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IL CINEMA DEI GIUSTI – TORNA IL GRINCH, L’OMINO VERDE, PELOSO, CATTIVO, CHE ODIA IL MONDO MA, PIÙ DI TUTTO, IL NATALE. QUESTA TERZA VERSIONE TORNA ALL’ANIMAZIONE MA CERCA ANCHE DI COMBINARE IL RACCONTO E LA GRAFICA AGGRESSIVA DEL DR. SEUSS – NON SARÀ IL CAPOLAVORO CHE AVREBBE POTUTO COSTRUIRE UN TIM BURTON A 30 ANNI, MA È UN GRAN BEL FILM NATALIZIO PER TUTTI – VIDEO

 

 

 

Il Grinch di Yerrow Cheney e Scott Mosier

Marco Giusti per “Dagospia”

 

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Torna il Grinch, l’omino verde, peloso, cattivo, che odia il mondo ma, più di tutto, odia il Natale. O, meglio, l’idea consumisica del Natale. Ideato da Theodore Geiseisel alias il Dr Seuss, genio della letteratura per ragazzi, nell’ormai lontano 1957, in un misto di favaola horror e di progetto educativo contro la civiltà dei consumi, è stato sempre considerato difficilmente esportabile da noi, troppo cattolici e poco inclini sia alla fiaba gotica che alle lezioni morali, ma ha già avuto due celebri versioni cinematografiche.

 

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Una nel 1966, Come il Grinch rubò il Natale, un grande cartone animato diretto da Chuck Jones, molto fedele al libro, dove lo stesso Dr Seuss scrisse i testi della canzoncina dedicata al suo Grinch. E una più recente, dal vero, con Jim Carrey protagonista, appunto Il Grinch, diretto da Ron Howard, considerata molto cupa, prodotta dalla Universal.

 

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Questa terza versione, Il Grinch, prodotta da Universal e dalla Illumination, la casa di produzione di Chris Meledandri per che ci ha dato Cattivissimo me, Minions e Pets, con l’omino verde doppiato da Benedict Cumberbacht in inglese, e da Alessandro Gassman, da noi, mentre al rapper Pharrell Williams spetta la narrazione, che nel 1966 fu di Boris Karloff, torna all’animazione, ma grazie alla regia di Yerrow Cheney (Pets) e di Scott Mosier, e alla sceneggiatura firmata da Michael LeSieur e Tommt Sherdlow, cerca anche di combinare il racconto e la grafica aggressiva del Dr Seuss con il tipo di tecnica e di estetica della Illumination.

 

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Senza perdere quel che di buono c’era nella versione di Jim Carrey e Ron Howard, anche se qui è tutto molto più addolcito, già nel disegno, tutto più tondo e meno spigoloso, e la parte horror non ha nulla di gotico. Questo Grinch, anzi, punta decisamente al comico, anche se la voce di Benedict Cumberbacht, che molti ricorderanno già come voce del drago Smaug nella saga tolkeniana di Peter Jackson, non è così rassicurante.

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Il Grinch, insomma, vive ancora col suo cagnetto Max, in una caverna in cima al monte Crumpit, da dove ddomina la festosa città di Who-ville, resa ancora più festosa dall’arrivo del Natale. Non sappiamo bene perché il Grinch, ancora così verde e peloso, non sopporti il Natale. Forse perché ha il cuore di due taglie più piccolo del resto dell’umanità, perché ha avuto un’infanzia da orfano, perché, a parte Max, non ha amici con cui condividere una festa.

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Ma il Natale lo stravolge al punto che decide di rubarlo proprio ai cittadini di Who-ville. Travestendosi da Babbo Natale e rubando tutti i regali dei bambini proprio nella magica notte del 24 dicembre. I bravi spettatori sanno che questa grandiosa idea del Dr Seuss, è un po’ alla base, mai dichiarata, anche del Nightmare Before Christams di Tim Burton, con il suo Jack Skeletron che si travestiva da Babbo Natale e volava nel cielo con le renne scheletro e il suo cagnetto Zero. La differenza è nella morale finale.

 

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Nel Grinch, il furto, avvenuto, riesce a diventare un buon motivo per stringere ancor di più attorno all’idea del Natale l’umanità dei cittadini di Who-ville. Al punto che anche il Grinch si sentirà colpito e si vergognerà della sua azione. Non solo. Perché la bambina protagonista, Cindy Lou, lo inviterà a cena a casa sua vedendolo così solo. Ovvio che questa versione, meno bizzarra e cupa di quella di Jim Carrey, tenda a normalizzare storia e personaggio, a smussarne la potenziale carica horror, a rendere il tutto più natalizio e divertente.

 

Ci si può stare, anche perché i registi trovano il giusto compromesso tra fedeltà al libro e al mondo dei Minions. Non sarà il capolavoro che avrebbe potuto costruire un Tim Burton a trent’anni, ma è un gran bel film natalizio per tutti, con tanto di nuove musiche di Danny Elfman. In sala dal 29 novembre.

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