stefania rocca

“CON CATE BLANCHETT SONO VOLATI GLI SCHIAFFI: COSÌ SIAMO DIVENTATE AMICHE” – STEFANIA ROCCA MEMORIES: “LAVORAVO IN UN PUB, POI NIRVANA MI CAMBIÒ LA VITA” – “GODARD SUL SET NON SI RIVOLGEVA A NOI, MA AI NOSTRI PERSONAGGI. SI PRESENTAVA E MI DICEVA: EH, PERCHÉ OGGI NON MI HAI DATO LA PASTIGLIA?" - BRANAGH MI INSEGNÒ IL TIP TAP, A MINGHELLA MI PRESENTAI CON LA TESTA RASATA, L’AEREO PRIVATO DEI FRATELLI TAVIANI (“MI SENTIVO UNA REGINA SU MARTE”), LO SCHERZO A DARIO ARGENTO. E SU CRISTINA COMENCINI… - VIDEO

 

Paolo Baldini per il “Corriere della Sera”

 

Vive di slanci, cambi di rotta, emozioni sparse. «Sono così da quando, bambina, dicevo che volevo diventare un medico per ragioni umanitarie».

stefania rocca cate blanchett

Curiosa, pronta a spendersi.

 

Ha abitato a Barcellona, Roma, Parigi, New York. Ottanta film, grandi produzioni e magnifiche scommesse, «sempre rischiando in prima persona». Il successo arrivato come un fulmine a ciel sereno.

 

Anni di studio, ricerca, approfondimento. «Sì, sono una capatosta, pronta a rimettersi sempre in discussione». Capace di costruirsi una carriera internazionale: Godard, Minghella, Branagh, Figgis, Ferrara.

 

La prossima svolta di Stefania Rocca, l'attrice di Nirvana, La bestia nel cuore e Viol@ , si chiama regia: «Sento il desiderio di creare mondi miei. Finora sono stata all'interno del videogioco creativo di altri. Adesso quel videogame mi piacerebbe programmarlo. Ma senza mai dimenticare che sono un'attrice».

stefania rocca

 

Ha un marito, Carlo Capasa, imprenditore e presidente della Camera della moda, e due figli: Leone, 14 anni, e Zeno, 12. «Ci siamo sposati durante una vacanza a New York con i bambini. Un lampo: nevicava, faceva freddo e non avevo il vestito adatto. È stato buffo».

 

Ha portato in teatro Il silenzio grande di Maurizio De Giovanni insieme a Massimiliano Gallo, regia di Alessandro Gassmann. Ha nel cassetto una sceneggiatura nata nei mesi del lockdown, ispirata al romanzo L'ora di tutti di Maria Corti: diventerà un film di cui sarà regista. Prepara per la prossima stagione il monologo La madre di Eva , dal libro di Silvia Ferreri: l'attesa di una donna fuori dalla sala operatoria, in una clinica di Belgrado, mentre la figlia, 18 anni, si sta sottoponendo all'intervento che la trasformerà in un uomo.

 

Messaggio coraggioso.

stefania rocca e il marito

«Sii sempre te stessa, non preoccuparti di essere diversa. Ma nel testo non c'è solo il tema transgender. Si parla anche del rapporto madre-figlia, dello scontro generazionale».

 

Il tema della diversità l'affascina?

«Non bisogna temere il confronto perché ci aiuta a far affiorare il nostro modo di essere speciali. E neanche i giudizi del prossimo. La diversità è creatività, è mettersi in gioco. Mi piacerebbe che il messaggio fosse recepito a pieno dal mondo del cinema e delle serie tv».

 

Com' era Stefania prima del cinema?

«Una ragazza studiosa ma non secchiona. In cerca di libertà e di indipendenza. Osservatrice, sognatrice. Con molti amici e un forte senso del dovere. Rispettosa delle regole di famiglia. Ho iniziato giovane a lavorare: preparavo contributi video per le convention. Esperienze che porto ancora con me. La famosa valigia dell'attore».

 

La famiglia era con lei?

«Quando dicevo "voglio fare l'attrice", papà attaccava: studia, Stefania, che è meglio! Pensava che mi passasse, che alla fine avrei cambiato idea e amen. All'università scelsi psicologia, scienze dell'alimentazione, indirizzo scientifico.

 

Intanto mi informavo sulle scuole di recitazione.

stefania rocca

Luca Ronconi era un idolo per me. Lo incontrai nel giorno sbagliato. Provava e dirigeva tempestosamente gli allievi. Mi spaventai a tal punto da decidere di cambiare città. Avevo la sensazione che allontanarmi da Torino avrebbe giovato alla mia ricerca. Volevo mettermi in gioco».

 

Così a 22 anni andò a Roma per iscriversi al Centro sperimentale di cinematografia.

«Dissi a papà: devo provarci, non posso vivere con il rimpianto per sempre. A Roma facevo una vita bohemienne . Mi mantenevo lavorando in un pub, la Compagnia delle Indie. Andò bene. Feci le prime cose. Arrivò Nirvana . Incontrai Gabriele Salvatores, un maestro, curioso quanto me».

 

STEFANIA ROCCA 3

Poteva dirsi arrivata. Invece?

«Andai a vivere a New York. Frequentavo l'Hunter College High School. Quando ne sono uscita parlavo l'inglese con un curioso accento giapponese. Volevo approfondire il Metodo e mi iscrissi all'Actors Studio. Mi consigliarono di prendere un coach e ripulirmi la dizione. Intanto per mantenermi facevo i cappuccini al Caffè Dante e i cocktail al Lucky Strike a Manhattan.Nirvana era appena uscito. Lo presentammo al Festival di Cannes mentre ero completamente immersa nella nuova avventura».

 

In Usa incontrò Jean-Luc Godard.

«Girammo Inside/Out . Lui faceva il produttore-tutor, regista era Rob Tregenza. Set sui monti del Maryland. Neve pazzesca e noi chiusi in casa.Il film era muto, tutto piani sequenza. Riproduceva un dentro e un fuori . Dentro, i pazienti, disturbati. Io facevo parte del mondo di fuori. Ero una volontaria borderline. Con me, un prete ex soldato di guerra. Godard voleva raccontare quanto fosse evanescente il confine della follia.Gli studi di psicologia mi furono molto utili».

 

jean luc godard 2

Godard che cosa vi chiedeva?

«Era taciturno. Sul set non aveva preamboli. Non si rivolgeva a noi, ma ai nostri personaggi. Si presentava e mi diceva: eh, perché oggi non mi hai dato la pastiglia? Dopo quattro settimane di isolamento gli chiedemmo: Jean-Luc, per favore, facci parlare almeno tre minuti, se no andiamo fuori di testa davvero. Stette al gioco. Disse: ok, ognuno di voi scriva un monologo sulla sua parte. Demmo il massimo, ma lui non montò mai quei frame . Però alla fine ce li regalò. Il mio l'ho perso in un trasloco».

 

Un peccato.

simona cavallari stefania rocca amiche davvero!

«Sono disordinata per vocazione. Ho smarrito tutte le mie fotografie. A Parigi, quando ho conosciuto mio marito Carlo, ho messo i miei ricordi in un magazzino che si è allagato. Del resto, ho sempre pensato che la vita vada vissuta senza salvagente. Tutti mi dicono: Stefania, fermati e fai le cose più sicure. Non ci riesco. Il mio gol è vivere, conoscere persone interessanti, attraversare la bellezza, comunicare con la gente.

Mai avuta una strategia. Mi sono divertita».

 

kenneth branagh 5

 

Con Anthony Minghella nel 1999 girò «Il talento di Mr. Ripley».

«Quando ci siamo incontrati stavo recitando Giovanna D'Arco con Walter Le Moli. Per me il teatro significa Jérôme Savary, con cui feci Irma la dolce , Robert Lepage, che mi diresse in Polygraphe , e Le Moli appunto. Savary è l'ironia, il gioco, la fantasia. Lepage l'innovazione. Le Moli l'introspezione e l'eleganza creativa».

 

Dunque, Minghella?

«Mi presentai a lui con la testa rasata. Ero magra e pallida come uno straccio. Lui cercava una donna del Sud, figurati. Oh caspita, mi disse, ma tu mi sembri più tedesca che italiana. Gli feci cambiare idea. Rubai un vestito Anni Quaranta alla madre del mio ragazzo di allora, misi lenti a contatto scure e una parrucca nera. Capì che ce la potevo fare. Sul set, a Ischia, Anthony era dolce, poetico, molto attento agli attori».

silvia rocca e la sorella stefania

 

Tra i suoi pigmalioni c'è Kenneth Branagh.

«Un vulcano di energia. Andai a Londra, mi fece cantare e ballare il tip tap. Pene d'amor perdute è un musical in inglese antico. Non facile. Mi misero vicino un insegnante, Timothy Spall mi metteva soggezione. Branagh s' accorse del mio disagio: cosa c'è, Stefania? Risposi: non so, Ken, forse non sono all'altezza. Lui mi dette una lezione che non ho mai dimenticato: se senti di avere dei limiti, usali. Nel film interpretavo un'analfabeta. Mi s' è accesa una lampadina».

 

Con Mike Figgis ha girato «Hotel» nel 2001.

«Un eccezionale sperimentatore. Per lui vale il timing . Tutto viene calcolato e cronometrato. La matematica incontra l'arte astratta. Imprevedibile, moderno, molto british».

stefania rocca e carlo capasa

 

L'opposto di Abel Ferrara che la diresse in «Mary» (2005) e «Go Go Tales» (2007).

«Abel è più "italiano": si esprime anche con i gesti del corpo. Per lui non valgono regole e schemi precostituiti. Cambia, rivoluziona, stravolge. Odia riprodurre la realtà. Chiede immediatezza e naturalezza. Nel cast dei due film c'erano Forest Whitaker, Juliette Binoche, Matthew Modine, Willem Dafoe. Esperienza unica».

 

Lei è amica di Cate Blanchett.

«L'ho conosciuta sul set di Minghella, anche se avevamo scene diverse. Abbiamo legato subito. Siamo schiette, non temiamo di dire quel che pensiamo. Anthony si era accorto e ci volle come sorelle in Heaven di Tom Tykwer, che lui produceva. E lì sono volati gli schiaffi... In un momento drammatico, Cate ha intuito che stavo per darle una sberla e mi ha detto: coraggio, picchiami. L'ho rivista a una sfilata di Giorgio Armani qualche anno dopo. Mi ha abbracciato: "Stefania, ti ricordi?". Siamo ancora in contatto».

 

Poi ci sono i fratelli Taviani.

stefania rocca

«Con loro girai una miniserie per la tv, Resurrezione . Dovevo ancora finire il film con Cate Blanchett, mi precipitai in Siberia. Per non perdere tempo, mi diedero un aereo privato. Wow! Mi sentivo una regina su Marte. Durante quel viaggio scoprii di amare profondamente la terra. Non vedevo l'ora di rimetterci i piedi».

 

Con Dario Argento ha girato «Il cartaio».

«Il suo è un mondo davvero speciale. È un padre/maestro. Pieno di contraddizioni. Sensibile e forte. Vittima e carnefice. Serio e divertente. Una volta gli feci uno scherzo. Misi del cotone in bocca e simulai un'allergia. Andò personalmente in farmacia a comprarmi le medicine».

 

Cristina Comencini?

«Quando mi chiamò per La bestia nel cuore vivevo a Parigi. Dovevo interpretare una cieca. Per prepararmi, andai in un istituto come volontaria. Accompagnavo i non vedenti, mangiavo con loro. La scintilla però non scattava. Mi accorsi che c'era una differenza tra chi è cieco dalla nascita e chi lo diventa. Andai dalla direttrice. Mi raccontò: io non vedo da quando avevo 16 anni. Sono diventata la sua assistente. Mi spiegava: senti il rumore delle suole? Da quello puoi capire che scarpe porta chi ti sta vicino, se è uomo o donna, pesante o leggero, aggressivo o no».

stefania rocca

 

Qual è l'insegnamento principale che dà ai suoi figli?

«Scoprite le vostre passioni e coltivatele usando metodo. Si sceglie con l'istinto, si costruisce con la forza di volontà. Quella è la vera libertà. Ma per arrivarci devi conoscere e rispettare te stesso e ciò che ti sta intorno».

stefania rocca nicola piovani foto di baccodario argento stefania rocca (2) foto di baccostefania rocca su playboystefania rocca marisela federicicarlo capasa e stefania rocca green carpet fashion awardtoiletpaper wallpaper stefania rocca carlo capasastefania roccastefania rocca 2 cstefania rocca foto lapressefilippo timi e stefania roccastefania rocca foto lapressestefania rocca foto di bacco

Ultimi Dagoreport

donald trump elon musk

DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO ALLA CASA BIANCA DI TRUMP VENGA CONDIZIONATO DAL KETAMINICO ELON MUSK, CHE ORMAI SPARA UNA MINCHIATA AL GIORNO - GLI OPERATORI DI BORSA VOGLIONO FARE AFFARI, GLI AD PENSANO A STARE INCOLLATI ALLA POLTRONA DISTRIBUENDO PINGUI DIVIDENDI, NESSUNO DI ESSI CONDIVIDE L’INSTABILITÀ CHE QUEL “TESLA DI MINCHIA” CREA A OGNI PIÉ SOSPINTO - DAGLI ATTACCHI ALLA COMMISSIONE EUROPEA AL SOSTEGNO AI NAZISTELLI DI AFD FINO ALL’ATTACCO ALLA FED E AL TENTATIVO DI FAR ZOMPARE IL GOVERNO BRITANNICO, TUTTE LE SPARATE DEL MUSK-ALZONE…

matteo salvini giorgia meloni piantedosi renzi open arms roberto vannacci

DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL MARTIRE DELLE TOGHE ROSSE E LO HA COSTRETTO A CAMBIARE LA STRATEGIA ANTI-DUCETTA: ORA PUNTA A TORNARE AL VIMINALE, TRAMPOLINO CHE GLI PERMISE DI PORTARE LA LEGA AL 30% - E "IO SO' E TU NON SEI UN CAZZO" NON CI PENSA PROPRIO: CONFERMA PIANTEDOSI E NON VUOLE LASCIARE AL LEGHISTA LA GESTIONE DEL DOSSIER IMMIGRAZIONE (FORMALMENTE IN MANO A MANTOVANO MA SU CUI METTE LE MANINE MINNITI), SU CUI HA PUNTATO TUTTE LE SUE SMORFIE CON I “LAGER” IN ALBANIA - I FAN DI VANNACCI NON ESULTANO SALVINI ASSOLTO: VOGLIONO IL GENERALE AL COMANDO DI UN PARTITO DE’ DESTRA, STILE AFD - I DUE MATTEO...

giorgia meloni - matteo salvini - open arms

DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI GRIDERA' ANCORA ALLE “TOGHE ROSSE” E ALLA MAGISTRATURA “NEMICA DELLA PATRIA”? -L’ASSOLUZIONE È DI SICURO IL PIÙ GRANDE REGALO DI NATALE CHE POTEVA RICEVERE GIORGIA MELONI PERCHÉ TAGLIA LE UNGHIE A QUELLA SETE DI “MARTIRIO” DI SALVINI CHE METTEVA A RISCHIO IL GOVERNO – UNA VOLTA “ASSOLTO”, ORA IL LEADER DEL CARROCCIO HA DAVANTI A SÉ SOLO GLI SCAZZI E I MALUMORI, DA ZAIA A FONTANA FINO A ROMEO, DI UNA LEGA RIDOTTA AI MINIMI TERMINI, SALVATA DAL 3% DI VANNACCI, DIVENTATA SEMPRE PIÙ IRRILEVANTE, TERZA GAMBA NELLA COALIZIONE DI GOVERNO, SUPERATA PURE DA FORZA ITALIA. E LA DUCETTA GODE!

roberto gualtieri alessandro onorato nicola zingaretti elly schlein silvia costa laura boldrini tony effe roma concertone

DAGOREPORT - BENVENUTI AL “CAPODANNO DA TONY”! IL CASO EFFE HA FATTO DEFLAGRARE QUEL MANICOMIO DI MEGALOMANI CHE È DIVENTATO IL PD DI ELLY SCHLEIN: UN GRUPPO DI RADICAL-CHIC E BEGHINE DEL CAZZO PRIVI DELLA CAPACITÀ POLITICA DI AGGREGARE I TANTI TONYEFFE DELLE DISGRAZIATE BORGATE ROMANE, CHE NON HANNO IN TASCA DECINE DI EURO DA SPENDERE IN VEGLIONI E COTILLONS E NON SANNO DOVE SBATTERE LA TESTA A CAPODANNO - DOTATA DI TRE PASSAPORTI E DI UNA FIDANZATA, MA PRIVA COM’È DI QUEL CARISMA CHE TRASFORMA UN POLITICO IN UN LEADER, ELLY NON HA IL CORAGGIO DI APRIRE LA BOCCUCCIA SULLA TEMPESTA CHE STA TRAVOLGENDO NON SOLO IL CAMPIDOGLIO DELL’INETTO GUALTIERI MA LO STESSO CORPACCIONE DEL PD -  EPPURE ELLY È LA STESSA PERSONA CHE SCULETTAVA FELICE AL GAY PRIDE DI MILANO SUL RITMO DI “SESSO E SAMBA” DI TONY EFFE. MELONI E FAZZOLARI RINGRAZIANO… - VIDEO

bpm giuseppe castagna - andrea orcel - francesco milleri - paolo savona - gaetano caltagirone

DAGOREPORT: BANCHE DELLE MIE BRAME! - UNICREDIT HA MESSO “IN PAUSA” L’ASSALTO A BANCO BPM IN ATTESA DI VEDERE CHE FINE FARÀ L’ESPOSTO DI CASTAGNA ALLA CONSOB: ORCEL ORA HA DUE STRADE DAVANTI A SÉ – PER FAR SALTARE L'ASSALTO DI UNICREDIT, L'AD DI BPM, GIUSEPPE CASTAGNA, SPERA NELLA "SENSIBILITA' POLITICA" DEL PRESIDENTE DELLA CONSOB, PAOLO SAVONA, EX MINISTRO IN QUOTA LEGA – IL NERVOSISMO ALLE STELLE DI CASTAGNA PER L’INSODDISFAZIONE DI CALTAGIRONE - LA CONTRARIETA' DI LEGA E PARTE DI FDI ALLA COMPLETA ASSENZA IN MPS - LE DIMISSIONI DEI 5 CONSIGLIERI DEL MINISTERO DELL'ECONOMIA DAL “MONTE”: FATE LARGO AI NUOVI AZIONISTI, ''CALTARICCONE" E MILLERI/DEL VECCHIO - SE SALTA L'OPERAZIONE BPM-MPS, LA BPER DI CIMBRI (UNIPOL) ALLA FINESTRA DI ROCCA SALIMBENI, MENTRE CALTA E MILLERI SAREBBERO GIA' ALLA RICERCA DI UN'ALTRA BANCA PER LA PRESA DI MEDIOBANCA-GENERALI...