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IL BOMBOLO DEI GIUSTI - TZÉ TZÉ, NON CI SARÀ MAI PIÙ UN ALTRO BOMBOLO, UN METEORITE ARRIVATO NEL CINEMA COMICO ITALIANO ANNI ’70 E ’80, UN GIGANTE DEI CARATTERISTI, TRA RECITA E REALTÀ
Introduzione di Marco Giusti al libro di Ezio Cardarelli “E poi cominciai a fa’ l’attore”, edizioni A est dell’Equatore
Tzé, tzé. Un libro sulla vita e le opere di Bombolo? Certo che ne abbiamo bisogno. Perché non ci sarà mai più un altro Bombolo nel cinema italiano. E ci mancano le sue battute al punto che già a leggerne di nuove in questo libro ci esaltiamo. Come se non ne conoscessimo già abbastanza. Il fatto è che Bombolo non era esattamente un attore, era qualcosa di reale, di pesantemente vitale e scatenato, precipitato nel pieno del teatro e del cinema comico italiano degli anni ’70 e primi ’80. Come un meteorite.
E infatti ci colpì immediatamente con una forza inaspettata. Come se ci fosse sempre stato. Senza bisogno di un Fellini che lo scoprisse. Quando arrivò sui nostri schermi, fra tv e cinema, lo riconoscemmo subito. Esattamente come lo riconobbero Eli Roth e Quentin Tarantino in W la foca. Al punto che in Inglorious Bastards, quando i bastardi si travestono da italiani e devono esprimersi nella nostra lingua di fronte a Christoph Waltz, si sforzano di imitare gli tzé tzé di Bombolo. Me lo ha confermato Eli Roth. Avevano imparato un po’ di italiano imitando il dottor Patacchiola in W la foca.
enzo cannavale con bombolo ne il sommergibile piu pazzo del mondo 197058
Non solo. Quando vennero a presentare il film in Italia, Eli Roth, di fronte al pubblico dei critici italiani stupiti li salutò al grido di Viva Bombolo! Senza sapere quanto poco i critici italiani avessero apprezzato quel film e Bombolo. Il pubblico no. Lo ha sempre amato. E io pure. Mi ricordo che lo incontrai un secolo fa durante la registrazione di un programma sul cinema ideato e condotto da Vittorio Gassman, “Cinecittà Cinecittà”. C’erano Alvaro Vitali, Marino Girolami, Michela Miti, Renato Nicolini, Mario Merolo e c’era Bombolo. “Tu, Bombolo, hai inventato le scorregge al cinema!”, gli dissi prima delle riprese ricordandogli di Venticello nei film di Tomas Milian.
“Quando mai!? Tzé tzé. E chi te l’ha detto? E che fai il critico della merda…”. Ci rimasi male. Poi, neanche un quarto d’oro dopo, incominciò a vantarsi della cosa. “Ebbene sì, tzé tzé, so’ stato io a portare le scorregge al cinema, è vero”. Aveva negato per paura che a causa di questa assurda paternità i produttori non lo facessero più lavorare al cinema. Sbagliava. Bombolo poteva fare qualsiasi cosa.
In quel tipo di cinema, si muoveva meglio di tutti. “Tra gli ultimi caratteristi italiani è un gigante”, scrivevo già allora, nel 1982.
“Ha un fisico e una voce impensabili per qualsiasi altro cinema che non sia quello italiano più sporco e sudato. Ex piattaro della zone di Vicolo delle Palle a Roma, Bombolo è in pieno il comico preso dal vicolo e portato sullo schermo. Con una voce inconfondibile e facilmente imitabile dai ragazzini è il caratterista più amato dal pubblico romano. Sempre sudato, coi capelli alla bebè come Oliver Hardy, una sola espressione in viso, pronto al pianto isterico e alla battuta pesantissima, più che una spalla per Tomas Milian-Monnezza, Pippo Franco e Cannavale, Bombolo è la presenza più sincera della romanità nel nostro cinema e la verifica che questo cinema è fatto di volti e di voci. Senza Bombolo, Pippo Franco non è più lo stesso, e nemmeno Milian-Monnezza”.
Ricordo che un giorno a Venezia, durante la proiezione del film di Cesare Zavattini La veritàààà alla Mostra del Cinema del 1982, mi sembrò di riconoscere Bombolo tra gli attori e, in mezzo a un pubblico compitissimo di cinefili, urlai: “Ma quello è Bombolo!!!”, lasciando più generazioni di giornalisti di stucco. E, magari, sbagliavo pure. Ma tale era la foga di riconoscerlo in un film assolutamente fuori linea e strampalato che mi ero lanciato nel grido.
Del resto ero stato, credo, il primo critico a parlarne su giornali e riviste. Lo avevo scoperto, mi sembra, in un piccolo ruolo ne Il marito in collegio con Enrico Montesano, e lo avevo adorato sia come Venticello nei polizieschi con Tomas Milian diretti da Bruno Corbucci sia nei grandi film di Pippo Franco diretti da Pier Francesco Pingitore, come Il casinista e L’imbranato, autentici capolavori del genere, dove fa il cognato di Pippo, cattivo come pochi col protagonista.
Eccolo ai bagni Cicerchia di Ostia come bagnino che molla due pessimi posti, a lui e alla signora, cioè Luciana Turina. Poi cucina le cozze e manderà tutti in bagno. E il povero Pippo, che ha il letto vicino al cesso, perché “tzé, tzé, tutti i lussi hai, pure la camera con bagno!”, dovrà far passare tutti quella notte, visto che ci sarà un via di scariche fetenti.
Se nei film di Pingitore vessa continuamente il povero Pippo Franco, con Tomas Milian è vigliacco, infido, frignone, totalmente inaffidabile. “Tzé tzé… io nun ho fatto gnente… mi madre è vedova e mi padre pure…”. In Delitto a Porta Romana, ingiustamente accusato di omicidio, finisce per adattarsi bene alla vita di prigione tanto che si fidanza e sogna matrimonio e vita di coppia con Bartolo il Monzese, tremendo bandito gay interpretato da Elio Crovetto.
bombolo milian delitto a porta romana regia di bruno corbucci
Cercai di intervistare Crovetto a riguardo, ma stava già molto male. In Delitto sull’autostrada si fidanza anche con la giustamente celebre Bocconotti Cinzia di Gabriella Giorgelli, “tanto una brava ragazza, tzé tzé”. E come pronunciava lui Bocconotti Cinzia non lo pronunciava nessuno. Ma stava bene anche con la mamma. Ricordate i dialoghi tra Bombolo e la madre in Squadra antitruffa: “Stasera famo gli spaghetti alla scorreggiona”, “Perché viene anche zi’ Fernanda?... mannaggia’a mignotta” “Che m’hai chiamato?”, “Ma che chiamato, m’è caduta la schedina dentro il caffellatte!”.
bombolo e poi cominciatti a fa l attore di ezio cardarelli
Ah, Bombolo! Non c’è un attore che non lo ricordasse con affetto e amicizia. Anche perché sembrava che non ci fosse grande differenza tra il Bombolo della vita e quello dello schermo. Solo Tomas Milian ricordava che Bombolo a casa sua era un padre, un marito, assolutamente serio e autorevole. Ma nello speciale sulla sua vita diretto per la Rai da Pier Francesco Pingitore, Bombolo è sempre e solo Bombolo. Al punto che non è facile costruirgli un personaggio diverso.
bombolo e poi cominciatti a fa l attore di ezio cardarelli
Sì, si può chiamare Venticello, Er Trippa, Patacchiola, ma sempre Bombolo rimane. E la morte di Bombolo fu improvvisa come la sua apparizione nel cinema. Era incredibile pensare a quel cinema senza di lui. E pensare a lui in un modo che non fosse comico. Anche se, quando se ne andò Bombolo proprio quel cinema stava scomparendo. Forse era già praticamente scomparso.
Ma le continue riproposte dei suoi film in tv, il successo incredibile degli stessi film in vhs e poi in dvd ne hanno fatto, in questi ultimi trent’anni, una specie di monumento comico romano. E i bambini e i ragazzi hanno continuato a imitarlo, a imparare a mente le sue battute. Meglio di una statua al pincio. Tzé tzé.