IL CINEMA DEI GIUSTI - SESSO, SANGUE E OLIO DI MOTORE. IDENTITÀ DI GENERE E AMORE. MATERNITÀ E PATERNITÀ. ALLA FINE VEDENDO “TITANE”, OPERA SECONDA DI JULIA DUCOURNAU, TROVO CHE NON È TANTO DIVERSO DA “TRE PIANI” DI NANNI MORETTI. INIZIA ALLO STESSO MODO. UN INCIDENTE, UNA MATERNITÀ, UN MORTO, UN FIGLIO CHE ODIA I GENITORI. SOLO CHE IL MORTO È TRAFITTO DA UNO SPILLONE PER CAPELLI E, RIGUARDO ALLA MATERNITÀ, LA NOSTRA EROINA È INCINTA DI UNA CADILLAC E VOMITA OLIO PER MOTORE. CERTO, IL PUBBLICO DI “TRE PIANI” SAREBBE SALTATO SULLA SEDIA A… VIDEO
Marco Giusti per Dagospia
Sesso, sangue e olio di motore. Identità di genere e amore. Maternità e paternità. Alla fine vedendo “Titane”, opera seconda di Julia Ducournau dopo il cannibalico “Raw”, film estremo, ma anche sentimentale e ironico che ha stravinto Cannes grazie a una giuria con cinque brave ragazze, trovo che non è tanto diverso da “Tre piani” di Nanni Moretti. Inizia allo stesso modo. Un incidente, una maternità, un morto, un figlio che odia i genitori.
Solo che il morto è trafitto da uno spillone per capelli e , riguardo alla maternità, la nostra eroina, la Alexia sexy di Agathe Rousselle, è incinta di una Cadillac e vomita olio per motore. E al morto se ne aggiungono altri e altri. Mentre il padre in crisi, qui Vincent Lindon meraviglioso capo dei pompieri, è alla ricerca di un figlio perduto 25 anni prima, e allora va bene Alexia travestita da uomo, col naso rotto e i capelli rasati. Diciamo che è molto diverso anche il pubblico, a vedere “Titane”, nel nuovo e bellissimo Cinema Troisi a due passi dal Nuovo Sacher d Moretti, c’erano solo giovani di venti trent’anni e io ero clamorosamente il più vecchio.
Certo, il pubblico di “Tre piani” sarebbe saltato sulla sedia a sentire la musica di Jim Williams e non il piano di Franco Piersanti, a vedere come era usata “Nessuno mi può giudicare” di Caterina Caselli, cioè a commento di un efferato omicidio, o a seguire la scia di sangue lasciata da Alexia alla ricerca di un qualcosa che non capiamo, anche se Vincent Lindon è palestratissimo, altro che Moretti e Scamarcio, e non lo avresti mai potuto riempire di calci.
Non so se “Titane” sia un capolavoro, allo spettatore meno giovane non sfuggono le relazioni con veri capolavori come “Crash” di David Cronenberg e “Tetsuo” di Shinya Tsukamoto, di fatto non si inventa un linguaggio nuovo, è un po' una Gaspar Noé femmina, ma è certo un ottimo esempio di libertà creativa per la post-pandemia.
Offre a un pubblico più giovane un po’ di montagne russe, un po’ di manga esportato, e una trama moderna, la ricerca dell’identità di genere, la ricerca dell’amore paterno o materno, in una salsa che è molto piaciuta alle giurate di Cannes, che lo hanno visto come film nuovo, come vendetta rispetto a anni e anni e anni di premi ai film dell’orrendo patriarcato maschile, fossero firmati da Almodovar, Tarantino, Moretti erano in fondo la stessa cosa.
locandina tre piani nanni moretti
Un patriarcato che proprio qui è messo in discussione. Ben venga un cinema diverso, nuovo, lontano da quello che abbiamo già visto. “Titane” offre una strada che magari non è proprio nuovissima, ma è sicuramente un gran divertimento e l’occasione giusta per riportare i ragazzi al cinema senza i genitori. E un gradino da fare, come sarà per il più tradizionale “L’evenement” di Audrey Diwan, verso la conquista del cinema da parte delle ragazze dopo anni e anni e anni di Moretti incazzati che non capiscono i figli e di madri che parlano con la segreteria telefonica.
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