“TEO TEOCOLI? SI CREDEVA MEGLIO DI CELENTANO. DE SICA? NON CI SIAMO MAI MANDATI A QUEL PAESE” – MASSIMO BOLDI APRE LE VALVOLE: “SONO STATO UNO DEI PRIMI CLIENTI DI CESARE RAGAZZI. PROVAI LA PARRUCCHETTA. DOPO UNA SETTIMANA MI SVEGLIAI DI NOTTE CON UN BRUCIORE TREMENDO, LA PLASTICA FACEVA ‘CRI CRI’, MI SANGUINAVA LA TESTA, DOVETTI TOGLIERLA” – “BERLUSCONI MI CONDONO’ UN DEBITO DI 2 MILIARDI E MEZZO CON FININVEST: ‘PERDONAMI, HO FATTO UNA CAZZATA’. MI RISPOSE: ‘SAI QUANTE NE HO FATTE IO?’” – IL CONTE A CUI FACEVA DA AUTISTA CHE NON LO PAGAVA, JANNACCI CHE LO LASCIO’ CON L’AGO NELLA CIAPETT E LA EX CHE LO TRADÌ CON IL SUO AMICO: “LI SCOPRII, CON L’AMORE HO CHIUSO” – “L’ATTRICE PIÙ AFFASCINANTE? VINCE…”
Giovanna Cavalli per corriere.it - Estratti
Bestia che dolore.
«Presi la pleurite, mi curò Jannacci. Doveva farmi un’iniezione. Mi infilzò con la siringa. Lo chiamarono dall’altra stanza. E lui se ne andò, lasciandomi con l’ago nella ciapett ».
Vita da Cipollino. Com’era Massimo Boldi ragazzino?
«Alle elementari avevo una maestra grande e grossa che fumava in classe. Si accendeva una sigaretta. “Boldi, vieni alla cattedra e racconta una delle tue barzellette”».
E con le compagne?
«C’era una bambina bellissima, Lolly Todeschini, i suoi vendevano scarpe. Con lei diventavo tutto rosso e tartagliavo: “ Tatata-ta-tatata- ta” ».
Da giovanotto vendeva i Buondì Motta a Varese.
«Partivo al mattino col furgone carico di confezioni da 20 pezzi. Quanti ne abbiamo mangiati, io e i miei fratelli, spesso a cena non c’era altro».
Soldi in famiglia, pochi
«Ci trasferimmo a Milano, in una casa di ringhiera in via Pietro Custodi 6. Non pagavamo l’affitto, ci sfrattarono. Andammo alle “case minime” di via della Chiesa rossa, c’eravamo noi e i delinquenti. Mamma preparava le pietanze con un fornelletto a spirito».
Appena sposati, la manteneva la sua adorata Marisa.
«Impiegata in una casa farmaceutica. Io batterista. Ci volevamo bene. Lavoravo di notte, lei di giorno, ci parlavamo con i bigliettini».
Per arrotondare faceva da autista a un nobile, come in un cinepanettone.
«C’era l’austerity, al Derby si lavorava solo il venerdì e il sabato. Così tre giorni a settimana accompagnavo il conte Vistarino nelle sue tenute dell’Oltrepò pavese con una Fiat 130. Cinquemila lire al giorno. Però non pagava quasi mai e io mi vergognavo a chiedere».
Il primo film nel 1975, grazie a Renato Pozzetto.
«Un fratello, a cui devo dire un grazie speciale. Era già famoso. “Dai, vieni con me”.
Particina in Due cuori e una cappella. Viveva al Lord Byron di Roma, io dormivo su una branda ai piedi del suo letto. Un giorno, in camper, cominciammo a parlare brianzolo stretto, immaginando dialoghi assurdi tra due tizi che progettavano di costruire strade in palissandro. Da lì creai il mio primo personaggio di successo al cabaret: Fidelio Cam, ricchissimo mobiliere della Brianza. Berlusconi ne andava matto, conosceva le battute a memoria».
Teo Teocoli, altro fratello.
«Con la sindrome di Celentano. Gli faceva pure da controfigura, in fondo si credeva meglio di lui. Prepotente. Spesso litigavamo. In camerino volavano poltrone, sedie e scarpe. Poi salivamo sul palco ed era tutto dimenticato».
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Perdeva i capelli. Ci soffrì?
«Sì. Sono stato uno dei primi clienti di Cesare Ragazzi, che aveva la parrucca. “Tira, tira”, mi diceva, per dimostrarmi che non si staccava.“Ci faccio pure il bagno”. Provai. La prima parrucchetta andò bene. Poi la pelata si allargò e cambiai impianto. Dopo una settimana mi svegliai di notte con un bruciore tremendo, la plastica faceva “cri cri”, mi sanguinava la testa, dovetti toglierla. Rinunciai.»
Le avventure con Teo.
massimo boldi nancy brilli a capodanno tutti da me
«Tante che non si possono raccontare. Teo era un cazzone. Christian De Sica invece è un signore vero, un gentleman, al cinema abbiamo creato un genere che va ancora».
Avete litigato.
«Non è vero, chi lo dice mente. Come fai a litigare con Christian? Impossibile. Può avere un momento d’ira, poi passa. Gli voglio bene. Non ci siamo mai mandati a quel paese. Le nostre famiglie si frequentano. Ci diamo appuntamento ogni 5 gennaio per feste ggiare il suo compleanno».
«Vacanze di Natale ’90», un vostro classicone, torna nei cinema dal 28 dicembre al 1° gennaio. Scena cult?
«Sul terrazzo, sotto la neve, in mutande, bacio una vecchietta tedesca e urlo: “Bella fighetta dei Grigioni!”».
Un aneddoto al volo.
«Atterrati a Jaipur per le riprese di Natale in India, mentre scendevamo la scaletta, siamo stati circondati dalle cavallette. La guida non si scompose. “Le facciamo al forno, volete assaggiarle?”».
massimo boldi raffaella fico a capodanno tutti da me
Davvero spese 193 milioni di lire per rifare il giardino?
«Quando mi spostai in una villetta di Milano 3, chiamai un giardiniere di Monza. “Qui è tutta terra buona, sciur Boldi, non si preoccupi”. “Cosa mi costerà?”. “Quattro, cinque milioni al massimo. Ci vuole anche i pini marittimi?”. “Ma sì”. “Allora saranno dodici”.
Alla fine mi presentò un conto da 193. Gli ho fatto causa. E l’ho persa».
Non gliene andava bene una. Nel 1989 doveva dare 2 miliardi e mezzo alla Fininvest: aveva violato l’esclusiva per fare «Fantastico 8» in Rai con Celentano.
«Preoccupatissimo, andai da Berlusconi a via dell’Anima. Dopo sei ore di anticamera mi ricevette. “Perdonami, ho fatto una cazzata”. “Sai quante ne ho fatte io?”. E mi condonò il debito. Silvio era generoso, un vero amico».
Celentano non la aiutò?
«“Parlo io con Berlusconi”. Ma soldi non me ne offrì».
Perso di vista pure lei?
«Saranno vent’anni. Devi andare a Galbiate, suonare il campanello... è dura. Adriano non ha più voglia. Tanti, per rimanere giovani, non vogliono vedere il presente».
L’investimento sballato
«La prima barca ibrida, nel 2007, che chiamai Cipollina.
La pagai 4 milioni. Un bidone.
Rimase quasi sempre al porto di Rapallo. Feci causa».
Mi lasci indovinare
«Persi anche quella».
Maria Teresa detta Marisa è stata il suo grande amore.
«Mi ha dato tre figlie, le grandi gioie della mia vita».
Dopo averla persa si è innamorato ancora?
«Sì, però non ho amato più nessuna come lei».
Sul set con le attrici più belle. Elisabetta Canalis.
«Bellissima. L’ho fatta debuttare io al cinema».
Non le è girata la testa?
massimo boldi a ciao maschio 2
«No, c’era solo simpatia».
Sabrina Ferilli.
«“Ciao ciao” e basta».
Alba Parietti.
«Simpatica, intelligente. Siamo vicini di casa. Se l’ho corteggiata? No, era la moglie di Franco, non era il caso».
Ornella Muti
«La più bella. Conservo un biglietto da 10 mila lire che mi diede mentre scendeva dal taxi, in un film. Una reliquia».
Non ha mai vacillato?
«Nemmeno con Eva Grimaldi. Ho fatto il bravo ragazzo».
Una soddisfazione.
«Dustin Hoffman, ospite a Scherzi a parte , dopo una mia parodia del Laureato con Alessia Marcuzzi e Abatantuono, non ci capì niente, però si divertì e mi fece i complimenti: “Sei un comico puro».
Loredana De Nardis. Insieme per 14 anni.
«Penso di averla amata, oggi non più».
La tradì con un suo amico .
«Quando li ho scoperti gli ho fatto gli auguri e me ne sono tornato a casa».
Fa più male l’inganno dell’amata o dell’amico?
«Pari. Non me lo aspettavo, ci sono rimasto male».
E dopo di lei?
«Ho avuto qualche amica. Niente più storie serie. Se stai con una di trent’anni di meno, cosa ti illudi, che ami te? Mi piace ancora farmi vedere in giro con una bella ragazza, farle qualche regalo, però con l’amore ho chiuso».
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