NELL’AGONE DI AGON - UN CONCORRENTE DEL REALITY “MY BODYGUARD” DEL CANALE ALBANESE DENUNCIA: “MI HANNO MINACCIATO DI MORTE E CI FACEVANO MANGIARE SOLO RISO E FAGIOLI” - LA REPLICA DEGLI ALTRI BODYGUARD: “NESSUNA MINACCIA, È STATA UNA BELLA ESPERIENZA”

1. AGON CHANNEL NON HA PACE: L’ACCUSA DEL BODYGUARD

Alessandra Menzani per “Libero Quotidiano

 

max novaresi e maddalena corvagliamax novaresi e maddalena corvaglia

Agon Channel non ha pace. Dopo le dimissioni seguite da esternazioni al veleno di Antonio Caprarica, la tv albanese in lingua italiana che ha debuttato un mese fa sul nostro digitale terrestre è ancora al centro delle polemiche. Le solleva il 38enne Alessio Lanzi, fiorentino, personal trainer, concorrente (fino a poco fa) del reality My Bodyguard condotto da Maddalena Corvaglia, che a Libero racconta la sua disavventura a Tirana culminata con una denuncia «per minacce di morte» fatta sabato scorso contro uno degli allenatori della trasmissione.

 

Lanzi ripercorre dall’inizio la sua vicenda, culminata con la denuncia. «L’estate scorsa», racconta, «la produzione del programma, per conto di Agon Channel, viene nella palestra per cui lavoravo a Milano a fare dei provini per The Bodyguard. Decido di provare». Passa qualche settimana. «A settembre torno dalle ferie e ricevo una telefonata: “Sei piaciuto, vieni a fare un secondo provino ad Assago”, mi dicono. Vado».

MADDALENA CORVAGLIA FOTO DI GIOVANNI COZZI MADDALENA CORVAGLIA FOTO DI GIOVANNI COZZI

 

I primi di ottobre arriva la seconda telefonata. «Mi chiamano dicendo di avermi preso nel cast. “Devi venire a Tirana per 3/4 mesi”, mi dicono. La partenza era fissata per i primi di novembre. Penso: “Perché no?”. Andare in tv mi avrebbe dato visibilità e un ritorno d’immagine, e magari permesso di allargare la clientela».

 

Il 9 novembre, Alessio parte per Tirana. «Io e gli altri concorrenti, 20 all’inizio, andiamo negli studi e mi rendo conto che la storia dei container è vera. Agon ha due capannoni in condivisione con la Agon albanese. Fuori si vedono i mobili coperti da cellophane: visto che hanno solo due studi, smontano e rimontano tutto 24 ore su 24, un giorno una nostra puntata è stata registrata da mezzanotte alle 5 del mattino perché non hanno spazio».

 

Note di colore a parte, Lanzi ricorda la prima polemica: «Gli autori spiegano a noi concorrenti aspiranti guardie del corpo, che My Bodyguard è una cosa seria, così come gli allenamenti e la preparazione. I primi problemi riguardano il cibo. La produzione ci offre vitto e alloggio. Si mangia in mensa: a pranzo c’è solo riso e fagioli. Tutti i giorni. E a cena solo spaghetti aglio e olio. E basta. Zero frutta e verdura, né carne. L’alimentazione è importante, specie per chi fa lavori come il mio. Il programma, poi, si basa sulla forma fisica. Al capo-cuoco, in mensa, abbiamo chiesto la bresaola, ma lui ha detto che era fuori budget: costava troppo».

SELFIE DI MADDALENA CORVAGLIA SELFIE DI MADDALENA CORVAGLIA

 

Dopo la protesta, Lanza e colleghi ottengono di poter pranzare con un menù diverso. «Alle 15, con orario cambiato: la nostra conquista è stata il petto di pollo. Poi la sera abbiamo deciso di andare, a nostre spese, al ristorante, tanto per non mangiare sempre e solo aglio e olio».

 

Seconda polemica. «Per contratto erano previste otto ore di lavoro quotidiane. La paga giornaliera era di 25 euro. Poco, ma era un investimento su me stesso, per la visibilità. Ogni due settimane erano previsti due o tre giorni di visita in Italia, ma non è mai avvenuto, in realtà. E qui inizia il delirio: casini, disorganizzazione, orari folli. Esempio: ci convocavano alle 9 del mattino, ma il bus che doveva venirci a prendere non arrivava. Alle 10 chiamavano, ma nulla. Le 11, le 12, niente. Arrivano alle 13. Ci vengono a prendere, poi un’altra ora di attesa, a volte in autobus, a volte per strada. Giravamo mezz’ora di programma. Poi ancora attesa. In pratica dieci ore in ballo per fare nulla».

Jill Cooper e marito Jill Cooper e marito

 

Lamentele anche per i meccanismi del format. «Il programma era un disastro. Jill Cooper, la nota insegnante di fitness e addestratrice di My Bodyguard, doveva farci fare un allenamento rigido, secondo il programma. Non era vero. Con lei abbiamo lavorato 50 minuti in totale, che alla fine sono diventate 4 puntate. Poi c’era Antonio, un altro allenatore, albanese. Con lui dovevamo esercitarci ogni giorno. Una bufala. Ci faceva correre sei minuti, qualche flessione, due addominali come non si facevano dagli anni ’30, roba che fa male al fisico. Ci ha mostrato come va eseguita la rianimazione su una persona. Sa come? Mettendosi a cavalcioni sulla vittima. A cavalcioni! Assurdo».

 

Altro episodio sgradevole: «Non ho detto il peggio», continua Lenzi, «noi concorrenti del reality condividevamo un appartamento. Tra di noi c’era un ragazzo albanese che in casa girava con una pistola calibro 9, carica. Era un militare. Un altro, sempre albanese, si vantava che picchiava la sua fidanzata. E questa sarebbe la tv del futuro…».

 

lory del santolory del santo

Scontenti della disorganizzazione e dei disagi («Una sera abbiamo cenato in bus, al buio, facendoci luce coi telefonini»), Lenzi e altri concorrenti parlano con i responsabili del canale. «Parlo con la direttrice e le spiego che abbiamo almeno bisogno di un programma dettagliato che ci fissi orari e impegni. Ci stringiamo la mano. Dice che va bene, e se il programma non fosse arrivato saremmo stati autorizzati a non andare al lavoro. Il programma ci arriva, ma è ridicolo. C’era scritto solo: farsi trovare pronti per le 9».

 

Chiedono allora un incontro con Francesco Bacchetti, editore di Agon Channel. «Andiamo all’appuntamento, fissato negli studi, speranzosi di venire ascoltati. Ma era una buffonata. Erano pronte le telecamere: volevano filmare la protesta. Il trash del trash. Bacchetti parla di Caprarica, dicendo che chi lascia e parla male di Agon avrebbe pagato di tasca sua i lavoratori. Poi se ne va». A questo punto arrivano «le minacce di morte».

my bodyguard agon channel foto di alessandra menzani 6my bodyguard agon channel foto di alessandra menzani 6

 

«Viene da me Antonio, l’allenatore, furioso, mi intima di non parlare. Gli rispondo che parlo quando mi pare e piace. Davanti ai colleghi e agli autori, mi dice: “Ti sparo in testa e ti taglio la gola». Gli autori non dicono nulla. Lui torna da me e mi mette le mani addosso. Ivano, mio collega, ci separa. Siamo a mercoledì scorso. Sabato 20 dicembre vado all’ambasciata italiana, parlo con un carabiniere, vado alla polizia locale e sporgo denuncia per minacce».

 

Lanzi ha lasciato il programma e, dopo un mese e mezzo a Tirana, è tornato in Italia. Ci invia una copia della denuncia, che Libero pubblica. Abbiamo contattato Agon Channel per una replica alle (pesanti) accuse. Ma per ora senza esito.

 

2. LA REPLICA DEI COLLEGHI DI “MY BODYGUARD”: NESSUNA MINACCIA

COMUNICATO STAMPA

 

my bodyguard agon channel foto di alessandra menzani 5my bodyguard agon channel foto di alessandra menzani 5

I concorrenti, nel respingere ognuna delle dichiarazioni del loro ex collega, sottolineano che “Lanzi ha detto solo una serie di falsità” e in un documento, firmato da tutti i partecipanti, negano qualunque minaccia di morte a cui fa riferimento Lanzi “è falso che Alessio Lanzi sia stato minacciato di morte dal nostro istruttore Antonio” e proseguono “ non ci sono mai stati episodi di minacce nella residenza dei concorrenti, tantomeno attraverso armi da fuoco”.

 

Diffidano Alessio Lanzi dal chiamarli a “testimoni di fatti che non sono avvenuti come lui racconta” e sottolineando la gravità della sua denuncia, resa pubblica, si riservano ogni azione legale a tutela dei loro diritti, in quanto lo ritengono “responsabile di qualsiasi danno morale, materiale o d’immagine che ne potrebbe derivare.”

 

my bodyguard agon channel foto di alessandra menzani 4my bodyguard agon channel foto di alessandra menzani 4

Nel documento, i partecipanti di My Bodyguard sostengono con convinzione la loro esperienza di lavoro e la professionalità di tutti coloro che vi sono impegnati, produttori, autori e tecnici. Una produzione attenta alle necessità e alle richieste dei concorrenti. Un’avventura televisiva della quale “ci sentiamo onorati”, scrivono. Inoltre, specificano “ognuno di noi sapeva fin dall’inizio che sarebbe stata un’esperienza priva di comodità. Ci era stato detto chiaramente e lo abbiamo accettato (…). Il mestiere di bodyguard è durissimo e dura deve essere la selezione”.

 

Lanzi stesso – continuano – ha affermato più volte, davanti alle telecamere, di credere in questi valori e in questa produzione e per questo ritengono incomprensibili le dichiarazioni ed il cambiamento di posizione dell’ex partecipante.

 

 

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