CARLO! - ESCE IL DOCUMENTARIO SUL “MALINCOMICO” VERDONE: “VOGLIO ESSERE UN ANTIDEPRESSIVO SENZA EFFETTI COLLATERALI”

Carlo!, il documentario su Verdone di Gianfranco Giagni e Fabio Ferzetti sara' in sala il 3,4,5 giugno in tutte le sale italiane del circuito The Space. Il 4 giugno Verdone sarà in sala a salutare gli spettatori del The Space Parco de' Medici, a Roma.

Carlo Verdone per il "Corriere della Sera - Milano"

Quando il critico cinematografico Fabio Ferzetti e il regista Gianfranco Giagni mi proposero di girare un documentario che riguardasse il mio aspetto privato, restai assai perplesso. Non capivo il motivo di tanto interesse su un attore ancora in attività. E mi spaventava il pericolo di autocelebrazione che ne poteva scaturire dai giudizi di colleghi e dai compagni di lavoro.

Una volta chiarito che non sarebbe stata affatto un'apoteosi sul personaggio ma un documentario libero, dove tutti potevano liberamente dire quel che pensavano sulla mia persona e sul mio lavoro, ci ho voluto pensare qualche giorno. Alla fine ho dato il mio consenso, sperando di riuscire in una confessione assolutamente sincera, dimenticando di avere davanti a me una macchina da presa e di non prepararmi nulla. Andando a braccio o rispondendo a domande nate sul momento in assoluta libertà di pensiero.

Ho avuto un bel coraggio nell'aprirmi in modo così aperto, ma alla fine è stata quasi una liberazione quella di mostrare una parte della mia anima che il pubblico ignora. O al massimo immagina vagamente. Questo è stato l'aspetto più interessante di questo documentario che ripercorre più di trent'anni di carriera. Non ho avuto il minimo pudore a parlare delle mie fragilità, delle mie paure, della malinconia perenne che mi accompagna da quando sono nato.

Delle cose che mi fanno ridere e di quelle che detesto. E sono riuscito a ricordare tanti volti, tante persone, tanti episodi che mi hanno segnato nella felicità come nel dolore. Un flusso enorme di ricordi che mi ha condotto in luoghi particolari ai quali devo tanto per le mie storie cinematografiche. Persone di grande statura, cialtroni, mascalzoni, anime pure e piene di dignità ne ho incontrate tante. E da ognuno di loro ho catturato un frammento da rappresentare.

Sono stato un uomo che non ha mai smesso di guardare, di osservare una realtà in continua evoluzione nel linguaggio, nei suoi tic, nei difetti. Nella sua solitudine come nella sua mitomania comportamentale. Confesso di adagiarmi spesso nei ricordi più belli, quando la nostra famiglia era al completo ed io un semplice ragazzo, pieno di passioni, che studiava all'università la Storia delle Religioni. Ma non mi sono mai arreso di fronte ad una realtà meno poetica di quella dei miei vent'anni e ho continuato a guardare, ad intercettare quei «dettagli» nell'umanità che hanno contraddistinto il mio cinema di commedia.

Svuotando la casa di famiglia, che con la morte di mio padre Mario è tornata al Vaticano che ne era proprietario, ho trovato delle vecchie bobine in super 8. Ci sono io giovane, ci sono io per un attimo nell'atto di abbracciare mia madre scuotendola da una parte e dall'altra. Questi filmati li ho dati a Ferzetti e Giagni. Come ho dato loro il documento che forse non avrei mai voluto vedere: un filmato della mia casa paterna ormai vuota, con me che cerco (disperatamente) di ricordarla.

Il giorno della consegna delle chiavi all'addetto del Vaticano, chiamai al volo una piccola troupe di miei amici. Volevo avere per l'ultima volta l'immagine di quelle stanze, di quel corridoio, di quel bel terrazzo. Volevo raccontare la mia famiglia. Ma arrivato in quella che fu la stanza dei miei genitori non ebbi più la forza di andare avanti. Li congedai dicendo: «Non fatemi mai vedere quello che avete girato. Forse un giorno ve lo richiederò ....».

Con coraggio ho dato questo filmato per il documentario ma, confesso, non ho mai avuto la forza di vederlo per intero. Penso che in quelle immagini esca fuori un altro Carlo Verdone. Un uomo semplice, rispettoso per i suoi cari, innamorato dei suoi figli, umile spettatore dei grandi talenti che mi hanno insegnato tanto.

Chi avrà voglia di assistere ad un'ora e un quarto di divertimento e riflessioni si troverà davanti, spero, una persona perbene. È così che voglio essere ricordato. Non chiedo altro. Ma di strada ne ho da fare ancora un po' ... E quello che mi auguro è di darvi ancora qualche sorriso, perché quella del comico è anche una missione: quella di essere un antidepressivo privo di effetti collaterali.

 

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