c'e' tempo - walter veltroni

IL CINEMA DEI GIUSTI – MA CHE DAVERO? SÌ, WALTER VELTRONI HA FATTO “DAVERO” UN FILM, NON UN DOCUMENTARIO, MA PROPRIO UN FILM DI FICTION, ASSOLUTAMENTE VELTRONIANO E TOTALMENTE STRACULT – E NON SI FA MANCARE NIENTE: IL GOAL NON CONVALIDATO DI TURONE DELLA ROMA-JUVE DEL 1983, IL SUPERTELEGATTONE, IL GELATO ARCOBALENO DELL’ALGIDA – I DUE FRATELLI PROTAGONISTI SEMBRANO QUASI LA PARODIA NON VOLUTA DI BETTINI E DEL PICCOLO WALTER – ANCHE SE QUALCOSA SULLA TRAGICA FINE DEL PARTITO, MAGARI, WALTER CE LA POTEVA DIRE – VIDEO

 

 

 

C’è tempo di Walter Veltroni

Marco Giusti per Dagospia

 

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Ma che davero? Sì, Walter Veltroni ha fatto “davero” un film, non un documentario, ma proprio un film di fiction, assolutamente veltroniano e totalmente stracult. Non si fa mancare niente. Ma proprio niente. Il goal non convalidato di Turone della Roma-Juve del 1983 che avrebbe potuto cambiare la vita a tanti romanisti e al calcio italiano e che ha invece spinto al dominio totale della Juventus, lo stereo8 con Umberto Tozzi, Ettore Scola e Marcello Mastroianni che parlano di commedia mentre due ragazze si baciano, il Supertelegattone, il gelato Arcobaleno dell’Algida, il cinema di Fulgor di Rimini dove andava Fellini da ragazzino, La prima notte di quiete di Valerio Zurlini, la pistola di Dillinger è morto, la citazione di Athos Magnani e La strategia del ragno, il set di Novecento con la scena di Streling Hayden che istruisce il piccolo Olmo Dalcò all’orgoglio padano e contadino, un cammeo di Laura Efrikian con l’Alzheimer e uno proprio stralunato del vero Jean-Pierre Léaud…

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L’idea è quella di mettere assieme due fratelli che più diversi non possono essere. Il grosso Stefano di Stefano Fresi, romanista, cacciatore di arcobaleni che vive in un paesino sperduto con la donna sbagliata, pazzo degli anni ’80, e il piccolo Giovanni di Giovanni Fuoco, juventino, cinefilo, che non si è perso un film di François Truffaut e parla come un libro stampato. Stefano e Giovanni non si sono mai visti. Il primo sa dell’esistenza del suo vero padre e di un fratello proprio quando i genitori del ragazzo muoiono per una fuga di monossido di carbonio e affidano a lui nel testamento la cura del figlio.

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Cosa fare? Lo va a prendere a Roma e inizia una specie di commedia on the road dove i due iniziano a conoscersi e a volersi bene proprio seguendo un itinerario da cinefili. Rimini, Parma, Parigi, Fellini, Bertolucci, Truffaut. Mettiamoci anche una bella cantante, Simona Molinari, e la figlioletta di lei, Francesca Zezza.

 

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Non parliamo di buonismo e di politica, per carità, anzi ci sono anche delle battute politicamente scorrette su grassi, lesbiche e cinesi, ma al di là di una sceneggiatura diciamo ingenua, il rapporto tra Fresi e il fratellino potrebbe addirittura funzionare per il pubblico vero dei ragazzini dei film di Fabio De Luigi, i due poliziotti laziali Max Tortora e Giovanni Benincasa fanno ridere e il catalogo delle passioni cinematografiche del giovane Walter è sentito e commosso. “Tu guardi ancora i film?”, chiede la ragazzina Francesca a Giovanni, “Io guardo le serie”. Infatti, noi guardiamo ancora i film, ci viene tristemente da rispondere.

 

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E quando arriviamo a Léaud nel bar di Parigi, così vecchio e tremante, vorremmo dire di no. Non guardiamo più nulla. E che, magari, questo grosso Stefano e il piccolo Giovanni sembrano quasi la parodia non voluta di Bettini e del piccolo Walter. Così, per fare una battuta. Ma in anni così bui, alla fine, anche questo gesto d’amore per un cinema che sta scomparendo, non ci dispiace affatto. Anche se qualcosa sulla tragica fine del partito, magari, Walter ce la poteva dire. Ma che davero? In sala da giovedì 7 marzo.

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