COSE MAI VISTE: FACCI IN DIFESA DI SERRA! - ''CARO DAGO, SUL CROCEFISSO HA RAGIONE. RAPPRESENTA ANZITUTTO UNA RELIGIONE, POCHE PALLE. HO LETTO, A SUA DIFESA, CHE LA MEZZOBUSTA MARINA NALESSO SI È AVVICINATA ALLA FEDE ATTRAVERSO UN PERCORSO DI SOFFERENZA PERSONALE: MA A ME CHE CA**O ME NE FREGA? LEGGA LE NOTIZIE, È PAGATA PER QUELLO. DA NOI. SIAMO RIUSCITI A BIPOLARIZZARE ANCHE IL CROCEFISSO: AL PUNTO CHE IO SCRIVO A TE E NON SU 'LIBERO' PERCHÉ...''
Riceviamo e pubblichiamo:
Caro D’Agostino,
l’Italia che chiama «satanista» e «servo dell’Islam» Michele Serra, solo perché ha scritto che non si dovrebbe condurre un Tg del servizio pubblico con al collo un crocefisso tipo suora (su camicetta bianca, poi) è la stessa Italia che caricaturizza ogni refolo vincente e lo trasforma in tornado: il Paese dei craxini, dipietrini, berluschini, renzini e ora Salvini.
La questione del crocefisso è semplice: fu reso obbligatorio quando il fascismo dispose che la cattolica era la religione dello Stato dopodiché la Costituzione sancì l'eguaglianza delle religioni di fronte alla legge, sinché la revisione del Concordato del 1984 perfezionò il tutto. L'Italia da allora è uno stato perfettamente laico - dovrebbe esserlo - e quindi ogni simbolo religioso dovrebbe avere i diritti di ogni altro. Ne consegue che l'obbligo del crocefisso presto o tardi sparirà, come pure sparirà l'ora di religione configurata come è oggi, e sparirà il diritto delle chiese cattoliche di scampanare come altre non possono fare, e sparirà insomma ogni uso e consuetudine che non sia armonizzato con la lettera del diritto positivo.
L'unica incognita è quando succederà: ma succederà - piaccia o non piaccia - come è destino di ogni tradizione che la legge non preveda espressamente. Il Tar e il Consiglio di Stato, quel giorno, smetteranno di attaccarsi alla mancata esplicita abrogazione di un decreto fascista del 1924. La Corte di Cassazione, da par suo, l’ha già detto più volte: nessuna legge impone la presenza dei crocifissi nei luoghi pubblici.
La Corte di Strasburgo invece ha stabilito che la presenza dei crocifissi nelle aule scolastiche «è una violazione del diritto dei genitori a educare i figli secondo le loro convinzioni»; una persona di religione non cattolica, allo stesso modo, potrebbe sentirsi a disagio nel sentirsi giudicata da un tribunale che dica «la legge è uguale per tutti» e intanto esponga un simbolo che privilegia un'identità precisa: qualcosa che è davvero arduo liquidare come «tradizione» o «cultura» in senso stretto o altri sinonimi-cazzate tipo «messaggio d’amore» come ha scritto Mario Giordano su La Verità, il quotidiano del Ku Klux Klan del Nordest.
Il crocefisso rappresenta anzitutto una religione, poche palle. Ho letto, a sua difesa, che la mezzobusta Marina Nalesso si è avvicinata alla fede attraverso un percorso di sofferenza personale: ma a me che cazzo me ne frega? Legga le notizie, è pagata per quello. Da noi.
Fosse per me farei come in Francia, dove è vietato esibire come trofei dei simboli religiosi, ma potrei anche tollerare che ciascun o indossi quello che vuole con certa discrezione e senza palese esibizione. La mezzobusta del Tg2 non ha fatto né uno né l’altro, con l’aggravante del servizio pubblico che ha utilizzato per esibire i cazzi suoi, cioè la sua fede religiosa e politica.
Siamo riusciti a bipolarizzare anche il crocefisso: al punto che io preferisco scrivere a te piuttosto che scriverlo su Libero, che di recente ha difeso il diritto di Matteo Salvini, durante i comizi, di baciare tutti i crocefissi che vuole: questione effettivamente molto diversa. Ma capire che è diversa, e spiegarlo, pare che sia uno sforzo che i giornalisti e i lettori non sono più disposti a fare. Michele Serra ha ragione, ma questo, in questa fase storica, non conta abbastanza: sicché pochi, o nessuno, sono disposti a dargliela.
MARINA NALESSO IN ONDA CON IL CROCIFISSO
Filippo Facci