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LA CANNES DEI GIUSTI - L'ATMOSFERA E' MOSCETTA. E IL PRIMO FILM, "MA LOUTE”, MALGRADO LA GRANDE PRESENZA DI STELLE DEL CINEMA FRANCESE, DA FABRICE LUCHINI A JULIETTE BINOCHE, E' UNA GRAZIOSA COMMEDIA GROTTESCA MA NON IL FILM CHE ASPETTAVAMO

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Marco Giusti per Dagospia

 

Cannes, Secondo giorno. Diciamo che l'atmosfera e' moscetta. E il primo film della mattinata, "Ma Loute", ideato, scritto e diretto dal Bruno Dumont de "L'humanite'" e "La vie de Jesus", malgrado la grande presenza di stelle del cinema francese, da Fabrice Luchini a Valeria Bruni Tedeschi a Juliette Binoche, e' una graziosa commedia grottesca, ma non il film che aspettavamo. In pratica e' la versione cinematografica, piu' ricca e artistica, della bella serie diretta da Dumont per la tv francese, "Le P'tit Quinqui", che gia' mostrava un aspetto totalmente nuovo del regista.

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Una specie di via al giallo storico ambientata in paesaggi del grande immaginario francese e belga e con un eccesso per la caratterizzazione grottesca. Qui, nel 1910, nella Baie de la Slak nel Nord della Francia, assistiamo al caso curioso della scomparsa di una serie di villeggianti, tutti di Lille e Calais. Vengono al mare e svaniscono nel nulla. Molto presto ci viene spiegato che ne sanno qualcosa i brutali membri della famiglia Brufort, composta dal capo famiglia, detto l'Eternel, dal figlio maggiore Ma Loute, Brandon Lavieille, la mamma, Caroline Carbonnier, e i tre pargoletti.

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I Brufort aiutano i villeggianti a attraversare la baia con la loro barchetta o portandoli a braccio di qua' e di la'. Ma soprattutto li accoppano per poi mangiarseli da cannibali come in "Non aprite quella porta". Anche se non mangiano gli esseri umani non e' tanto meglio la famiglia dei ricchi Van Petegham, che vengono ogni anno in vacanza nella baia. Il debosciato Andre', Fabrice Luchini, sua moglie nevrotica Isabelle, Valeria Bruni Tedeschi, sua sorella Aude, Juliette Binoche, il cugino Christian, Jean Luc Vincent.

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A questi aggiungiamo una ragazzina dal sesso incerto, Billie, interpetata da una notevole esordiente, Raph, figlio/a di Aude, e forse dello stesso Andre', e le sue due figlie. Mentre due buffi ispettori con bombetta, uno enorme e uno coi capelli rossi, indagano sulle strane scomparse, Ma Loute e Billie si innamorano e le famiglie così diverse come classe e linguaggio si incontrano e scontrano. Al cannibalismo selvaggio dei Bruford i Ven Peteghem oppongono un capitalismo malsano fondato sulla deprazione e sulla corruzione dell'alta borghesia francese.

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Commedia grottesca dal bel budget, dimostra come ancora Dumont sia interessato alle riprese dei paesaggi e dei cambiamenti dei cieli piu' che alla struttura narrativa. Al punto che gli attori, soprattutto Luchini e Binoche esagerano nel birignao da inizio secolo un po' con modalita' da Bagaglino. Il primo si studia una camminata sordiana assurda, la seconda aumenta le dosi della sorella massacrata dai maschi di casa maniaci forse un po' troppo in la'.

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Spesso gli attori minori si mettono a ridere quando non dovrebbero e quello che era divertente nella serie televisiva di Dumont risulta qui un bel po' esagerato, soprattutto se il film non segue un piano narrativo di una certa sostanza. Certo, Luchini e la Binoche sono divertenti, ma spesso vanno un po' per conto loro e, alla fine, funziona meglio di tutti la Bruni Tedeschi perche' piu' misurata o stretta all'angolo dalla Binoche.

 

Peccato, perche' il film ha un bell'impianto di grottesco francese molto fumettistico, i due ragazzi innamorati hanno bellissime facce, la fotografia di Riton Dupire Clement e' eccellente, ma non stiamo vedendo l'Harry Potter francese e il miscuglio di horror cannibalico e commedia grottesca non sempre funziona. Molto interessante, ma forse un po' eccessivo anche "Uchenik" ("Il discepolo") del regista russo Kirill Serebrennikov visto a Un Certain Regard.

 

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Qua e' di scena la follia nazistoide di un ragazzo, Venia, Petr Skvortdov, cresciuto orfano di padre che cerca di seguire solo le frasi della Bibbia e di mettere quindi una sorta di Cristianesimo talebano che scoppiera' nel delirio omicida. Venia si muove all'interno di una famiglia che lo protegge, la madre insulsa, e di una scuola che non stigmatiza i suoi deliri cattolici.

 

Al punto che la direttrice se la prende con la giovane professoressa di biologia, Victoria Isakova, che e' l'unica a opporsi alle tesi e al comportamento del ragazzo. Venia fa presto un allievo, un ragazza con una gamba piu' corte e gay, che maltratta pesantemente. Tratto da una piece teatrale, il film, girato benissimo, si indirizza molto presto dalle parti di "American X History" e altre follie nazistoidi, con la differenza che qua si parte dalla Bibbia e che il discorso sviluppa una sorta di ragionamento sui totalitarismi emergenti di questo ultimi decenni. Non male, comunque.

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