STREGA DA RIDERE - IERI UN’ALTRA LETTERA-BUFALA DI 'ELENA FERRANTE' (CIOÉ, ANITA RAJA)! IL PREMIO DIMOSTRA DI ESSERE QUELLO CHE É SEMPRE STATO: UN DIVERTENTE PACCO - I CANDIDATI AL PREMIO SI SPACCANO SULLA SCRITTRICE SENZA VOLTO (CIOÉ, ANITA RAJA)
1. STREGA, CANDIDATI DIVISI
Raffaella De Santis per “la Repubblica”
LA presenza ingombrante di Elena Ferrante, dall’altro ieri candidata ufficialmente al Premio Strega, spariglia le carte, rimescola gli equilibri tra le case editrici. E fa lievitare le polemiche. Non solo quelle che corrono sui social, tanto da costringere il direttore della Fondazione Bellonci, Stefano Petrocchi, a scrivere una lettera in cui, regolamento alla mano, difende con forza la scelta di aprire alla scrittrice.
Anche tra gli scrittori che competono per la vittoria finale gli umori non sono proprio alle stelle. Tra i due autori considerati finora favoriti, Nicola Lagioia, pur tra qualche distinguo si dice «contento che in gara ci sia anche lei»; mentre Mauro Covacich rimanda al mittente quella «distinzione tra candidati puri e impuri » adombrata dalla stessa Ferrante nella sua lettera di qualche giorno fa a Repubblica.
Certo, senza la clamorosa novità di quest’anno, molto probabilmente la competizione si sarebbe giocata ancora una volta tra Segrate e Rcs (sempre che nel frattempo i due gruppi non diventino uno solo dopo l’offerta lanciata da Mondadori), rappresentati, appunto, dalla coppia formata da Lagioia ( La ferocia, Einaudi) e Covacich ( La sposa, Bompiani). Ma ora c’è il terzo incomodo, l’autrice in corsa con Storia della bambina perduta ( E/O). Lagioia la prende con più filosofia:
«Quanti più bei libri ci sono, tanto ne acquista la competizione. Quello che conta è l’opera. E poi mettersi a parlare dei meccanismi del premio mi sembra inutile. Mi pare una cosa molto più adulta polemizzare sui contenuti letterari. E poi a me la Ferrante piace: parteciperò un reading dedicato a lei al prossimo festival di Libri come ».
Quanto a Covacich, qualche giorno fa aveva dichiarato: «Sono contento che la Ferrante partecipi ma non è piacevole incarnare il sistema corrotto dei grandi gruppi». Ora rincara la dose, spiega che c’è un passaggio della lettera della scrittrice a Saviano che non gli è piaciuto: «Quando dice che se vince è tutto regolare e se perde è il segno che il meccanismo è dopato». Resta il fatto che finora era molto più facile aggiudicarsi il premio sotto l’ombrello protettivo di un editore forte. Ma lui si chiama fuori: «Mi trovo coinvolto per caso in questa vicenda. Un grande gruppo ha deciso di puntare sul mio libro ma essere identificato in modo automatico con il mondo corrotto dei compromessi non è gradevole. Si è strumentalizzato un momento della vita culturale del paese per farne un’altra battaglia: quella dei puri contro gli impuri.
A questa battaglia non ci sto. Si parli piuttosto di libri». E poi ci sono le voci degli altri candidati. Per Giunti ci sarà Clara Sereni, in gara con il romanzo autobiografico Via Ripetta 1-55. Dello Strega, al quale prese parte nel 1987 con Casalinghitudine, e di cui non ha un bel ricordo: «Già allora annusai l’aria. Mi pare un panorama così incistato che sarà difficile cambi. Della Ferrante non mi piace però quel suo tono di superiorità. Se sei superiore non partecipi e basta. È una scrittrice notevole ma alla fine sta facendo notizia solo la sua inconoscibilità».
Per Fabio Genovesi ( Chi manda le onde , Mondadori), meglio avere Elena Ferrante dentro che fuori: «Nelle cose importanti è bene che non ci siano assenze pesanti, altrimenti chi vince alla fine vince a metà». Marco Santagata, che concorre con Come donna innamorata (Guanda), strappato ai suoi studi danteschi da una competizione che di aulico ha molto poco, commenta: «Non c’è solo Elena Ferrante ma anche altri candidati, tutti interessanti. Lo Strega sembra una guerra in cui tutti si trasformano in pedine».
Intanto, fuori dalla cerchia ristretta di organizzatori e candidati, alcuni osservatori – soprattutto via social - lamentano che per la Ferrante sia stata fatta una sorta di eccezione ad personam. Critiche a cui Petrocchi risponde rivendicando in primo luogo la legittimità della candidatura: «Il consenso a far concorrere il libro è stato pubblicamente espresso dall’autrice rispondendo alla sollecitazione di Saviano su Repubblica e l’impegno a non ritirarlo dal premio è stato formalmente assunto dall’editore. Anni fa è stato candidato un autore albanese, Ron Kubati, e a rigore non avrebbe potuto esserlo. L’anno scorso abbiamo ammesso il romanzo a fumetti di Gipi e non avremmo potuto farlo. Ma in questi altri casi nessuno ha protestato».
2. DALLA FERRANTE LA SALVEZZA, DALLA DICKINSON UN BEL TORTINO
Mario Baudino per “la Stampa”
Mistero Strega
Lettere autentiche e inventate, interviste immaginarie: non c’è tregua per Elena Ferrante. Ora l’editore E/O annuncia ufficialmente la candidatura allo Strega del suo romanzo Storia della bambina perduta(ultimo del ciclo L’amica geniale), e dunque dovrebbe tornare una concorrente «normale», sebbene, com’è noto, non si sa chi sia: potrebbe essere anche una degli Amici della Domenica, come ha suggerito il presidente della Fondazione Bellonci, Tullio De Mauro. Vincerà, non vincerà? Il nuovo regolamento, che prevede un libro almeno di medio o piccolo editore nella cinquina, la aiuta. Il frastuono mediatico (invito pubblico di Saviano, risposta a stretto giro dell’autrice, falso intervento su due quotidiani, scherzo creativo di un terzo), chissà. I votanti dello Strega sono spesso irreggimentati, ma anche suscettibili.
Intanto si precisa la rosa: Einaudi corre con Ferocia di Nicola Lagioia, Mondadori con Chi manda le onde di Fabio Genovesi, Guanda con Come donna innamorata di Marco Santagata, Bompiani con La sposa di Mauro Covacich, Giunti con Via Ripetta 155 di Clara Sereni, Feltrinelli chissà e Neri Pozza con Il genio dell’abbandono della napoletana Wanda Marasco che nel titolo ricorda un po’ L’amica geniale e un po’ I giorni dell’abbandono, della napoletana (dicono) Elena Ferrante. Strana cabala. In ogni caso la candidata più corteggiata del secolo non vuole vincere ma «salvare» il premio. Se non arriverà in cinquina, ha scritto infatti nell’unica lettera non apocrifa, «si potrà dire definitivamente, senza ombra di dubbio, che lo Strega così com’è è irriformabile e che quindi va buttato per aria». Generosa.
Mistero pudding
Ci siamo dilungati, ma come ogni anno qui si rifà lo Strega e si muore. Rimangono poche righe per Emily Dickinson, che non aveva questi problemi. Anche la grande poetessa americana conduceva vita ritiratissima, soprattutto in cucina. Ora l’Università di Princeton annuncia di aver ricevuto in dono una ricetta autografa del suo celebre pudding. Non è ancora pubblicata. Sugli ingredienti mistero fitto.
3 - STREGA DA RIDERE ENNESIMO FALSO DELLA «FERRANTE»
Alessandro Gnocchi per “il Giornale”
Il «caso» Ferrante e il Premio Strega raggiungono le vette della comicità. L'escalation sembra inarrestabile. Ieri un'altra lettera falsa (specifichiamo: palesemente falsa) di Elena Ferrante, questa volta pubblicata dal Fatto quotidiano. Seguita dalla smentita della casa editrice della Ferrante medesima, la validissima e/o.
In origine fu la candidatura della anonima scrittrice napoletana (Elena Ferrante è uno pseudonimo) ordita da Roberto Saviano e Serena Dandini. Una candidatura a insaputa della Ferrante, comunicata attraverso Repubblica, piccolo quotidiano underground (copyright Massimiliano Parente). Una candidatura accettata controvoglia dall'autrice, lieta di farci sapere, attraverso un articolo apparso sul suddetto quotidiano underground, di accettare soprattutto per rivelare una fondamentale verità: se vince, il Premio è pulito; se perde, il Premio è corrotto.
Che sia da sempre pilotato dai grandi editori, e che questo fatto non cambi, sia che la lascino vincere, sia che la lascino perdere, non le passa per la testa. Scattano gli endorsement della stampa nazionale, incluso il Corriere della Sera, altro quotidiano di nicchia. La Ferrante è amata dagli americani (capito, provinciali?), disprezza i premi letterari (inclusi quelli ai quali partecipa), è invisibile (?), è una outsider (supportata dall'establishment). Aggiungi che è un po' strappalacrime e ha una prosa prolissa che per gli intenditori è garanzia di qualità. La vittoria è certa. Forse.
Quindi il Premio Strega, anche per cavalcare l'atmosfera a sfavore delle «grandi concentrazioni», cambia le regole, introducendo il posto fisso in finale per un piccolo editore (in nome della «bibliodiversità») e alcune deroghe apertamente ad Ferrantem. Infine parte la sarabanda delle lettere false, palesemente false, prima al Mattino e ieri al Fatto.
Risultato complessivo: l'anonimato della Ferrante si rivela una forma di esibizionismo come un'altra, pronta a essere tritata dal Web. Il Premio, che ha stravolto le regole, dimostra di essere quello che è sempre stato: un divertente «pacco».
Nel frattempo, si fanno avanti anche altri candidati: Mauro Covacich con La sposa (Bompiani), Fabio Genovesi con Chi manda le onde (Mondadori), Clara Sereni con Via Ripetta 155 (Giunti), Marco Santagata con Come donna innamorata (Guanda), Wanda Marasco con Il genio dell'abbandono (Neri Pozza) e Nicola Lagioia con La ferocia (Einaudi). Il termine per la presentazione delle candidature è venerdì 3 aprile.
Riusciranno gli altri contendenti a battere Storia della bambina perduta della Ferrante?
4 - E/O, LA “LORO” FERRANTE E IL CODICE DEL TROMBONE
Sull’edizione odierna del Fatto Quotidiano compare un testo (definito “raccolto per caso da Caterina Soffici”) scritto da qualcuno che si firma col nome di Elena Ferrante e afferma di essere la “nostra” scrittrice.
Come nel caso della lettera apparsa ieri sul Mattino, smentiamo questa ennesima bufala riguardante Elena Ferrante. Ribadiamo ancora una volta che comunicazioni eventuali dell’autrice vengono fatte solo per il tramite della casa editrice E/O. Speriamo che si plachi questo gioco ridicolo e che si mettano al centro dell’attenzione i libri con i loro contenuti.
Ufficio Stampa E/O
Gentile ufficio stampa,
perché tanta acrimonia? Cos’è d’altronde un nome ? Che vuol dire Ferrante? Non è una mano, né un piede, né un braccio, né un viso, nulla di ciò che forma un corpo. Pure la voce, si sa, è flatus: che le parole della vostra Elena Ferrante – sia detto tra virgolette come pudicamente fate voi – siano state “raccolte per caso”, sognate, inventate, arrivate da altrove cambia poco. Sono un falso come ogni letteratura, un tradimento come ogni traduzione. Se, però, questa spiegazione non dovesse bastare al vostro senso di possesso, vi informiamo che al Fatto Quotidiano vige il codice cavalleresco. L’ufficio stampa E/O può inviarci i suoi padrini e comunicarci gli estremi della sfida a duello. A quel punto la scelta dell’arma, com’è noto, spetta allo sfidato: vi informiamo fin d’ora che la nostra scelta è il trombone.
Elena Ferrante?