IL CINEMA DEI GIUSTI - I FIGLI SO’ FIGLI, MA NON SEMPRE SONO ALL’ALTEZZA: ECCO “AFTER EARTH”, IL DISASTRO DEL PARGOLO DI WILL SMITH

Marco Giusti per Dagospia

After Earth di M. Nighy Shyamalan. Anche le star hanno famiglia. E figli. E non sempre questi figli, come insegna il caso di Renzo Bossi, sono all'altezza dei padri. Se il vecchio Umberto Bossi ha spedito il Trota in campagna a allevare maiali, il grande Will Smith, star assoluta di Hollywood, ha chiamato un regista un tempo geniale e innovatore come M. Nighy Shyamalian, ma negli ultimi tempi ha diretto solo disastri, e gli ha fatto dirigere un film di fantascienza a altissimo costo, "After Earth", solo per mostrare quanto è bravo il suo figlioletto Jaden Smith.

Ma se Jaden a sette anni, nella "Ricerca della felicità" di Gabriele Muccino era qualcosa di esplosivo, a 14 anni in un film dove per quasi un'ora deve recitare da solo sul pianeta terra in mezzo a migliaia di pericoli e affrontare il terribile mostro Ursa e non mostrare paura, altrimenti quello si accorge che ci sei e ti gonfia, è quasi un disastro. "I brutti film sono reali. Vederli è una scelta.", gli hanno scritto i critici americani parafrasando la frase di lancio del fuilm, "Danger is real. Fear is a choice." Per poi andare giù molto pesanti sul povero Jaded. "Ha una sola espressione. Quella di quando ti fanno una ispezione anale".

Il problema non è solo il fatto che il povero Jaded, davvero, ha questa faccia con una sola espressione, un misto di paura e di non essere all'altezza del padre, per tutto il film, ma è che dopo venti minuti, con la loro navetta spaziale in panne, tutti gli altri morti e Will Smith rimasto con le gambe spezzate impossibilitato a muoversi, ci rendiamo conto che l'eroe che dobbiamo seguire in viaggio per quel che resta del pianeta terra dopo i grandi disastro che hanno obbligato i terrestri alla fuga verso altri pianeti, è proprio lui. Aiuto! E Will Smith è anche produttore e soggettista.

Ogni tanto il vecchio Shyamalian, soprattutto verso la parte finale, quando ci si risveglia un attimo dalla noia, mostra qualche zampata e qualche vitalità. Anche perché è sempre il regista di capolavori come "Il sesto senso", "Umbreakable", "Signs", "The Village". Meno effetti speciali ha e meglio funziona il suo tipo di regia. Le sue inquadrature, se non devono vedersela con aquile giganti o la mostruoso Urca assassina, sono sempre all'altezza.

E c'è molto più cinema qui che non in tutte le baracconate viste ultimamente dirette dai nuovi venuti di Hollywood. Ma la storia, con Jaded che deve mostrare al padre Will di essere alla sua altezza e che non ha più la stessa paura che lo ha steso quando una Urca ha fatto secca la sorellina, Zoe Kravitz, figlia di Lenny, bellissima, è un vero disastro. E il povero Jaded, mi sa, non ha proprio il talento del padre Will per il cinema.

Insomma, in mezzo a critici che storcevano la bocca, devo dire che io me lo sono visto grazie al talento di Shyamalian e del suo geniale direttore della fotografia, l'inglese Peter Suschitzky, che vanta capolavori come "The Rocky Horror Picture Show", "L'impero colpisce ancora", "Mars Attack" e tutti gli ultimi film di David Cronenberg (da "Inseparabili" e "pasto nudo" a "Cosmopolis"), però è meglio che Will Smith pensi a qualche lavoro di ripiego per il povero Jaded. Non so, un negozietto, una fattoria alla Renzo Bossi. Una cosa così. In sala dal 6 giugno.

 

JADEN E WILL SMITH AFTER EARTH DI SHYAMALAN AFTER EARTH DI SHYAMALAN AFTER EARTH DI SHYAMALAN AFTER EARTH DI SHYAMALAN AFTER EARTH DI SHYAMALAN

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