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BUONE NOTIZIE: DOMANI IL FESTIVAL DI CANNES FINISCE DI SFINIRCI - ALBERTO MATTIOLI: ‘I LEBBROSI, E L’AIDS, E L’ISIS, E IL KU KLUX KLAN, E LE DELOCALIZZAZIONI DEI CAPITALISTI CATTIVI OLTRETUTTO TEDESCHI, E I MIGRANTI, E IL CANARO, E I CAMPI DI RIEDUCAZIONE MAOISTI, E LE SORELLE ROHRWACHER, E I BAMBINI ABBANDONATI. E CHE PALLE. DATECI DUE RISATE, DUE CANZONI, UN PO’ DI LA LA LAND O DI TRALLALÀ - TANTO LE GRIFFE, DOPO LE CINEASTE CHE PROTESTANO, SUL TAPPETO ROSSO MANDANO LE MODELLE NUDE
Alberto Mattioli per www.lastampa.it
Lo diciamo sommessamente, ma lo diciamo: abbiamo una gran voglia di ridere. E magari di vedere della bella gente vestita bene fare cose piacevoli in belle case, tipo divertirsi, bere champagne, fare l’amore, accarezzare gatti, leggere libri, spettegolare. Magari perfino con l’umile impiegata che alla fine sposa il miliardario tennista o, visto che quest’anno siamo tutti molto engagé sulla parità, l’operaio bonazzo che convola con la padrona delle ferriere che, dopo anni si selvaggio sfruttamento dell’uomo sull’uomo, anzi in questo caso della donna sull’uomo, scopre finalmente l’ammmore con la «a» maiuscola e almeno tre «emme», come si dice a Cinecittà.
Certo, dirlo a Cannes è come bestemmiare in chiesa. Però sono due settimane che ci viene servita calda ogni possibile sventura: e i lebbrosi in fuga dal lebbrosario, e l’Aids, e l’Isis, e il Ku Klux Klan, e le delocalizzazioni dei capitalisti cattivi oltretutto tedeschi, e i migranti, e il Canaro, e i campi di rieducazione maoisti (per otto ore e 16 minuti intervallo escluso, o yes!), e il serial killer che si fa il borsellino con la tetta di una vittima, e le sorelle Rohrwacher, e i bambini abbandonati. E che palle.
protesta delle donne del cinema a cannes
E le location spazio-temporali, poi: la Polonia postbellica, l’Urss brezneviana, le baraccopoli dei profughi, i villaggi sperduti dell’Iran dove non prende nemmeno il telefonino. Capite che un po’ di voglia di Mayfair o del Sedicesimo arrondissement possa venire, due risate, due canzoni, un po’ di La La Land o di trallalà, ci accontentiamo di poco. Oltretutto dopo un paio di settimane quanto a meteo fra la Scozia d’estate e la Brianza d’inverno, oggi è perfino uscito il sole, e non si ha più tanta voglia di flagellarsi full time.
Hanno stufato perfino tutte le buone cause progressiste e perbenino, il battersi per Pinco e lo sbattersi per Pallino, la «coraggiosa denuncia» (sai che coraggio, denunciare il razzismo o l’omofobia o il femminicidio, ce ne vorrebbe molto di più - e anche una bella faccia di bronzo - per difenderli) e l’«impietosa analisi». E’ un buonismo appiccicaticcio che trasuda anche dalle recensioni, almeno quelle italiane, mentre gli anglosassoni sono divertenti anche quando massacrano e i francesi, ogni tanto, perfino troppo feroci, vedi «Libé» sul film della povera Golino: «Un festival di inquadrature infami su delle cose stupide», salute.
protesta delle donne del cinema a cannes
E poi, si sa che il Festival è in ostaggio dalle note griffe dei notissimi prodotti di lusso e quindi dopo le cineaste che «coraggiosamente» chiedono la parità salariale con i cineasti deve inzeppare il tappeto rosso di bellone coperte di poca stoffa e molti gioielli. Però guai a selfarsi, quando ormai i selfie si fanno anche con il Papa o la Regina d’Inghilterra, perché si rovina la sacralità del momento, tipo Bella Hadid che sale i gradini meravigliosamente (s)vestita.
kendall jenner 2018cannes 4
kendall jenner 2018cannes 3
Vabbé, domani comunque il Festival finisce di sfinire, chiude il baraccone, si torna alla vita vera. Dove, paradossalmente, capita ogni tanto di ridere, non come in questo sontuoso catafalco che racconta un mondo perfino peggiore di come in realtà sia.
maltempo a cannes 2
la strada dei samouni
la strada dei samouni
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