IL CINEMA DEI GIUSTI - “ROBOCOP” È TORNATO: 100 MILIONI DI DOLLARI PER SEMBRARE UNA MERA SERIE TV PIÙ CHE UN GRANDE FILM DI FANTASCIENZA
Marco Giusti per Dagospia
RoboCop di José Padilha
"Parte uomo, parte macchina, tutto poliziotto!" E chi se lo scorda il vecchio RoboCop cucinato da Paul Verhoeven nel lontano 1987. Dentro c'era l'anonimo Peter Weller nel ruolo della sua vita, l'agente Alex Murphy ridotto a brandelli che viene ricucito dal dottor Morton e diventa il feroce RoboCop, poliziotto Frankenstein che lotta nella sua capoccia fra un presente da computer e un passato che ogni tanto torna a galla. Arnold Shwarzenegger, sulla carta perfetto per il cyber-poliziotto, non c'entrava nell'armatura. Troppo grosso. Sarebbe diventato un RoboCop enorme.
Per questo perse il posto. Mal di poco, visto che Peter Weller, a parte il gran ruolo di William Burroughs che gli offrì David Cronenberg in "Il pasto nudo", non fece molto altro nella sua vita. Dal primo film, "RoboCop", nato da una sceneggiatura di Eduard Neumeier e Michael Miner, con Nancy Allen come Anne Lewis, l'amica poliziotta del protagonista, si passò a un numero due, non solo diretto dal grande Irvin Kershner ma anche scritto da Frank Miller e da Walon Green da un soggetto dello stesso Miller.
Si fece anche un numero tre, più loffio, diretto da Fred Dekker, senza Weller, ma con Robert Burke al suo posto e Nancy Allen ancora come Anne Lewis. Fin dai primi anni 2000 si tentò di cucinare un reboot di "RoboCop". Nel 2008 vengono incaricati del progetto David Aronofsky come regista e David Self ("Wolfman", "Era mio padre") come sceneggiatore. Troppo intellettuali, forse. Per interpretare Alex Murphy si parla di Johnny Depp, Chris Pine, Michael Fassbender. Poi , nel 2010, Aronofsky molla il film e non si sa quanto del copione di Self sia stato usato.
La Columbia e la Metro, assieme, affidano il nuovo progetto a un regista brasiliano di grido, il José Padilha noto in tutto il mondo per i suoi due "Tropa de elite", violentissimi e realistici film sulla polizia brasiliana ammazzasette che hanno sollevato un bel po' di polemiche ovunque. Niente di più giusto per "RoboCop". A scriverlo vengono chiamato prima Joshua Letumer, poi Nick Schenk che riprende la sceneggiatura di Letumer e la rielabora. Troppe mani. Come Alex Murphy si sceglie Joel Kinnaman, protagonista della serie tv "The Killing".
Quel che viene fuori, e che gli americani vedranno solo il 14 febbraio come film di San Valentino, è molto, anche se non troppo lontano dal vecchio "RoboCop" di Verhoeven. Anche se non c'è tanta violenza e sembra più un pilot di una serie tv che un grande film di fantascienza. Se Kinnaman è un Alex Murphy-RoboCop abbastanza simile a quello di Peter Weller, anche fisicamente, scompare il personaggio di Anne Lewis interpretato da Nancy Allen, che viene scisso in due.
Da una parte c'è il compare nero di Alex, l'agente onesto e fedele Jack Lewis interpretato da Michael K. Williams, il Chalky White di "Boardwalk Empire". Da un'altra c'è una signora Murphy, Clara, interpretata dalla bella Abbie Cornish, con tanto di figlioletto, che vorrebbe vedere con papà tutte le partite dei Red Wings. L'idea di una moglie e, quindi, la riduzione del personaggio dell'agente Lewis, è una delle maggiori novità rispetto all'originale. Il Dottor Morton, il dottor Frankenstein del RoboCop, interpretato qui dal grande Gary Oldman, è solo un po' più umano rispetto al Morton di Miguel Ferrer, anche se gioca sulla memoria di Alex come se fosse un computer.
Al posto di Dan O'Herlihy, avido amministratore delegato della Omni Corporation, troviamo un più moderno Michael Keaton nei panni di Raymond Sellars, un capitalista che ci ricorda un po' del suo vecchio Bruce Wayne.
Gran parte della nuova storia, forse troppa, poggia sul rapporto fra capitalismo e politica, con Sellars, che ha in testa solo l'idea di far soldi con i suoi RoboCop da due milioni dollari l'uno, e ha bisogno, per venderli alle amministrazioni americane, di manovrare l'opinione pubblica sul bisogno di sicurezza nelle città e si serve di un nuovo personaggio, Pat Novak, il grande Samuel L. Jackson, popolare anchorman di destra con un suo terribile programma di propaganda politica legatissimo alla Omni Corporation.
Nelle scene iniziali, che formano la parte più interessante del film, vediamo appunto il programma di Novak che trasmette live da Teheran mentre un gruppo di robot poliziotto, cioè con niente di umano dentro, liquidano qualsiasi opposizione e qualsiasi atto di terrorismo come fossero dei videogiochi. La stessa cosa non si può fare in America, spiega Novak, perché è vietato dalla pubblica amministrazione usare delle macchine come poliziotti. L'idea di Sellars allora è quella di far costruire a Morton un RoboCop, metà macchina e metà uomo, da sfruttare come paladino della legge in modo da riempire di aggeggi simili tutto il paese.
Così, quando l'onesto poliziotto Alex Murphy salta in aria sotto casa sua per una bombetta piazzata dal perfido trafficante di coca Antoine Villon, cioè Patrick Garrow, diventa l'ideale per sperimentare il giocattolone ammazzasette. Del povero Alex restano solo la testa, i polmoni, il cuore e una mano e, pur di tenerlo in qualche modo in vita, la moglie Clara accetta di vederselo trasformato in transformer. Il problema maggiore è la lotta interna fra la macchina e l'uomo, visto che in quel che resta del cervello di Alex parte un rigetto per la programmazione automatica di Morton e si riforma una memoria e una coscienza da uomo.
Se Verhoeven poteva esagerare di più e non pensare ai problemi di famiglia, di ricordi e di etica in generale legati al suo eroe, Padilha e i suoi sceneggiatori finiscono proprio per invischiarsi nei tormenti dell'agente robotizzato che vorrebbe tornare a casa dalla famiglia e passa troppo spesso dall'essere un uomo all'essere una macchina. E questo sviluppa una terribile scena con il RoboCop che si confronta con una moglie e un figlio che non sanno proprio cosa fargli fare.
Per casa, insomma, impiccia anche parecchio. A parte che non gli hanno ricostruito nessun apparato genitale, non sembra il tipico padre con cui vedere le partite, non te lo puoi portare a letto. Al massimo può metterti a posto il computer. Forse. Ma non si nemmeno come e se dorme.
Ovvio che RoboCop farà la sua vendetta e metterà in crisi il sistema dei cattivi. Ma è più interessante la parte nuova dei rapporti tra capitalismo e media, e sono più interessanti i personaggi di Jackson e Keaton, rispetto a quelli legati al puro reboot, RoboCop compreso. Anche per Padilha, regista di film più personali e più violenti, è un po' un passo indietro, anche se parliamo sempre di un giocattolone da 100 milioni di dollari. Già in sala.




