1- CANNES 2012. E' ANDATA COSI'. PRIMO HANEKE, SECONDO MATTEO GARRONE, TERZO LOACH 2- LA FRANCIA NON VINCE NULLA, GLI AMERICANI NEPPURE E IL RESTO DEL MONDO, AUSTRIACI, ITALIANI, RUMENI, MESSICANI E DANESI TUTTO. UN DISASTRO PER LA GRANDEUR DEL CINEMA FRANCESE, E SE LA PRENDERANNO NON POCO COL PRESIDENTE DELLA GIURIA NANNI MORETTI (MA NON LO SAPEVANO COM'ERA? CHE SI ASPETTAVANO?) 3- LA FRANCIA HA CERCATO DI FAR PASSARE COME PREMIO NAZIONALE QUELLO A "AMOUR" DI HANEKE, CHE E' PRODOTTO E INTERPRETATO DA FRANCESI, MA NON E' NELL'ANIMA UN FILM FRANCESE. UN DISASTRO PER LEOS CARAX, JACQUES AUDIARD E ALAIN RESNAIS 3- IL GRAND PRIX A GARRONE PER "REALITY", PREMIO ACCOLTO NON TROPPO BENE IN SALA

Marco Giusti per Dagospia

Cannes 2012. E' andata cosi'. Primo Haneke, secondo Garrone, terzo Loach. La Francia non vince nulla, gli americani neppure e il resto del mondo, austriaci, italiani, rumeni, messicani e danesi tutto. Un disastro per la grandeur del cinema francese, che ha cercato di far passare come premio nazionale quello a "Amour" di Haneke, che e' prodotto e interpretato da francesi, ma non e' nell'anima un film francese.

Un disastro per Leos Carax, che vedeva questo Cannes come il suo grande ritorno. E per Jacques Audiard che sperava di veder premiata almeno la sua protagonista Marion Cotillard. Ma non ridono neanche gli americani, che pure trionfarono l'anno scorso con "The Tree Of Life", che ottengono solo la Camera d'Or.

Eccoli i premi. Palma d'oro a "Amour" di Michael Haneke, e qui non ci sono mai stati dubbi, considerato da tutti il miglior film visto al festival. Grand Prix a Matteo Garrone per "Reality", premio accolto non troppo bene in sala, ma che premia un regista di grande talento.

Prix de la mise en scene al fischiatissimo "Post Tenebras Lux" del messicano Carlos Reygadas, belle scene ma poco comprensibile. Reygadas e' un grande regista, ma questo non e' certo il suo film migliore. Poi magari, un giorno, ce lo spiega. Prix de la Jurie all'altamente alcolico "The Angels' Share" di Ken Loach, commedia inglese perfetta, ma un po' inutile da premiare dopo tanti onori riservati gli anni scorsi a Loach.

Premio per la miglior interpretazione maschile al bonissimo Mads Mikelssen, come maestro accusato ingiustamente di pedofilia in "La Caccia" del danese Thomas Vintemberg. Grande attore (e' stato anche il cattivo di "Casino Royale"), giustamente premiato, deve molto anche un film di grande tenuta narrativa.

Premio per la migliore interpretazione femminile a Cosmina Flutur e Cristina Stratam, le due strepitose protagoniste di "Oltre le colline" di Mungiu. Vestite al meglio della moda rumena, hanno massacrato con la loro ingenuita' gli abiti firmatissimi delle star presenti in sala. Alla faccia di Dior e Dolce e Gabbana. E anche alla faccia di Kristen Stewart e Marion Cotillard. Onore al cinema rumeno.

Prix du scenario, cioe' per la migliore sceneggiatura, a "Oltre le colline" del rumeno Cristian Mungiu, veramente poco scritto, visto il gran lavoro che fa Mungiu sugli attori e sulla messa in scena. La Camera d'Or, il premio per la miglior opera prima, va senza discussioni al bellissimo "Beasts of the Southern Wild" di Benh Zeitlin, il film passato a Un Certain Regard sull'uragano Katrina visto attraverso gli occhi di una bambina, la buffa Hushpuppy, che si accende la minestra con la fiamma ossidrica. E su questo siamo tutti d'accordo.

Comunque stavolta i francesi ci sono rimasti proprio male e se la prenderanno non poco col presidente della giuria Nanni Moretti (ma non lo sapevano com'era? Che si aspettavano?), che e' riuscito nell'impresa facilissima di far premiare un film non cosi' immediato come "Reality" di Garrone. L'anno scorso Sorrentino con "This Must Be The Place" non ottenne nulla, ricordate? Dopo una stagione entusiasmente, dopo l'Oscar a "The Artist" e il successo internazionale di "Quasi amici", i francesi erano sicuri che un premio maggiore andasse o al solido Jacques Audiard per "De rouilles et d'os" o all'ex ragazzo terribile Leos Carax per "Holy Motors" o all'arzillo novantenne Alain Resnais per "Vous n'avez encore rien vu".

Certo, anche "Amour" di Haneke e' di produzione francese, per non parlare di film coprodotti (tra cui lo stesso "Reality" di Garrone), ma i francesi hanno bisogno di dominare totalmente questo festival e di espandere il proprio mercato. Megalomani, certo, pero' loro ci credono e noi no. Di previsioni in queste ultime ore se ne erano fatte anche troppe. Dal premio a Aniello Amato, il protagonista di "Reality" di Matteo Garrone, dato come sicuro (con annesso scandalo, visto che sta scontando un ergastolo per triplice omicio), poi alla possibilita' di un premio maggiore a Garrone stesso.

I giornalisti francesi, dopo essere partiti all'assalto della Palma d'Oro con la vittoria sicura di Leos Carax, molto sponsorizzato da LesInrock, si erano messi a piangere gia' a un'ora dall'inizio della cerimonia finale del festival, che la giuria morettiana non aveva messo nessun regista francese tra i cinque premi maggiori, che sarebbero andati a Haneke, Mungiu, Garrone, Vintenberg e Reygadas.

Di sicuro, in verita', c'era solo la pioggia, che puntualmente rovinava anche la cerimonia finali e i premi che erano gia' stati assegnati nelle altre sezioni. La Quinzaine de Realisateurs premiava il bellissimo film cileno "No" di Pablo Larrain (e su twitter si sprecavano battute e incompresioni sul titolo del film), dedicato al referendum del 1988 in Cile sul governo Pinochet.

Un Certain Regard, poi, dove la giuria presieduta da Tim Roth dava il premio maggiore al film messicano "After Lucia" di Michel Franco, alla sua opera seconda, pesantissima storia di violenza ai danni di una ragazza in quel di Citta' del Messico.

Altri premi di Un Certain Regard andavano ai francesi Benoit Delpine e Gustave Kervern per "Le Grand Soir" e allo slavo Aida Begic per "Children of Sarajevo", mentre i premi per i migliori attori andavano alla canadese Suzanne Clement, che sopporta la trasformazione del suo uomo in femmina in "Laurence Anyways" di Xavier Dolan, e Emilie Dequenne in "A Perdre la Raison" di Joachim Lafosse. Il premio Fipresci e altri due premi minori andavano a "Beasts Of The Southern Wild" di Benh Zeitlin, che avrebbe poi vinto anche la Camera d'Or e e' gia' stato segnalato come uno dei maggiori film americani dell'anno.

 

LA GIURIA DI NANNI MORETTI A CANNESCANNES 2012GARRONE E MOGLIE A CANNESGARRONE A CANNESKEN LOACH A CANNESHANEKE E IL SUO CAST A CANNESpresidente della giuria Nanni Moretti GARRONE A CANNESKen Loach ca CARLOS REYGADASMORETTI DURANTE UNA RIUNIONE DELLA GIURIA A CANNESDIANE KRUGER A CANNESKYLIE MINOGUEGARRONE A CANNESHANEKE A CANNES

Ultimi Dagoreport

giancarlo giorgetti francesco miller gaetano caltagirone andrea orcel nagel

DAGOREPORT – CON L'OPERAZIONE GENERALI-NATIXIS, DONNET  SFRUTTA UN'OCCASIONE D'ORO PER AVVANTAGGIARE IL LEONE DI TRIESTE NEL RICCO MERCATO DEL RISPARMIO GESTITO. MA LA JOINT-VENTURE CON I FRANCESI IRRITA NON SOLO GIORGETTI-MILLERI-CALTAGIRONE AL PUNTO DI MINACCIARE IL GOLDEN POWER, MA ANCHE ORCEL E NAGEL - PER L'AD UNICREDIT LA MOSSA DI DONNET È BENZINA SUL FUOCO SULL’OPERAZIONE BPM, INVISA A PALAZZO CHIGI, E ANCHE QUESTA A RISCHIO GOLDEN POWER – MENTRE NAGEL TEME CHE CALTA E MILLERI SI INCATTIVISCANO ANCOR DI PIU' SU MEDIOBANCA…

papa francesco spera che tempo che fa fabio fazio

DAGOREPORT - VOCI VATICANE RACCONTANO CHE DAL SECONDO PIANO DI CASA SANTA MARTA, LE URLA DEL PAPA SI SENTIVANO FINO ALLA RECEPTION - L'IRA PER IL COMUNICATO STAMPA DI MONDADORI PER LA NUOVA AUTOBIOGRAFIA DEL PAPA, "SPERA", LANCIATA COME IL PRIMO MEMOIR DI UN PONTEFICE IN CARICA RACCONTATO ''IN PRIMA PERSONA''. PECCATO CHE NON SIA VERO... - LA MANINA CHE HA CUCINATO L'ENNESIMA BIOGRAFIA RISCALDATA ALLE SPALLE DI BERGOGLIO E' LA STESSA CHE SI E' OCCUPATA DI FAR CONCEDERE DAL PONTEFICE L'INTERVISTA (REGISTRATA) A FABIO FAZIO. QUANDO IL PAPA HA PRESO VISIONE DELLE DOMANDE CONCORDATE TRA FABIOLO E I “CERVELLI” DEL DICASTERO DELLA COMUNICAZIONE È PARTITA UN’ALTRA SUA SFURIATA NON APPENA HA LETTO LA DOMANDINA CHE DOVREBBE RIGUARDARE “SPERA”…

giuseppe conte beppe grillo ernesto maria ruffini matteo renzi elly schlein

DAGOREPORT – ABBATTUTO PER DUE VOLTE BEPPE GRILLO ALLA COSTITUENTE, UNA VOLTA CASSATO IL LIMITE DEI DUE MANDATI,  LIBERO DA LACCI E STRACCI, GIUSEPPE CONTE POTRA' FINALMENTE ANNUNCIARE, IN VISTA DELLE REGIONALI, L’ACCORDO CON IL PARTITO DI ELLY SCHLEIN – AD AIUTARE I DEM, CONCENTRATI SULLA CREAZIONE DI UN PARTITO DI CENTRO DI STAMPO CATTOLICO ORIENTATO A SINISTRA (MA FUORI DAL PD), C'E' ANCHE RENZI: MAGARI HA FINALMENTE CAPITO DI ESSERE PIÙ UTILE E MENO DIVISIVO COME MANOVRATORE DIETRO LE QUINTE CHE COME LEADER…

alessandro sallusti beppe sala mario calabresi duomo milano

DAGOREPORT – CERCASI UN SINDACO A MISURA DUOMO - A DESTRA NON SANNO CHE PESCI PRENDERE: SALLUSTI PIACE A FRATELLI D’ITALIA MA NON AI FRATELLI BERLUSCONI, CHE LO CONSIDERANO UN “TRADITORE” (IERI AI PIEDI DEL CAVALIERE, OGGI BIOGRAFO DI MELONI) – A SINISTRA, C'E' BEPPE SALA CHE VUOLE IL TERZO MANDATO, CERCANDO DI RECUPERARE IL CONSENSO PERDUTO SUL TEMA DELLA SICUREZZA CITTADINA CON L'ORGANIZZAZIONE DELLE OLIMPIADI DI MILANO-CORTINA 2026 - SI RAFFORZA L’IPOTESI DI CANDIDARE MARIO CALABRESI (IN BARBA ALLE SUE SMENTITE)...

nancy pelosi - donald trump - joe biden - michelle e barack obama

DAGOREPORT – FINALMENTE UNA DONNA CON LE PALLE: MICHELLE OBAMA NON CEDE AI VENTI DI TRUMPISMO E SI RIFIUTA DI PARTECIPARE ALL’INAUGURATION DAY. L’EX FIRST LADY SI ERA GIÀ RIFIUTATA DI ANDARE AL FUNERALE DI JIMMY CARTER: UNA VOLTA SAPUTO CHE AVREBBE DOVUTO POSARE LE CHIAPPONE ACCANTO A QUELLE DI TRUMP, SI È CHIAMATA FUORI – UNA SCELTA DI INDIPENDENZA E FERMEZZA CHE HA UN ENORME VALORE POLITICO, DI FRONTE A UNA SCHIERA DI BANDERUOLE AL VENTO CHE SALGONO SUL CARRO DEL TRUMPONE. E CHE IN FUTURO POTREBBE PAGARE…

giorgia meloni daniela santanche matteo salvini renzi

CHE SUCCEDE ORA CHE DANIELA SANTANCHÈ È STATA RINVIATA A GIUDIZIO PER FALSO IN BILANCIO? NIENTE! PER GIORGIA MELONI UN RIMPASTO È INDIGERIBILE, E PER QUESTO, ALMENO PER ORA, LASCERÀ LA "PITONESSA" AL SUO POSTO - LA DUCETTA TEME, A RAGIONE, UN EFFETTO A CASCATA DAGLI ESITI INCONTROLLABILI: SE ZOMPA UN MINISTRO, LEGA E FORZA ITALIA CHIEDERANNO POLTRONE – IL DAGOREPORT DI DICEMBRE CHE RIVELAVA IL PIANO STUDIATO INSIEME A FAZZOLARI: IL PROCESSO DI SALVINI ERA DI NATURA POLITICA, QUELLO DELLA “PITONESSA” È “ECONOMICO”, COME QUELLO SULLA FONDAZIONE OPEN CHE VEDEVA IMPUTATO RENZI. E VISTO CHE MATTEONZO È STATO POI ASSOLTO IN PRIMO GRADO, COME DEL RESTO IL "CAPITONE" PER IL CASO "OPEN ARMS", PERCHÉ LA “SANTADECHÈ” DOVREBBE LASCIARE? – IL SUSSULTO DI ELLY SCHLEIN: “MELONI PRETENDA LE DIMISSIONI DI SANTANCHÈ”