IL CINEMA DEI GIUSTI - DOC! DOC! I DOCUMENTARI BUSSANO AL FESTIVAL DI ROMA: TRIONFO GIALLOROSSO CON D’ALEMA E VERDONE E VENDITTI PER IL SUICIDIO DI BARTOLOMEI, TONFO PER “PINA 3D” DI WIM WENDERS, DELUSIONE PER IL RITRATTO DELLA GRANDE FRANCA VALERI DI SABINA GUZZANTI - PUPI AVATI STA BENE, NON HA AVUTO UN INFARTO, MA SOLO UNA CONGESTIONE. IL MAL DI PANCIA, COMUNQUE, LO RISCHIAMO ANCHE NOI VEDENDO IL SUO FILM…

Marco Giusti per Dagospia

Sesto giorno di Festival di Roma. Con l'arrivo di Massimo D'Alema per la visione di "11 metri", il documentario sullo sfortunato campione della Roma Agostino Di Bartolomei, il Festival ha toccato una delle sue punte più alte. C'erano anche Carlo Verdone e Antonello Venditti, tre vecchi calciatori della Roma, Pruzzo, Righetti e Chierico e nessuno della Roma di ora. Peccato. Trionfo in sala però e rissa per entrare.

Coi documentari dobbiamo stare attenti. "Franca la prima", ritratto della grande Franca Valeri maldiretto da Sabina Guzzanti, ad esempio, non è piaciuto molto, così storicamente sgangherato e arruffone nell'affastellare spezzoni sublimi della Franca, con troppi primi piani insistiti sul volto stragonfio di botox della Guzzantina. Col difetto madornale di non mettere in risalto l'appeal di massa (altro che cocca dei radical chic) che ha sempre goduto l'amatissima protagonista delle avventure della Sora Cecioni (non a caso star degli show di Raiuno).

"Project Nim" dell'inglese James Marsh è un capolavoro. Se avete visto il recente "L'alba del pianeta delle scimmie" di Rupert Wyatt, capirete quanto quel film sia la versione fiction della vera storia dello scimpanzé Nim, figlio degli anni '70 in un'America ormai lontanissima.

Marsh ricostruisce con interviste e un incredibile materiale di repertorio, la vita di Nim da cucciolo fino alla fine dei suoi giorni, seguendolo da quando è al centro di un curioso esperimento scientifico, che tendeva a capire quanto potesse apprendere una scimmia il linguaggio dei segni a contatto con gli umani, fino a quando viene lasciato in una specie di zoo modello perché troppo violento, poi venduto come cavia in un terribile laboratorio per ricerche scientifiche e poi rimandato allo zoo.

Costruito come un racconto dickensiano, non è solo la storia di una folla ricerca su un povero animale, è soprattutto un viaggio nell'America tra gli anni '70 e gli anni '80. Ognuno degli intervistati si rapporta in un certo modo a Nim svelando sia l'amore che ha avuto per l'animale, quasi umano anche nei filmati, sia la follia del tempo. Così Nim viene educato come un bambino hippy, fuma spinelli, ne chiede, pensa solo a divertirsi.

Come diventa un bestione intrattabile, perché quella è la sua natura, viene scaricato e poi ripreso da altri hippies, soffre di solitudine, ma si illumina quando ritrova i vecchi amici umani. Uno dei film più commoventi dell'anno.

"Pina 3D" di Wim Wenders, invece, piacerà magari al pubblico pariolino, ma è una totale delusione. Per fortuna ci sono i vecchi repertori di Pina Bausch, ma tutta la costruzione in digitale e l'uso stesso del 3D è quanto di più lontano possa esistere dal rigore della grande danzatrice. Gli schermini con dentro il repertorio erano scomparsi già negli anni '70 e non si capisce perché Wenders abbia pensato di recuperarli. Il titolo però sarebbe ottimo anche per un ritratto della signora Pina di Fantozzi, ovviamente in 3D.

Buone notizie dal fronte del cinema italiano. Pupi Avati sta bene, non ha avuto un infarto, ma solo una congestione (certo, i giornalisti di "Repubblica" e del "Corriere" sono stati troppo tempestivi e poco attenti...). Il mal di pancia, comunque, lo rischiamo anche noi vedendo il suo film, "Il cuore grande delle ragazze", un altro ritratto zuccheroso dell'italietta avatiana in quel di Bologna, dove sono di scena i nonni del regista e il loro matrimonio.

"Erano quindici anni che sognavo di fare un film con Pupi", sospira languida Michela Ramazzotti alla conferenza stampa. Ovviamente nessuno ci crede. Ma il film verrà ricordato soprattutto per la grande interpretazione di Isabelle Adriani, che passa da "una posa" tipica da film Medusa, a "due pose" (forse tre) sempre in un film Medusa. Il ruolo, più o meno, è sempre lo stesso. Stavolta è la bellona che propria nella prima notte di nozze soffia il bel Cremonini alla Ramazzotti. Quasi protagonista, insomma...

 

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