franca valeri sophia loren

COME FRANCA VALERI CREÒ SE STESSA - IL SUO SUCCESSO NASCE DALLA CONTRAPPOSIZIONE CON IL MODELLO SOPHIA LOREN DOMINANTE NEGLI ANNI '50: DONNE CHE PARLAVANO DI FELICITÀ, BENESSERE, OPULENZA, DONNE DA SOGNARE CHE NON PORTAVANO PROBLEMI MA RISPOSTE E TUTTE CON IL LORO CORPO. LA VALERI CREÒ UN MODELLO OPPOSTO, ATTO POLITICO E POTENTISSIMO: UNA CHE NON INTENDEVA OMOLOGARSI. DI QUELLA RAGAZZA TUTTO SOMMATO INFELICE, CIRCONDATA DI PREDATORI CHE SU DI LEI RIPIEGANO, SI INNAMORA IL PUBBLICO

 

 

 

Gabriele Niola per www.badtaste.it

 

Sarà nel 1962 che Franca Valeri interpreterà l’unico film da lei scritto di cui è protagonista assoluta, Parigi o cara. L’apice di una carriera che poi proseguirà in televisione e la renderà un simbolo, la prima donna a fare qualsiasi cosa nello spettacolo italiano, come giustamente recitava il titolo di un documentario (non eccezionale) che le ha dedicato Sabina GuzzantiFranca, la prima.

 

FRANCA VALERI SOPHIA LOREN

Quella carriera televisiva fatta di personaggi e che è proseguita anche al cinema nasce però al cinema (caso raro) con una gavetta non lunghissima tra il 1950 e il 1955 e soprattutto nei successivi 5 anni, con 13 film grazie ai quali il paese impara a conoscerla, in cui diventa un simbolo di umorismo e una maschera in anni in cui il nostro cinema sembrava sfornare solo quello, maschere, e con esse era capace di fare tutto.

 

Non tutti quei 13 film sono fondamentali, anzi. Ma è in quelli che passa da comprimaria a caratterista, cioè è in quei film che le viene appiccicato un personaggio, uno che lei ovviamente contribuisce (e come!) a creare, e che fa la sua fortuna perché la rende unica nel panorama italiano. Già in Questi fantasmi e Le signorine dello 04 (entrambi del 1954) ci sono delle avvisaglie ma è con Il Segno di Venere che si può dire nasca Franca Valeri come la conosciamo, per opposizione a Sophia Loren.

 

Curiosamente infatti è anche il momento in cui sta nascendo Sophia Loren, anche lei dopo circa 5 anni di gavetta (di nuovo curiosamente iniziata assieme, in Luci del varietà) in ruoli sempre maggiori, culminata nel 1954 quando è protagonista di un segmento di L’Oro di Napoli.

 

SOPHIA LOREN FRANCA VALERI IL SEGNO DI VENERE

Il Segno di Venere doveva chiamarsi La Chiromante ed era pensato tutto intorno a Franca Valeri prima che la produzione non decidesse di farne un film corale con tanti attori più noti di lei. Tuttavia anche il titolo definitivo continua a fare riferimento alla sua storia, che è quella portante, ovvero quella di una donna entrata nel “periodo di Venere” in cui può trovare l’amore e che di conseguenza si trova a confrontarsi con diversi uomini.

 

Il selling point di tutto il film era (oltre al nutrito cast) il fatto che Franca Valeri fosse la cugina di Sophia Loren. Viene così creato per opposizione il suo personaggio. Le attrici italiane erano tutte delle proto-Sophia Loren, modelli di donne di cui lei sarà l’apice, modelli da ricostruzione che parlavano di felicità, benessere, opulenza, grandezza e magnificenza (l’esatto contrario del modello Vitti che si imporrà negli anni ‘60).

franca valeri alberto sordi piccola posta

 

Erano donne da sognare senza limiti che non portavano mai problemi ma sempre risposte e tutte con il loro corpo. Franca Valeri era l’opposto e come tale si posizionò. Creò un modello di donna alternativo, un atto in sé politico e potentissimo, un modello di donna non omologato che non intendeva omologarsi e non inseguiva le “cugine” sul loro terreno di caccia ma anzi cercava il proprio, senza risultati, nell’Italia di quell’epoca.

 

Di quella ragazza tutto sommato infelice, circondata da predatori che su di lei ripiegano, si innamora il pubblico. Solo nel 1955 Franca Valeri lavorerà altre 2 volte con Sordi (Piccola Posta e Un eroe dei nostri tempi). Era l’unica in quegli anni per lui formidabili capace davvero di tenergli testa, con lei Sordi dà il meglio, con lei corre molto più veloce che con gli altri e viceversa. Con Sordi Franca Valeri diventa Franca Valeri.

franca valeri alberto sordi

 

 

In Un eroe dei nostri tempi è una comprimaria e lavora al contrario rispetto a Il Segno Di Venere: invece che essere Sordi una delle figure maschili con cui lei si confronta, è lei una delle donne con cui il suo personaggio si relaziona. Quello è un film pazzesco scritto da Monicelli e Sonego e diretto con piglio ultramoderno dallo stesso Monicelli (come apre e come chiude sono stacchi netti che ancora oggi non si tentano), che racconta un uomo vigliacchissimo coccolato dalle zie e cresciuto nella paura di tutto, l’italiano qualunquista e vigliacco capace di ogni assurdità per salvarsi e cauto in tutto, anche nelle relazioni con le donne. Franca Valeri è la capoufficio e di nuovo si contrappone a modelli più frivoli, emerge prepotente, con lei ci sono gli scambi migliori e suoi sono gli unici momenti in cui si ha l’impressione che il film non sia un one man show.

 

Piccola Posta invece è una collaborazione diversa, è un film più piccolo ma un gioiello ingiustamente poco celebrato. Scritto senza freni e senza limiti da Steno e Lucio Fulci, racconta le falsità epistolari di un personaggio finalmente non ordinario per Franca Valeri, una finta nobile dal nome d’arte altisonante, Lady Eva, che tiene una rubrica su un rotocalco sostenendo di vivere in modi lussuosi quando ha la più ordinaria delle abitazioni e delle esistenze. I suoi lettissimi consigli sono alla base di altri episodi del film con protagonisti Sordi (geniale direttore meschino di un ospizio in cui si maltrattano vecchine, roba da Ben Stiller e Adam Sandler degli anni ‘90) e Peppino De Filippo.

 

sophia loren franca valeri il segno di venere

Franca Valeri mostra finalmente la sua capacità trasformista, quella che poi emergerà in tv negli anni ‘60, la capacità di osservare la società come faceva sempre il cinema di quegli anni ma guardando in un’altra direzione, quella della società delle donne. Nello scambio che ha con Sordi entrambi interpretano quello che non sono.

 

E lei non è assolutamente da meno della stupidissima r moscia di Sordi che recita tre registri sopra lei che invece, con il suo consueto minimalismo, fa tantissimo con pochissimo e si rimpallano battute senza pietà, una dice “Desidera latte di tigre?” e l’altro “Due gocce” e poi dopo averlo bevuto “Cattivissimo. Divertentissimo però. Schifoso“.

Chiuderanno questi 5 anni pazzeschi fatti collaborazioni, ripetizioni di questi ruoli e consolidamento di un’immagine così originale e così necessaria da proiettarla immediatamente nell’affollato stardom italiano, altri due film con Sordi, il primo dei quali è il più noto della coppia: Il Vedovo.

 

franca valeri alberto sordi piccola posta

Franca Valeri è in scena sì e no per il 20% di un film che vede Sordi in scena nel 99% del tempo, ma tutti ricordano le scene in cui compare lei. La moglie acida e industriale, stereotipo nordico e sostanzialmente unico esempio valido di donna manager nel cinema italiano del boom, che di manager e imprenditori di successo traboccava, è un capolavoro di umorismo senza sorriso.

 

Non ride mai ma fa ridere tutti, ha un’ironia pungente che non ha nulla a che vedere con l’immagine di donna o remissiva o aggressiva che il cinema italiano proponeva a maschi in costante necessità di conferme. Quel film arriva due anni prima di Il Boom ma già lo contiene, racconta già di un uomo pronto a tutto per avere successo e prendere parte anch’egli alla nuova Italia, per potersi dire pari a chi gli è intorno.

 

È così capace di creare un senso incombente e potente Franca Valeri che quando il protagonista progetta di ucciderla buttandola nella tromba dell’ascensore è subito evidente a tutti che non ci riuscirà mai perché troppo inetto di fronte a lei.

franca valeri sordi

 

Il film che chiude il quinquennio propulsivo di Franca Valeri è invece di Mario Camerini (il regista di punta dell’era dei telefoni bianchi, per questo poco studiato e invece incredibilmente tecnico, sofisticato, inventivo) di nuovo un film con molte star, uno come Il Segno Di Venere in cui il cast collettivo è quel che conta, e anche stavolta il personaggio memorabile, assieme al consueto matto da legare, folle a briglia sciolta che Sordi interpretava negli anni ‘50 (il gioco è il suo tarlo in questo caso), è quello suo, della Valeri.

 

Non a caso è lei a pronunciare la battuta più nota (perché la più significativa) in uno scambio a tre da urlo Sordi/Valeri/Manfredi con tempi incredibili e una fotografia di ombre e neri che all’epoca si vedeva solo nei film di Fellini (non a caso il direttore della fotografia è Gianni Di Venanzo, lo stesso che tre anni dopo lavorerà a 8 e mezzo).

– “Ma chi comanda qui lei o sua moglie?”

– “Comanda lui ma decido io. Fa quello che dico io”

– “È comodo eh…”

– “Beh per me era troppa responsabilità…”

franca valeri toto' a colori franca valeri parigi o cara

 

franca valeri 2franca valeri 1franca valeri alberto sordi piccola posta

Ultimi Dagoreport

donald trump joe biden benjamin netanyahu

DAGOREPORT - SUL PIÙ TURBOLENTO CAMBIO D'EPOCA CHE SI POSSA IMMAGINARE, NEL MOMENTO IN CUI CRISI ECONOMICA, POTERI TRADIZIONALI E GUERRA VANNO A SCIOGLIERSI DENTRO L’AUTORITARISMO RAMPANTE DELLA TECNODESTRA DEI MUSK E DEI THIEL, LA SINISTRA È ANNICHILITA E IMPOTENTE - UN ESEMPIO: L’INETTITUDINE AL LIMITE DELLA COGLIONERIA DI JOE BIDEN. IL PIANO DI TREGUA PER PORRE FINE ALLA GUERRA TRA ISRAELE E PALESTINA È SUO MA CHI SI È IMPOSSESSATO DEL SUCCESSO È STATO TRUMP – ALL’IMPOTENZA DEL “CELOMOLLISMO” LIBERAL E BELLO, TUTTO CHIACCHIERE E DISTINTIVO, È ENTRATO IN BALLO IL “CELODURISMO” MUSK-TRUMPIANO: CARO NETANYAHU, O LA FINISCI DI ROMPERE I COJONI CON ‘STA GUERRA O DAL 20 GENNAIO NON RICEVERAI MEZZA PALLOTTOLA DALLA MIA AMMINISTRAZIONE. PUNTO! (LA MOSSA MUSCOLARE DEL TRUMPONE HA UN OBIETTIVO: IL PRINCIPE EREDITARIO SAUDITA, MOHAMMED BIN SALMAN)

giorgia meloni tosi matteo salvini luca zaia vincenzo de luca elly schlein

DAGOREPORT - MENTRE IL PD DI ELLY, PUR DI NON PERDERE LA CAMPANIA, STA CERCANDO DI TROVARE UN ACCORDO CON DE LUCA, LEGA E FRATELLI D’ITALIA SONO A RISCHIO DI CRISI SUL VENETO - ALLE EUROPEE FDI HA PRESO IL 37%, LA LEGA IL 13, QUINDI SPETTA ALLA MELONI DEI DUE MONDI - A FAR GIRARE VIEPPIÙ I CABASISI A UN AZZOPPATO SALVINI, IL VELENO DI UN EX LEGHISTA, OGGI EURODEPUTATO FI, FLAVIO TOSI: ‘’IL TERZO MANDATO NON ESISTE, ZAIA NON HA NESSUNA CHANCE. TOCCA A FDI, OPPURE CI SONO IO”

emmanuel macron ursula von der leyen xi jinping donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT – PER TRUMP L'EUROPA NON E' PIU' UN ALLEATO MA SOLO UN CLIENTE PER IMPORRE I SUOI AFFARI - ALL’INAUGURATION DAY CI SARÀ SOLO GIORGIA (QUELLA CHE, TRUMP DIXIT, "HA PRESO D'ASSALTO L'EUROPA") MA NON URSULA VON DER LEYEN - CHE FARE DI FRONTE ALL'ABBANDONO MUSK-TRUMPIANO DI UNA CONDIVISIONE POLITICA ED ECONOMICA CON I PAESI DELL'OCCIDENTE? - CI SAREBBE IL PIANO DRAGHI, MA SERVONO TANTI MILIARDI E VOLONTÀ POLITICA (AL MOMENTO, NON ABBONDANO NÉ I PRIMI, NÉ LA SECONDA) - L’UNICA SOLUZIONE È SPALANCARE LE PORTE DEGLI AFFARI CON PECHINO. L'ASSE EU-CINA SAREBBE LETALE PER "AMERICA FIRST" TRUMPIANA

giorgia meloni daniela santanche galeazzo bignami matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT - ‘’RESTO FINCHÉ AVRÒ LA FIDUCIA DI GIORGIA. ORA DECIDE LEI”, SIBILA LA PITONESSA. ESSÌ, LA PATATA BOLLENTE DEL MINISTRO DEL TURISMO RINVIATO A GIUDIZIO È SUL PIATTO DELLA DUCETTA CHE VORREBBE PURE SPEDIRLA A FARE LA BAGNINA AL TWIGA, CONSCIA CHE SULLA TESTA DELLA “SANTA” PENDE ANCHE UN EVENTUALE PROCESSO PER TRUFFA AI DANNI DELL’INPS, CIOÈ DELLO STATO: UNO SCENARIO CHE SPUTTANEREBBE INEVITABILMENTE IL GOVERNO, COL RISCHIO DI SCATENARE UN ASSALTO DA PARTE DEI SUOI ALLEATI AFFAMATI DI UN ''RIMPASTINO'', INDIGERIBILE PER LA DUCETTA - DI PIU': C’È ANCORA DA RIEMPIRE LA CASELLA RESA VACANTE DI VICE MINISTRO DELLE INFRASTRUTTURE, OCCUPATA DA GALEAZZO BIGNAMI…

giancarlo giorgetti francesco miller gaetano caltagirone andrea orcel nagel

DAGOREPORT – CON L'OPERAZIONE GENERALI-NATIXIS, DONNET  SFRUTTA UN'OCCASIONE D'ORO PER AVVANTAGGIARE IL LEONE DI TRIESTE NEL RICCO MERCATO DEL RISPARMIO GESTITO. MA LA JOINT-VENTURE CON I FRANCESI IRRITA NON SOLO GIORGETTI-MILLERI-CALTAGIRONE AL PUNTO DI MINACCIARE IL GOLDEN POWER, MA ANCHE ORCEL E NAGEL - PER L'AD UNICREDIT LA MOSSA DI DONNET È BENZINA SUL FUOCO SULL’OPERAZIONE BPM, INVISA A PALAZZO CHIGI, E ANCHE QUESTA A RISCHIO GOLDEN POWER – MENTRE NAGEL TEME CHE CALTA E MILLERI SI INCATTIVISCANO ANCOR DI PIU' SU MEDIOBANCA…

papa francesco spera che tempo che fa fabio fazio

DAGOREPORT - VOCI VATICANE RACCONTANO CHE DAL SECONDO PIANO DI CASA SANTA MARTA, LE URLA DEL PAPA SI SENTIVANO FINO ALLA RECEPTION - L'IRA PER IL COMUNICATO STAMPA DI MONDADORI PER LA NUOVA AUTOBIOGRAFIA DEL PAPA, "SPERA", LANCIATA COME IL PRIMO MEMOIR DI UN PONTEFICE IN CARICA RACCONTATO ''IN PRIMA PERSONA''. PECCATO CHE NON SIA VERO... - LA MANINA CHE HA CUCINATO L'ENNESIMA BIOGRAFIA RISCALDATA ALLE SPALLE DI BERGOGLIO E' LA STESSA CHE SI E' OCCUPATA DI FAR CONCEDERE DAL PONTEFICE L'INTERVISTA (REGISTRATA) A FABIO FAZIO. QUANDO IL PAPA HA PRESO VISIONE DELLE DOMANDE CONCORDATE TRA FABIOLO E I “CERVELLI” DEL DICASTERO DELLA COMUNICAZIONE È PARTITA UN’ALTRA SUA SFURIATA NON APPENA HA LETTO LA DOMANDINA CHE DOVREBBE RIGUARDARE “SPERA”…