IL CINEMA DEI GIUSTI – "ASTEROID CITY" DI WES ANDERSON È DELIZIOSO, MA NON AGGIUNGE NÉ TOGLIE NULLA ALL'OPERA DEL REGISTA, ORMAI SVELATO NEL SUO STILE LABORIOSO MA UN PO' RIPETITIVO - PER QUANTO CERCHI DI RACCONTARE LA STORIA DEL FILM MI ACCORGO CHE NON C'È NESSUNA VERA STORIA, MA UNA SERIE DI BOZZETTI E INTRECCI FATICOSI DI UN CINEMA PERFETTO E PERFETTAMENTE INVOLUTO DENTRO IL PROPRIO DISEGNO. GRANDE CAST, COME SEMPRE – VIDEO
Asteroid City di Wes Anderson
Marco Giusti per Dagospia
Delizioso, anche se il confronto con “Barbie” ahimé non lo aiuta, coi suoi colori caramellati, le sue citazioni colte, il suo alieno nero nero (dentro c'è addirittura Jeff Goldblum) che ricorda quello di Scarlett Johansson in "Under My Skin" (voluto? si), la storia nascosta dentro una piéce teatrale a sua volta dentro un programma TV anni 50, la sua squadra di piccoli geni che guardano al futuro del paese, le tre bambine bionde che si dichiarano vampiro-mummia-strega e recitano ritornelli magici seppellendo nel deserto le ceneri della mamma, "Asteroid City" ultima fatica di Wes Anderson, scritta assieme all'amico di sempre Roman Coppola, non aggiunge molto di nuovo ne' toglie nulla all'opera del regista, ormai svelato nel suo stile laborioso ma un po' ripetitivo.
E lo dico dopo averlo molto apprezzato. Ben sapendo che una marea di fan eccellenti si sono espressi a favore del film, considerato addirittura la punta più alta dell’opera di Wes Anderson. Paul Schrader lo paragona addirittura a “L’anno scorso a Marienbad” di Alain Resnais e lo trova il più Wes Anderson di tutti i suoi film. Quindi il migliore.
Divertente, però, coi suoi rimandi alla fantascienza anni 50, agli esperimenti atomici nel deserto, al country e ai cartoon di Road Runner alias Beep Beep. Offre anche un grande ruolo verdoniano con barba e pipa a Jason Schwartzman, fotografo di guerra, padre di un ragazzo genio e delle tre streghetta, vedovo, che si ritrova in quel di Asteroid City in pieno deserto senza macchina, col ricco suocero Tom Hanks che lo è venuto a recuperare.
Scarlett Johansson in Asteroid City
Lì nel suo bungalow non riesce a trattenersi, cioè a non fotografare e a non innamorarsi della bella attrice di Hollywood Midge Campbell, cioè Scarlett Johansson (sarà suo il nudo frontale che ci viene con cura mostrato? ne dubito) anche lei madre di una geniale giovane premiata dal governo americano. Premiazione che verrà turbata dall'arrivo dell'alieno nero nero che viene a riprendersi il suo asteroide.
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Ma per quanto io cerchi di raccontare la storia del film o una storia che lo spieghi mi accorgo che non c'è nessuna vera storia, ma una serie di bozzetti e intrecci faticosi di un cinema perfetto e perfettamente involuto dentro il proprio disegno. Grande cast, come sempre, con Uma Thurman, Steve Carell, Edward Norton, Liev Schreiber, Adriano Brody. Neanche si può dire una delusione.
Ma una conferma. Ma se ci domandiamo perché “Barbie” di Greta Gerwig, che non è meno fighetto, ha incassato con 100 milioni di dollari di budget qualcosa come un miliardo e mezzo di dollari e è piaciuto, più o meno a tutti, e “Asteroid City” con 25 milioni di budget solo 28 in America e 51 in tutto il mondo (che non è male), già capiamo che il mondo perfetto e zuccheroso di Wes Anderson ha dei limiti. E non è meno superficiale di quello di “Barbie”. In sala.
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