
IL CINEMA DEI GIUSTI - IN QUESTO RICCHISSIMO "MICKEY 17", IL REGISTA BONG JOON-HO DECIDE DA SUBITO DI DARE PIÙ SPAZIO ALLA SATIRA POLITICA ANTI-TRUMP-MUSKIANA O, SE VOLETE, ANTI-CAPITALISTA CHE ALLA COMMEDIA SESSUALE INTERGALATTICA, DOVE LE RAGAZZE SI DIVIDONO I MICKEY DI ROBERT PATTINSON - PER CARITÀ. IN UN MOMENTO DI FILM TUTTI UGUALI E DI SCARSA FANTASIA, OVVIO CHE ANDIAMO A VEDERE QUESTA STRAVAGANZA, MA SAPPIAMO CHE IL FILM NON È COSÌ RIUSCITO… - VIDEO
Marco Giusti per Dagospia
robert pattinson naomi ackie mickey 17
La scena che preferisco è quella dove la bellissima Nasha di Naomi Ackie, l’abbiamo vista in “Blink Twice” e in un episodio di “Small Axe”, scopre che ha a sua disposizione due Mikey, cioè due Robert Pattinson, il numero 17, buono un po’ tontolone, e il 18, più figlio di mignotta, e decide di portarseli a letto tutti e due. Ma è notevole anche quando la altrettanto bella Kai di Anamaria Vartolomei (“L’événement”), scopre i due Mikey, e è pronta a dividerseli con Nasha.
Delle tante possibili strade che poteva prendere questo ricchissimo “Mikey 17”, kolossal da 118 milioni di dollari + 80 di marketing diretto e scritto da Bong Joon Ho (“Parasite”, “The Host”, “Snowpiercer”), quella della commedia sessuale intergalattica, dove le ragazze si dividono i Mikey di Robert Pattinson, è in fondo quella meno sviluppata, perché il regista, che ha costruito il suo film a partire da un romanzo di Edward Ashton, “Mikey 7”, dove mancavano ben 10 multipli del protagonista (ma non è importante), decide da subito di dare più spazio alla satira politica anti-trump-muskiana o, se volete, anti-capitalista.
toni colette mark ruffalo mickey 17
Come lo fa? Inviando verso un pianeta sconosciuto, come avrebbe fatto un qualsiasi miliardario svalvolato con turbe religiose e dittatoriali alla Musk, il Kenneth Marsh di Mark Ruffalo, indivisibile dalla cattivissima moglie, Toni Colette, una spedizione di pionieri militari e scienziati, capitanato da donne soldato, dove ha un ruolo chiave una sorta di schiavo-sacrificabile, appunto il Mikey di Pattinson.
Perché ogni volta che muore per il bene della scienza e della spedizione, viene prontamente risputato da una sorta di mega stampante di casa identico a come era prima con gli stessi ricordi. Una pratica che sulla terra, attraversata da una specie di isteria politica collettiva dove tutto viene commentato, è ritenuta poco etica, ma che può essere accettata nello spazio muskiano ormai attraversato da ogni sorta di monnezza terrestre.
Solo che quando il Mikey 17, dato per morto sul pianeta e lasciato come cibo per i buffi abitanti alieni, capitanati da una sorta di mamma-verne gigante che parla con la voce di Anna Mouglalis (sì, il film è molto bizzarro), viene salvato e risputato sulla superficie del pianeta, quando torna alla nave spaziale scopre che è stato prontamente sostituito da Mikey 18. Da due Mikey, due multipli, per le leggi terrestri, non possono esistere. E questo porta prima alla lotta tra i due, con Mikey 18 che vuole eliminare il più buono Mikey 17, poi a una sorta di patto tra di loro.
Mettiamo sul piatto anche l’interesse per i due Mikey delle due guerriere della spedizione, Nasha e Kai, il fatto che Mikey 17 ha capito come si può parlare con gli alieni, il desiderio che ha Mikey 18 di uccidere il dittatore trumpiano, e, come in ogni film di fantascienza politico, il piano di distruzione degli alieni che ha in testa Kenneth Marsh, il dittatore musk-trumpiano. Bravissimo nel costruire immagini e ambientazione, strepitoso la fotografia di Darius Khondji, con una fantastica musica di Jung Jae-Li, Bong Joon Ho esagera nella lunghezza del film 2 ore e 17, forse un po’ troppo per un pamphlet politico-ambientalistico, e non riesce a manovrare al suo meglio né il grottesco della sua satira né il puro racconto da space-opera.
“Non è né divertente, né emozionante né acuto” scrive Stefanie Zacharek su “Time”. Un po’ ha ragione. Riesce però a far funzionare Robert Pattinson nel doppio ruolo dei due Mikey, che è il cuore del film, e riesce anche a far funzionare la loro storia con le ragazze, vere eroine da Alien. I buffi alieni, che si chiudono a palla come nella celebre storia del Paperino di Carl Barks, “I terrini e i fermini” (sono identici…) che abitano il nostro sottosuolo, non sono mai un pericolo. E alla fine stride un po’ il gore iniziale delle tante morti di Mikey con il taglio da film per la famiglia della parte finale.
Siamo più dalle parti del meno riuscito “Okja”, la favola ecologica di Bong Joon Ho, che del suo “Parasite”, commedia sulla lotta di classe dove la parte grottesca-politica e quella più splatter trovavano il giusto equilibrio. Per carità. In un momento di film tutti uguali e di scarsa fantasia, ovvio che andiamo a vedere questa stravaganza di “Mikey 17”, ma sappiamo che non solo il film non è così riuscito, ma che difficilmente riuscirà a guadagnare i 300 milioni di dollari che per la Warner Bros deve rifare per calcolarlo come un successo e non come un flop. In Corea, dove giocava in casa, è piaciuto, 14, 6 milioni di dollari nel primo weekend, ma in Cina, 1, 3, è stato un disastro. In America, primo con 19 milioni, è andato bene, ma non così bene…
robert pattinson mickey 17
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mark ruffalo mickey 17
robert pattinson mickey 17
naomi ackie robert pattinson mickey 17
naomi ackie robert pattinson mickey 17
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