDE DIRETTORE DI REP? EZIO MAURO" – E POI PUTIN, BIDEN E LA GUERRA TRA RUSSIA E UCRAINA…

Giulio Gambino per “Tpi - The Post Internazionale”

 

Qual e stata la tua reazione alla notizia della vendita dell’Espresso?

BERNARDO VALLI

«Mi e dispiaciuto che sia stato venduto cosi. Era un settimanale con un passato – e un presente anche – nobile che si era tenuto in discosto dal quotidiano col quale esce la domenica. Quindi si annunciano per L’Espresso dei mesi abbastanza difficili, o comunque per ora non ben chiariti, ne dall’acquirente ne dai suoi amici».

 

Ritieni che il giornalismo oggi in Italia sia libero?

«In Italia i giornali sono stati sempre, salvo qualche eccezione, semiliberi. Oggi la politica e cambiata, i rapporti con i partiti sono cambiati, gli uomini politici non sono gli stessi: tranne qualcuno, non sono personaggi che esercitano una grande influenza. C’e una classe politica non dico mediocre, ma media. I partiti esercitano come tali un’influenza piu disordinata di un tempo».

 

E questo e meglio o peggio?

maurizio molinari foto di bacco (3)

«Secondo me sotto certi aspetti e meglio, perche i vecchi partiti esercitavano un potere abbastanza diretto ed esplicito. Quelli di oggi sono un po’ confusi, perche non esiste piu una differenza netta tra sinistra e destra. Intendo di una sinistra piu o meno marxista e di una destra estrema, e con un centro democristiano che mediava e che poi in fin dei conti ha governato il Paese per anni. Adesso la situazione e molto confusa».

 

Ci sono stati degli errori da parte di chi negli anni ha governato e controllato i giornali?

«Innanzitutto bisogna tener conto di quello che il giornalismo stampato ha perduto. Se guardiamo le tirature dei quotidiani, dei settimanali, rispetto al passato, sono 10 volte inferiori. Sono pochi i giornali che superano le 100mila copie di vendita oggi».

 

Perche secondo te?

Giorgio Bocca, Sandro Viola e Bernardo Valli

«Perche la stampa e stata battuta dai nuovi metodi di trasmissione. Il giornale chiude la sera tardi o al mattino prestissimo, esce con notizie vecchie. I giovani seguono i social network perche sono piu svelti e aggiornati piu di frequente».

 

E questo fa si che i lettori si accontentino di leggerli solo online?

«No, non e questo. Si leggono anche online, e io sono uno di questi. Ma, vedi, il digitale e solo un mezzo... la stampa e nata con la guerra di Crimea, quando l’inviato del Times di Londra mandava le sue corrispondenze dalla battaglia di Crimea, mentre prima gli articoli arriva- vano per posta».

 

Tu come inviavi le tue corrispondenze?

 «Con il telegrafo, che manda gli articoli immediatamente. Per buona parte della mia carriera, agli inizi, mandavo cosi i miei primi articoli... in Argentina mi ricordo che facevo la coda, come gli altri. C’era una tessera per non pagare, una specie di carta di credito, per non portarsi dietro i soldi. La guerra in Vietnam io l’ho fatta con un telescriventista vietnamita che mandava gli articoli per telescrivente».

 

elkann Molinari

Pero c’erano anche giornali molto piu ricchi che potevano permettersi corrispondenti in giro per il mondo.

«Certo, non c’e dubbio, erano molto piu ricchi, il Corriere della Sera ha raggiunto il milione di copie vendute. La Repubblica in un certo periodo vendeva ancora di piu del Corriere. I settimanali anche: L’Espresso e stato un giornale fatto da uomini di classe, bravi, di intelligenza e anche di apertura mentale, come Carlo Caracciolo e – sul piano giornalistico – Eugenio Scalfari».

 

bernardo valli cover

Spesso si dice che altrove nel mondo il giornalismo e meno legato al potere che in Italia, e che svolge la sua vera funzione di watchdog. Da noi invece spesso fa piu da cassa di risonanza al potere. E cosi?

«Ci sono ancora quotidiani che sono, come tu dici, dei contraltari, oppure giornali d’opposizione che tengono le distanze dal potere e lo criticano duramente. I grandi giornali – quelli che sono sopravvissuti - oggi sono legati ai grandi gruppi. Prendi la Stampa di Torino, vende 60mila copie. Un tempo era uno dei giornali che avevano un potere e una eco nazionale. A scrivere gli editoriali erano personaggi di rilievo della societa politica e culturale. Oggi esistono ancora i grandi commentatori? Me lo chiedo».

 

Tu sei uno di quelli.

«Forse esistono, ma non hanno piu i veicoli. I giornali sui quali scrivono hanno tirature limitate, toccano un lettorato piuttosto anziano. E ridotto rispetto al passato».

 

Il giornalismo dunque e morto? Non ha piu senso di esistere?

«No, non e cosi. Il giornalismo contava e conta, anche se oggi meno d’allora».

 

Spiegati meglio.

Scalfari Moravia - Espresso

«La stampa scritta, e i giornalisti in generale, avevano un peso diverso. Era dominante, non c’era la televisione, internet, i social network. Nei quotidiani c’erano dei personaggi che avevano un’eco nazionale, oggi sono rari i giornalisti della stampa scritta che ce l’hanno. Se chiedi oggi alla gente chi sono i giornalisti che scrivono per La Stampa, la Repubblica e il Corriere fanno fatica, salvo qualche sparuto lettore.

 

La stampa scritta e diventata abbastanza obsoleta. Alcuni giornali sono stati in grado di trasformarsi, per esempio il New York Times ha tante edizioni quotidiane».

 

E infatti ha tantissimi abbonati digitali. A riprova del fatto che il giornalismo di qualita puo avere successo...

«Il problema e che le copie vendute online vengono pagate poco, quindi non compensano le perdite delle vendite dei quotidiani attraverso la pubblicita o addirittura il prezzo del giornale».

eugenio scalfari

 

Bene, pensiamo insieme: quale potrebbe essere oggi la ricetta giusta per rilanciare L’Espresso in Italia?

«Credo che L’Espresso, con alti e bassi come tutti i periodici, ha mantenuto un posto onorevole. Se prendi le vendite insieme alla Repubblica, che non e sua amica e – addirittura, cosa strana – non e neppure il suo editore, L’Espresso vende certamente piu di 100mila copie insieme al quotidiano.

 

Quali sono quelle del settimanale e quali quelle del quotidiano e difficile saperlo. E poi prolunga la vendita per 3-4 giorni ancora almeno, nelle edicole da solo. Sull’Espresso ci leggo ancora delle cose che sono diverse per esempio anche dal quotidiano col quale esce, quindi ha mantenuto una certa autonomia».

 

Non ti sembra che Repubblica sia troppo dipendente dagli Elkann e che talvolta sia eccessivamente appiattito sulle posizioni pro-editore, diversamente da quello che e sempre stato?

«Repubblica e stato un grande giornale all’epoca di Scalfari e all’epoca di Ezio Mauro, anche se ha dovuto subire il calo delle vendite della stampa, per le ragioni che abbiamo detto. Poi a mio avviso ha perduto quell’equilibrio che un quotidiano deve avere per essere stimato e venduto».

 

Pero permettimi di tornarci: non pensi che ci sia stato un progressivo abbandono della missione fondamentale del giornale?

BERNARDO VALLI 1

«Facciamo dei distinguo. L’Espresso si e distinto dal suo editore, addirittura si e distinto dal giornale con cui usciva. Io ho dato le dimissioni da Repubblica per ragioni mie, perche non condividevo la linea del giornale, ma sono rimasto invece all’Espresso, in cui pensavo di poter essere piu a mio agio. Erano due giornali indipendenti uno dall’altro, e dello stesso editore».

 

Cosa non ti andava giu di Repubblica?

«Non leggo piu Repubblica».

 

Chi e stato l’ultimo grande direttore di Repubblica?

 «Ezio Mauro ha dovuto vivere il calo delle vendite, pero nei lunghi anni in cui e stato direttore ha mantenuto una certa dignita. E chiaro che se parlo di Eugenio Scalfari e un’altra cosa: lui ne e stato il fondatore, ne era l’anima».

 

Dopo Mauro nessuno?

carlo de benedetti ospite di lilli gruber 4

«Bah...io non mi ricordo di loro, insomma».

 

Molti ex giornalisti di Repubblica hanno criticato il direttore Maurizio Molinari per aver tradito i valori fondanti del piu grande giornale moderato di sinistra?

«Sono andato via pochi mesi dopo il suo arrivo, non ti so dire quale sia stata la sorte di Repubblica e cosa sia adesso. Ci sono dei colleghi che stimo e che continuano a lavorarci, sia delle giornaliste sia dei giornalisti. Io non mi sentivo a mio agio e me ne sono andato».

 

E vero che quando scrivevi ancora per Repubblica ti chiamarono per chiederti di cambiare l’attacco - o una riga - di un tuo pezzo?

«Si, mi chiesero di cambiare il lead di un articolo».

 

Ma su che tema era?

 «Sulla politica di Israele. Volevano che cambiassi il lead (l’attacco, ndr) del pezzo. Io dissi che non cambiavo assolutamente nulla».

 

Bernardo Valli Laura Putti

Qual era la motivazione nel cambiare l’attacco dell’articolo?

 «Era un pezzo sul Medio Oriente, di cui mi sono occupato molto, sia di Israele che degli altri Paesi vicini, e volevano che spostassi l’attacco del pezzo in seconda posizione. Ma la persona che poi mi ha succeduto ha scritto le stesse cose che avevo scritto io».

 

E come ando a finire?

«Nulla, mi rifiutai, e quindi il direttore mise l’articolo nelle pagine interne. Era una “punizione”, visto come e avvenuta. Siccome non mi e stata data alcuna spiegazione di questo, ho salutato e me ne sono andato. Basta».

 

Hai sentito Marco Damilano dopo che e andato via dall’Espresso?

marco damilano foto di bacco

«L’ho salutato quando se n’e andato. Sono rimasto col suo vice, che non conoscevo e che mi sembra faccia un giornale in una fase molto difficile, in cui deve spiegare ogni giorno quale sia la sua posizione tanto rispetto ai passati editori quanto a quelli futuri. Situazione difficile. Pero ha mantenuto un certo equilibrio. Nei limiti in cui la stampa scritta si e salvata, ci sono alcune voci rilevanti».

 

Ad esempio?

 «Ad esempio seguo un giornale che prima non leggevo, e invece adesso quando sono in Italia lo compro: Il Manifesto. Una volta era un giornale a suo modo solitario, diciamo. Adesso ci trovo cose interessanti. Il giornale di De Benedetti e tutta un’altra cosa, ma come formula non e sbagliata. Bisogna vedere se ha successo. Mi sembra, correggimi, che faccia un giornale di analisi. E quindi molto probabilmente il ruolo di un giornale con una tiratura inevitabilmente limitata puo avere un’influenza notevole».

bernardo valli

 

Sono tanti i giornalisti, oggi, che hanno dovuto lasciare il gruppo editoriale dell’Espresso: come mai? Non esiste un caso del genere in Francia, in America o nel Regno Unito. Che una leva giornalistica che ha fatto la storia - in massa - prende e se ne va oppure, peggio, e costretta ad andare via.

«Bisognerebbe chiedere a loro. Io me ne sono andato per ragioni mie personali, non ho seguito la vicenda cosi da vicino. Alcuni di coloro che se ne sono andati non li conosco nemmeno personalmente.

 

Che sia un esodo grande mi sembra un po’ esagerato, perche le tirature di Repubblica, che erano arrivate quasi vicino al milione, oggi sono sotto i 100mila. Ma alcuni di questi giornalisti di cui parli sono andati al Corriere, che ha perso tantissime copie a sua volta. E lo stesso Corriere ne ha persi diversi di giornalisti. Pero, certo, forse li hanno Milano, e diverso».

 

Ti e dispiaciuto che non si sia mai concretizzata la direzione di Repubblica?

«Per carita. Quando Scalfari venne a Parigi a farmi questa proposta io stavo partendo per l’Algeria, non ricordo per cosa. Gli dissi che nella vita tutto avrei pensato meno che fare il direttore di un giornale. E mi e piaciuto molto fare quello che ho fatto per tutta la vita».

 

bernardo valli adele cambria

Bernardo Valli e nato a Parma il 15 aprile. Figlio di una crocerossina. Ha girato il mondo come corrispondente di guerra. Il primo servizio l’ha fatto in Venezuela e in America Latina, poi nel Sudafrica, «dove accadevano cose molto importanti per quanto riguarda l’apartheid». 

 

Poi e cominciata la decolonizzazione del Congo, dove ha trascorso mesi. Simultaneamente e scoppiata la guerra d’Algeria, che ha seguito da vicino. Ha seguito praticamente tutti i conflitti che sono avvenuti in seguito, fino a 6-7 anni fa. Compreso il Vietnam. Tutti. Poi e stato corrispondente a Londra, e in Estremo Oriente per molti anni, infine a Parigi, dove vive oggi, a rue Chaptal, nono arrondissement, dove vissero Baudelaire e Zola.

 

«E tanti altri. Questa era la vec- chia Parigi». «Se dovessi fare una diagnosi sbrigativa, il mio lavoro e stato un miscuglio di dilettantismo e professionismo. I due aspetti si sono sempre incrociati. Raramente ho fatto dei servizi giornalistici senza conoscere le radici storiche profonde del Paese che raccontavo, ma allo stesso tempo mi sentivo libero dal peso della conoscenza», ha detto una volta.

 

giorgio forattini e eugenio scalfari ai tempi della fondazione di repubblica

E ancora, tra le sue piu belle citazioni: «Non mi pento di non aver scritto un romanzo. Non dico che non mi sia venuta voglia e qualche volta l’ho anche cominciato. Ma nel giornalismo si e come soldati: quando non si marcia, ci si stende in branda e si dorme». E infine: «La verita del momento non dura piu 24 ore, ma un minuto».

 

Bernardo, chiudiamo sull’attualita: cosa pensi della guerra in Ucraina?

«E un’aggressione a un Paese vicino, senza dare spiegazioni che abbiano un senso o siano costanti da parte di Putin. La Russia uscita dalla fine dell’Unione sovietica e un mondo in cui si sono divisi i soldi tra i vari oligarchi dei quali Putin e la massima espressione.

 

Cio che mi ha stupito molto e che gli ucraini siano riusciti a fermare l’invasione. Nessuno sa come andra a finire, ma Putin ha gia subito un’umiliazione notevole. La Grande Russia di fronte all’Ucraina, che era una delle sue province, mi sembra un’umiliazione abbastanza forte. Resta il fatto che questo mette in subbuglio tutti gli equilibri mondiali».

 

Putin e fuori gioco?

«No. Credo che Putin mirasse al recupero dell’Ucraina, dopo aver fatto la stessa cosa delle altre province, per dare smalto alla Russia e riprendere il peso che aveva, decretando un’umiliazione per l’Europa e l’emarginazione per gli Stati Uniti, che non avrebbero osato intervenire.

 

La seconda potenza era quella cinese, alla quale spettava tutta l’Asia eccetera. Era un mondo - diciamo cosi - tripartito, ma l’operazione non e riuscita, perche al primo passo la Russia, come minimo, e inciampata. Non so quanto lo paghera. Penso che lo fara, ma io sbaglio spesso i giudizi».

 

putin zelensky biden

In questo nuovo ordine mondiale l’Europa si deve liberare dall’Atlantismo statunitense, escludendo dalla Nato gli Usa?

 «Ma no, non credo minimamente. Ho conosciuto la Cina che si era appena immersa nella rivoluzione culturale, e oggi e un Paese che ha 10 volte il Pil russo. La Cina e la seconda potenza mondiale e gli Stati Uniti hanno certo un ruolo importante. Non so quanto Biden abbia avuto un polso di ferro, non pensavo minimamente che affrontasse la situazione europea con tanto slancio.

 

Quindi non so, bisogna vedere come va a finire. Cosa fai dell’Ucraina, la dividi in due? Non penso che Zelensky l’accetterebbe. Oppure i russi se ne vanno? Mi sembrerebbe un po’ strano. Ma se va via, Putin non reggera molto. Siamo ancora all’inizio. I sostenitori e gli amici di Putin, cioe gli oligarchi, in queste settimane vivono sulla brace, perche i loro beni vengono sequestrati. Sono delle ricchezze enormi che l’ex Unione sovietica ha disperso nel mondo col nome di proprietari privati. E questi subiscono le sanzioni e le disavventure di Putin in Ucraina. Ma, ripeto, non e ancora finito».

BERNARDO VALLI 2

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