IL CINEMA DEI GIUSTI - “MISS VIOLENCE”, UN FILM COSÌ ALLEGRO CHE È PERFETTO PER LA FESTA DEI MORTI

Marco Giusti per Dagospia

Miss Violence di Alexandros Avranas

Beh, è il film allegro e giusto per le feste dei morti. Arriva fresco fresco di doppio premio a Venezia, Leone d'Argento alla regia e Coppa Volpi per il miglior protagonista maschile, Themis Panou, Miss Violence di Alexandros Avranas interpretato anche da Eleni Roussinou, Rena Pittaki e Sissy Toumasi. E' una sorte di favola ultradark su una famiglia distrutta da un nonno-padre-padrone orrendo e corrotto, Themis Panou, e da una sorte di incapacità a reagire della moglie, della figlia e delle nipoti che potrebbe essere una specie di metafora sull'orrenda impotenza che ha colpito un paese in forte crisi come la Grecia.

Ma noi non stiamo così meglio. Comunque, se il film può non piacere a tutto, ha sicuramente un grande inizio. Prima si inquadra una porta. Poi entriamo in una casa dove si fa festa agli undici anni di una ragazzina, Angelica. Si taglia la torta al ritmo di "Dance to the End of Love" di Leonard Cohen e già capiamo che finirà malissimo. Al momento della foto la festeggiata esce sul terrazzino e si butta di sotto.

I titoli appaiono vicino al corpo della ragazza morta. Per un'ora, però, non capiamo quale sia il vero motivo della morte di Angelica. E non capiamo neanche la struttura della famiglia. Il nonno-padre-padrone, freddo e duro, una nonna impotente, due figlie, una, Elena, madre di tre ragazzini, tra cui la defunta Angelica, e l'altra, Mirto, quattordicenne, unica che mostra segni di insofferenza per la situazione.

A parte un grande momento stracult al ritmo di "Sono un italiano vero" di Toto Cotugno, e la soluzione finale che ci rivelerà gli orrori della famigliola e la terribile figura del nonno, si rimane un po' delusi da tutta l'operazione, un po' troppo costruita per convincerci davvero, anche se rimane un buon film da festival. E, vero che siamo in una metafora, ma non riusciamo a crederci fino in fondo alla risoluzione finale, che non diremo. Comunque, possiamo capire la voglia di Bertolucci e soci, a Venezia, di voler premiare un film greco, ma non meritava il Leone d'Argento. In sala dal 31 ottobre.

 

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