benigni mose dieci comandamenti

BUTTAFUOCO E FIAMME SU BENIGNI: “ORA FA IL VICE-PAPA. HA DISMESSO LA SUA NATURA DA ARTISTA E NON RIESCE NEMMENO A ESSERE ALL’ALTEZZA DI UN DARIO FO. GIRARE UN CINEPANETTONE LO RESTITUIREBBE AL SUO MESTIERE” – IL TESTO DELLA PRIMA PUNTATA

Adriano Scianca per "Libero quotidiano"

 

pietrangelo buttafuocopietrangelo buttafuoco

Roberto Benigni? Un «vice-Papa». Anzi, un «co-Papa» che fa «co-benedizioni». Allo scrittore Pietrangelo Buttafuoco lo spettacolo di Roberto Benigni? Un «vice-Papa». Anzi, un «co-Papa» che fa «co-benedizioni». Allo scrittore Pietrangelo Buttafuoco lo spettacolo di Roberto Benigni sui dieci comandamenti non è proprio andato giù.

 

Buttafuoco, le è piaciuto Benigni che commenta i dieci comandamenti?

«C’è un problema di fondo: Benigni ha dismesso la sua natura d’artista, come ha spiegato bene Aldo Grasso sul Corriere della Sera. E questo non può che rammaricarmi. Ora è diventato un vice-Papa Francesco».

 

La virata sulla religione non le è piaciuta?

«No, non è quello il problema. Anzi, il fatto che abbia affrontato i dieci comandamenti ci tranquillizza».

 

Perché?

«Perché almeno non molesterà più Dante Alighieri».

 

D’accordo. Ma allora cosa non va dello spettacolo sul Decalogo?

«Il fatto che non ci sia una frequentazione del bello, ma solamente un tromboneggiare che offende tutto il nobile mestiere dei saltimbanchi e dei guitti. Benigni non riesce nemmeno a essere all’altezza di un Dario Fo».

 

roberto benigni i 10 comandamenti 9roberto benigni i 10 comandamenti 9

Una bocciatura in piena regola quindi...

«Eppure io vorrei dargli un consiglio, se mai Benigni si abbasserà a leggere Libero, conoscendo i suoi pregiudizi verso ciò che non è in odore di santità».

 

Prego.

«Dovrebbe fare un film di serie B. Un cinepanettone. Lo restituirebbe al suo mestiere. E comunque il vero Benigni è un altro».

 

Quale?

«Quello di quel vecchio filmato in cui maledice i fascisti. “Se nasce un mongoloide è una cosa molto trista, ma la cosa più schifosa è se nasce un fascista. Maledetta l’ora, il giorno e il secondo in cui due merdaioli ti misero al mondo”. Eccetera. Alla fine tutto si riduce a quell’unico vero comandamento, di affidarsi alla maledizione in nome di un istinto di superiorità. E poi è un’operazione costosissima».

 

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Sono prezzi di mercato...

«Ma perché uno spettacolo così, con un uomo solo che parla, deve costare così tanto?».

 

Facendo alto share Benigni pretenderà alti compensi...

«Il punto è questo: se veramente vuoi cantare la bellezza dei comandamenti non ci vai accompagnato dalla gente per spremere le casse della Rai. Se vuoi essere co-Papa di Francesco, se dai co-benedizioni e fai co-mizi, se resti nell’empireo allora devi anche agire di conseguenza. E sei anche più credibile».

 

Eppure Benigni è piaciuto a tutti.

«Sì, in fondo i suoi 10 milioni di baionette sono solo il 20% in meno degli “8 milioni di baionette”...».

 

Piaciuto a tutti ma non a lei.

«Faccio mio il motto di Natale in casa Cupiello: “Nun me piace ’o presepio”».

 

Dove il presepio sarebbe Benigni?

«Esattamente».

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E dell’evoluzione del comico toscano da «piccolo diavolo» strapaesano e vagamente bestemmiatore a pio chierichetto da prima serata cosa si può dire?

«Confermo quello che disse Ionesco (e qui tocchiamo davvero i vertici alti dell’arte teatrale) quando aprì la finestra del suo appartamento di Parigi e vide la folla sgargiante e urlante dei sessantottini: “Diventerete tutti notai”. È quel che è successo a Benigni».

 

 

2. E DOPO BERLINGUER... BENIGNI VUOLE BENE ANCHE AL DIO DI MOSÈ

Testo di Roberto Benigni tratto da “I Dieci comandamenti” pubblicato da “Il Fatto Quotidiano

 

   La prima puntata de “I Dieci Comandamenti” non ha deluso le aspettative. Davanti al televisore gli spettatori sono stati 9 milioni e 104 mila per uno share oltre il 33%.

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Sono contento di vedervi tutti a piede libero, voi siete rimasti gli unici in tutta la città. Comunque Roma rimane la città più bella del mondo, sotto Natale poi è davvero bellissima. Con tutti questi addobbi. Soprattutto sono bellissime queste luci bianche e blu lampeggianti, sopra le macchine per farle vedere meglio. Abbiamo avuto il permesso della Rai, della Questura, della Banda della Magliana, possiamo cominciare.

 

Questi politici imprenditori, sapevano che avrei fatto lo spettacolo sui dieci comandamenti e hanno fatto in modo di violarli tutti e dieci. Solo un miracolo ci può salvare. Infatti Renzi è andato dal Papa, anche per cercare spunti per la riforma elettorale. Quella che hanno in Vaticano gli piace molto, si va alle elezioni e chi vince governa per tutta la vita. Al posto dell’Italicum, il Vaticanum. Siamo venuti a parlare di Bibbia, finiamo per parlare tutta la sera di Re-bibbia.

   

Dio esiste?

   Dio c’è o non c’è? Dove si va dopo la morte? Esiste l’anima? Dobbiamo chiarire tutto. Parlare di queste cose fa bene all’anima. La salute della nostra anima ci riguarda profondamente. Dovrebbe essere il nostro primo dovere. La Bibbia è l’unico caso in cui l’autore è anche autore dei lettori.

 

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La storia dei comandamenti è scritta nel libro dell’Esodo, che parla dell’uscita degli ebrei dall’Egitto dov’erano tutti schiavi dell’uomo più potente del mondo. Ma Dio fa uscire dall’Egitto tutta l’umanità. E la guida. E regala loro la libertà, i dieci comandamenti. Parte l’alleanza tra Dio e il popolo più piccolo e disprezzato del mondo. Lo sceglie perché lo ama. Si serve di questo piccolo popolo per trasmettere al mondo la sua parola. Non li libera da solo.

 

Si fa aiutare da un personaggio tra i più grandi della storia: Mosè. Tutti conoscete la storia di Mosè. In pochi giorni da principe nel palazzo del Faraone a ricercato, tutto per difendere uno schiavo, l’ultimo degli uomini. Mosè è l’ultimo degli uomini, e Dio lo cerca. È sempre Dio che cerca gli uomini. Mosè chiede “come ti chiami?” a Dio. Dio dice il suo nome, una parola che continuano a studiare da secoli. Mosè non capisce e se lo fa ridire.

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Una parola impressionante “Io sono colui che sono”. Dio nell’Esodo vuole che noi impariamo la libertà e non c’è niente di più difficile di essere liberi. All’arrivo al Monte Sinai Dio scrive col suo dito i Dieci Comandamenti. Primo comandamento: Io sono il signore Dio tuo che ti ha tratto fuori dal paese d’Egitto, dalla casa di servitù. Non avrai altro dio all'infuori di me.

 

Con questo comandamento Dio entra nella storia. Si ferma il tempo. Qui Dio si sta presentando, è la sua carta d’identità, è il biglietto da visita attaccato al regalo. Manca solo l’indirizzo. Immaginate d’essere stati lì in quel momento, quando dice “Io sono il signore Dio Tuo”. Lui non vuole essere Dio, vuole essere mio Dio, vuole essere amato. La Bibbia è un’alleanza tra Dio e gli uomini. Non solo mi ama, ma è pure geloso. E mi controlla. Cos’hai fatto ieri sera? Non è che hai visto Buddha? È proprio innamorato.

   

 

Secondo comandamento: Non nominare il nome di Dio invano, perché il signore non lascia impunito chi lo nomina invano. Nella storia si è ucciso più in nome di Dio che in qualsiasi altra cosa. È questa la più grande bestemmia. Usare Dio per servirsene per versare sangue. La parola più luminosa, insudiciata, sporcata dalla violenza da sempre. Dalle crociate, dalle guerre di potere. La novità oggi è la frequenza con cui si associa il nome di Dio alla violenza.

   

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L’elogio del silenzio

   Terzo comandamento: Ricorda il giorno di sabato per santificarlo. Per sei giorni lavorerai e farai ogni tua opera. Ma il settimo giorno è sabato per il signore Dio tuo. Non farai alcuna opera, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né i tuoi servi né alcuna delle tue bestie, né il forestiero che è dentro alle tue porte, poiché in sei giorni il Signore fece il cielo e la terra e tutto ciò che è in essi e il settimo giorno si riposò. È il comandamento più potente di tutti. Il cuore del comandamento è il riposo.

 

Dice il comandamento che si devono riposare il servo, la serva, l’extracomunitario. Una rivoluzione tremila anni fa dire di far riposare gli schiavi. I dieci comandamenti sono l’inizio di un mondo nuovo. E bisogna che riposi tutto, anche la terra e la natura. È un colpo di Stato poetico. La festa del mondo appena finito di farlo. Il giorno di riposo è incluso nel lavoro della creazione. Il riposo che fa parte del lavoro. Dio si riposò e si compiacque: “Sono stato bravo”. E vuole che lo imitiamo. Il senso di tutto è nel silenzio. Pensate quanto ce ne sarebbe bisogno oggi. Siamo connessi con tutto il mondo ma disconnessi da noi stessi. Santificare vuol dire abbandonare l’abitudine.

 

 

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