fabio testoni dandy bestia skiantos

"NOI SKIANTOS ABBIAMO FATTO TUTTO NONOSTANTE L’EROINA" - IL CHITARRISTA FABIO TESTONI, IN ARTE “DANDY BESTIA”, RACCONTA L'ASCESA DELLA BAND FONDATA DA ROBERTO "FREAK" ANTONI: "CUCINAVAMO SPAGHETTI SUL PALCO E LANCIAVAMO VERDURE SUL PUBBLICO. DIETRO LO SBERLEFFO C’ERANO DEI RAGIONAMENTI MOLTO SERI" - "MI CACCIARONO DAL GRUPPO PERCHE' ERO SEMPRE FATTO COME UN CAMMELLO. QUANDO HO DECISO DI SMETTERE CE L’HO FATTA, MA CI VUOLE CULO. ANCHE ANDREA PAZIENZA SI FACEVA PER CERCARE ISPIRAZIONE. ALLA FINE C’ERA DENTRO FINO AL COLLO" - LA POLITICA, L'ENDORSEMENT DI IGGY POP, ELIO E LE STORIE TESE ("SONO I NOSTRI ABORTI") E BOLOGNA… - VIDEO

[...] Estratto dell'articolo di Gianmarco Aimi per www.rollingstone.it

 

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[...]  gli Skiantos[...]  fatto in Italia hanno inventato il rock demenziale segnando un’epoca e ispirando moltissimi (non solo in musica) arrivati dopo. Una storia a lungo sottovalutata, soprattutto dalla critica, come ci ha spiegato il chitarrista Fabio Testoni, in arte Dandy Bestia, che abbiamo incontrato al Parco Tittoni di Desio prima di salire sul palco. [...] naturalmente non mancarono gli eccessi, anche personali, che portarono addirittura all’allontanamento di Testoni per alcuni anni: «Ero sempre fatto come un cammello, rompevo i coglioni ed ero aggressivo».

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Cresciuti nella Bologna dove tutto era possibile, ancor di più frequentando il Dams e studiando e manifestando convinti che un giorno avrebbe prevalso la “fantasia al potere”, hanno avuto un rapporto disincantato con le droghe per poi accorgersi che, più di una scorciatoia verso la creatività, ha rappresentato un vicolo cieco nel quale in tanti si sono schiantati ». [...]

 

 

Fabio è vero che nel ‘65 a soli 13 anni sei scappato di casa per andare a sentire i Beatles a Milano?

Sì e quel pomeriggio, grazie a loro, ho deciso di fare questo mestiere. Siccome all’epoca non c’erano i filmati, ma solo le copertine dei dischi, pensavo che la voce fosse associata alla faccia di Paul McCartney, invece quando li ho visti dal vivo era quella di John Lennon.

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[...]  Ma l’incontro che ha segnato la tua vita musicale e personale è stato quello con Freak Antoni. Come avvenne?

Ci ha presentato un amico comune che era in classe con me al Liceo scientifico, Stefano Cavedoni, che poi ha fatto parte degli Skiantos. Freak mi disse che scriveva poesie demenziali e me ne diede due-tre da musicare. Si trovò bene e alla fine è stato un incontro perfetto: io non sapevo scrivere, lui non sapeva suonare, abbiamo unito qualità e mancanze.

 

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Freak come può essere definito in poche parole?

Era un genio consapevole di esserlo. Non a caso ha voluto intitolare un disco Non c’è gusto in Italia ad essere intelligenti, il che presupponeva che lui lo fosse. E lo era davvero.

 

Quando hai capito di avere di fronte una personalità speciale?

Quando ho cominciato a leggere con più attenzione i suoi scritti. Ho capito che dietro lo sberleffo e il gioco c’erano dei ragionamenti molto seri. Quindi ho capito che era diverso da tutti. Poi era anche un pazzoide, faceva dei numeri che erano difficili da prevedere.

 

[...]

Siete stati sottovalutati dalla critica?

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Molto! Anzi, la critica non si è proprio occupata di noi in generale. Tranne rare occasioni dove ci hanno dedicato recensioni molto buone. [...]

 

[...]

L’anno scorso vi è arrivato forse il riconoscimento più bello e inaspettato, quello di Iggy Pop che durante il suo programma radiofonico in onda sulla BBC ha mandato in onda la vostra Eptadone dicendo: «Questa è una canzone pazzesca, secondo me, questa le batterà tutte… Questi sono gli Skiantos…».

Freak avrebbe risposto «era ora». Abbiamo cominciato nel ’77, se ne è accorto 40 anni dopo. Meglio tardi che mai. [...].

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I vostri live sono ricordati anche per le provocazioni, dagli spaghetti cucinati sul palco al lancio di ortaggi preventivo al pubblico. C’è mai stato un momento in cui avete pensato di essere andati troppo oltre?

Ce ne siamo accorti quasi subito perché ai nostri lanci di verdura, cioè oggetti non contundenti, la gente ha cominciato a rispondere con oggetti contundenti. E anche contro un dente, visto che sono stato colpito varie volte e anche Freak. Era una provocazione dadaista e futurista. Non siamo stati i primi, ma studiavamo al Dams e quindi i riferimenti erano quelli.

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[...]

Quanto hanno influito gli eccessi nel vostro percorso artistico?

Purtroppo sono contati parecchio. Io ho avuto il culo di smettere, Freak no.

 

Non basta volerlo, bisogna essere anche fortunati?

Eh sì, io quando ho deciso di smettere ce l’ho fatta, ma ci vuole anche un po’ di culo. Freak invece usava dei palliativi. Ma è inutile passare dall’eroina al metadone, che forse è peggio.

[...]

 

Per anni si è pensato, e forse ancora qualcuno lo crede, che certe droghe potessero essere utili al processo creativo.

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Questa è una cazzata orrenda. Anzi, si può dire che noi Skiantos abbiamo fatto quello che abbiamo fatto nonostante l’eroina.

 

C’entrano gli eccessi se dopo due album ti cacciarono dalla band?

Sì, ero sempre fatto come un cammello, rompevo i coglioni ed ero aggressivo.

 

[...] Un altro grande artista, che era vostro amico, ha avuto una vita molto più breve a causa dell’eroina. Parlo di Andrea Pazienza.

Andrea era uno che si faceva più per esperimento, che per altro. Cercava sul serio una questione artistica in quella roba. Era convinto che gli servisse. Poi verso la fine, penso avesse un po’ smesso di crederci, solo che c’era dentro fino al collo. Ma ha anche avuto una vita sentimentale complicata.

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[...]

I vostri eredi sono sempre gli Elio e le Storie Tese?

Sono venuti dopo, quindi per forza sono i nostri “figli”, o “aborti” come diceva Freak. Anche il nome del loro gruppo viene da un nostro pezzo. Ma loro sono bravissimi. La rivalità del passato l’abbiamo alimentata per far parlare i giornali. Come ha poi detto Elio sul palco nel 2003 al Parco Nord di Bologna: «Ammettiamo pure che tutta la querelle precedente sui giornali era totalmente falsa, ma adesso che ci siamo conosciuti possiamo dire che ci stiamo sul cazzo davvero». Noi abbiamo avuto un pubblico più circoscritto, ma molto fedele. E alla fine è andata bene a tutti.

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Hai sentito che Brian Molko è stato denunciato per vilipendio delle istituzioni dopo aver definito Giorgia Meloni «fascista, razzista, nazista»?

A noi ci avrebbero dovuto arrestare più volte e anni fa correvano il rischio di farlo con troppa gente.

 

Credi che l’Italia sia diventata meno tollerante?

Credo che la destra abbia ritirato fuori tutti i suoi valori sintetizzati in “Dio, Patria, Famiglia” per fare presa sulla gente, ma non funzionano più. Chi li ha votati lo ha fatto per altre questioni. Sulla famiglia parlano ma non ce n’è uno che ne abbia una “tradizionale”.

 

E la sinistra?

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La vedo molto imbelle. Forse il salario minimo è un argomento sul quale può lottare.

 

[...]

Tu che hai conosciuto gli anni di piombo, definiti da Freak anni di pongo, dove per la politica si arrivava a gesti di estrema violenza, come vivi l’indifferenza di oggi?

Adesso ho 71 anni, non mi metto più a fare a botte per le idee. Ma credo che la politica sia una recita colossale. Quando ci penso mi viene in mente questa frase attribuita erroneamente a Mark Twain: «Se votare facesse qualche differenza, non ce lo lascerebbero fare».

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Anche la tua Bologna non è più la stessa?

Come tutte le grosse città italiane è diventata una delle più care, bisogna avere soldi per viverci. Gli studenti che vanno in piazza a protestare in tenda hanno ragione. E non dimentichiamo che se dovessero diminuire sarebbe un disastro dal punto di vista economico.

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