dago roberto dagostino

“NON SONO CATTIVO. SONO SOLO STRONZO” – DAGO ALL'HUFFINGTON POST: “L’ITALIA È UN PAESE PARASSITA. L’EUROPA FA SCHIFO, MA L’ITALIA FA PIÙ SCHIFO” – “NEL 2013 MI ERO ECCITATO QUANDO GRILLO DICEVA CHE AVREBBE APERTO IL PARLAMENTO COME UNA SCATOLETTA DI TONNO. L’HA APERTA, È VERO, PECCATO PERÒ CHE POI L’ABBIA RIEMPITA CON TONINELLI, LA AZZOLINA, BONAFEDE…CE NE FOSSE UNO CHE ABBIA CAPACITÀ DI FAR POLITICA. UNO NON VALE UNO: SE HAI BISOGNO DELL’ELETTRICISTA, NON CHIAMI IL BARISTA – CONTE? PRIMA O POI LE VOLPI FINISCONO IN PELLICCERIA. IL BOT-TOY DI CASALINO SENZA LA PANDEMIA STAREBBE GIÀ DA UN PEZZO CON GUIDO ALPA A PETTINARE LE BAMBOLE - SPRITZ E MOVIDA NON SONO ASSEMBRAMENTO. LA GENTE HA VOGLIA DI TOCCARSI, DI FAR L’AMORE” 

Giuseppe Fantasia per www.huffingtonpost.it

 

Dago in redazione - ph Massimo SestiniINTERVISTA A DAGO SU HUFFINGTON POST

23 Maggio 2000-23 Maggio 2020. Vent’anni fa, dieci prima di Instagram e quattro di Facebook, Roberto D’Agostino fondava il sito Dagospia dando vita ad una maniera nuova - mai vista e nemmeno immaginata - di cambiare le carte e il gioco senza il pudore e la vergogna, voltando le spalle a etichette come cultura, storia e memoria collettiva, patrimoni ideologici, splendori e miserie.

 

Iniziò così la “cafonalizzazione” delle nostre vite, “una exit strategy” – come la definisce nel suo libro Ultracafonal (Mondadori), “un tema monumentale che tutti, Destra, Sinistra e Centro Storico, riconoscono come inevitabile riflesso incondizionato, come una pulsione primaria da prendere sempre sul serio, magari in quel posto”.

dago dj

 

Irriverente, sfacciato e rock quanto attendibile, ci ha reso partecipi di un susseguirsi bulimico di scandali politici, segreti dei palazzi, nudità e gossip su celebrità, economia, finanza e di vari scoop, dal #MeToo al Prati-Gate fino alle ultime nomine Rai. Dietro c’è sempre stato lui, l’ex bambino balbuziente del quartiere San Lorenzo, l’ex impiegato alla Cassa di Risparmio di Roma, l’ex deejay di Bandiera Gialla, uno dei protagonisti di ‘Quelli della notte’ con Renzo Arbore, il giornalista esperto di musica e di costume con una parentesi da attore (in “Faccione”), regista (“Mutande Pazze”) e, recentemente, anche conduttore (“Dago in the Sky”). Insomma, colui che oggi è diventato un “not ordinary” 71enne, tatuato in ogni dove con ancora tanta voglia di fare.

 

dago quelli della notte

“Penso e dico sempre che Dagospia muoia ogni sera e rinasca ogni mattina”, ci spiega a telefono dal suo ufficio sul Lungotevere. “Il mondo analogico è una cosa, diverso è quello digitale. In venti anni non ho mai scritto un editoriale e non perché non ne sia capace, ma perché l’opinionista è l’utente. Io propongo le storie: chi mi legge si fa la sua”. “Non sono più il direttore del sito – precisa - perché cinque anni fa ho lasciato il potere a un algoritmo che si chiama Link Pulse. I pezzi vanno su e giù perché c’è lui che mi dice ciò che la gente legge. Un giorno – racconta - ho letto sul Daily Mail che mettere in frigorifero le uova ne rovina la qualità, una cosa che io ho sempre fatto sbagliando, perché secondo gli esperti ci vanno solo se la temperatura ambientale supera i 24 gradi. Misi questa notizia e fu la più cliccata. Ha presente? Le uova in prima. Questo per farle capire che una cazzata del genere era per i lettori superiore ai problemi del Governo, la conferma della regola che il cliente ha sempre ragione”.

dago con la redazione e gli studenti all'ingresso della dining hall dell'oriel college di oxford

 

Dalle tre notizie iniziali a tantissime come i lettori, compresa una Lectio Magistralis a Oxford: venti anni fa si sarebbe mai aspettato tutto questo successo?

FIORELLO DAGO DAGOSPIA ROBERTO D AGOSTINO

“Assolutamente no. Quando partì tutta la faccenda, fu una storia alla Nanni Moretti. Ad un certo punto della mia vita – avevo già compiuto 50 anni - ho voluto in qualche modo essere autarchico. Nel campo dell’informazione c’era la possibilità di entrare nell’epoca digitale, di poter fare un blog, un sito senza avere enormi capitali - ci misi dieci milioni di lire - finanziatori o poteri forti alle spalle.

dago con la redazione (giorgio rutelli francesco persili federica macagnone riccardo panzetta alessandro berrettoni)

 

eva grimaldi e dago mutande pazze

Ho approfittato di questo come Moretti che, dopo varie vicissitudini con i produttori, ad un certo punto si comprò la pellicola, la macchina da presa, affittò quello che è oggi il Nuovo Sacher a Trastevere e iniziò a produrre tutto sotto il suo controllo senza avere nessuno sopra di sé. La stessa cosa è capitata a me. Ad un certo punto capii che potevo essere io il padrone di me stesso”.

 

All’epoca si ritrovò senza lavoro: come andò?

barbara palombelli e dago

“Durante tutta la mia avventura giornalistica – all’epoca ero dipendente dell’Espresso - ho sempre dovuto mediare, fare un compromesso, accettare le disposizioni del capo servizio, del vice direttore e del direttore stesso. Oggi è molto più difficile entrare nel contesto di quell’anno, il 2000, perché era appena esplosa la bolla di Internet, era l’epoca pre-Google, non c’era un motore di ricerca e si aveva molta sfiducia nei confronti del digitale. La famosa battuta che ripeto sempre è quella di Paolo Mieli che mi disse: “Internet è come il borsello, una moda stagionale”. Fu Barbara Palombelli durante una cena a consigliarmi di aprire un sito e così feci senza saperne nulla e caricando tre notizie al giorno”.

 

Nell attesa legge Dagospia

Perché decise di farlo?

“Partii con questa avventura per curare me stesso, per avere di nuovo una sorta di entusiasmo per il mio lavoro. Ho provato a fare questo sito che nella mia intenzione – pensi quanto ero fuori dal futuro – doveva essere solo un sito di costume, che era poi il mio lavoro. Ho sempre fatto quello che gli americani chiamano il social critic, qui in Italia il ‘gossipparo’.

 

boncompagni dago arbore

Ero anche esperto di musica, ma nel campo dello spettacolo e del costume facevo i miei articoli mettendoci il botox e tutto quello che era nell’aria dello scrivere di quel tempo. Dopo una settimana, la cosa che mi lasciò basito fu il fatto che non ero io che avevo bisogno di Dagospia per riprendermi la mia autostima, ma tanta altra gente che aveva bisogno di un sito per veicolare notizie e indiscrezioni che non avevano ospitalità sui giornali”.

dago e cossiga

 

Tutto questo cosa scatenò all’epoca?

“Molte di quelle storie riguardavano un mondo a me ignoto. Il mondo finanziario ed economico, ad esempio. Non sapevo chi fosse Cuccia, anche perché di lui neanche si parlava sui giornali. Così, ho cominciato questo tipo di rapporto che era lontano da mutande e dal botox. Mi è toccato leggere, studiare, ho cominciato a fare un altro lavoro, considerando l’alto e il basso che è poi la mia cifra.

 

dago e achille bonito oliva DAGO CON ALBERTO ARBASINO

Non c’è stato mai il sopra o il sotto, ma tutto, perché la nostra vita è fatta di alti e bassi, di sopra e di sotto. Avevo studiato la nascita del mondo di internet, rimasi colpito che tutti lo amassero come la connessione, perché dava all’utente la possibilità di crearsi un’altra vita parallela, un’opinione, di poter essere lui il protagonista. Il nostro ruolo è stato sempre quello passivo, ma con Internet, con un colpo di mouse, scoprii che potevo andare dove volevo”.

 

La forza di internet e dei social è stata proprio questa: dare un ruolo di protagonista a coloro che erano sempre stati passivi ma anche agli “imbecilli”, per citare una nota considerazione che fece Umberto Eco.

DAGO A QUELLI DELLA NOTTEDago Busi Guerritore - mutande pazze

“Siamo sette miliardi di abitanti sulla terra, forse quattro sono quelli che hanno uno smartphone e la connessione. È chiaro che in questo mare di gente, ci sarà il maleducato, lo stupido, l’intelligente e così via. L’umanità è questa. Non si può pensare che tutti quelli che usino internet dicano cose sensate o siano capaci di controllare o essere controllati. Anche al Dams uno come Eco avrà trovato uno studente più intelligente, l’altro più insopportabile, l’altro drogato eccetera così come gli stessi professori. Tutto il mondo analogico della carta stampata ha avuto un problema fondamentalmente pesante di tutti gli intellettuali”.

 

Quale è stato?

umberto eco

“Una volta erano loro che davano la linea, ma poi ad un certo punto, la linea se la sono presa gli utenti, il famoso popolo bue, che non è per niente bue, ma c’ha proprio le corna. È un popolo un po’ toro. Gli altri avevano sempre comandato e deciso quello che dovevano ricevere i lettori. Ad un certo punto i lettori sono andati per cazzi loro. Io però non sto qui a fare i Dieci Comandamenti, anche perché non li fa nessuno. Le smentite, le toppate, gli sbagli li fa pure il New York Times. Chi fa il pane fa le briciole. Non creda che il mio sia un mondo in cui si dice: ‘questo è Vangelo’”.

 

Cos’è per lei la verità?

giorgio rutelli anna federici dago

“È un punto di vista. Ho avuto sempre in mente la storia raccontata in ‘Rashômon’ di Akira Kurosawa: cinque persone che in un bosco assistono a un delitto vengono chiamati dalla polizia per dare la loro versione e ognuna ne darà una diversa dall’altra. Questo per dire che la verità è molto soggettiva.

 

dago e anna in treno 1

Quando dissi, ad esempio, che il nuovo direttore del Corriere della Sera sarebbe stato Stefano Folli, all’epoca non mi credette nessuno. Poi, invece, avevo ragione io. Sono sempre dell’idea che tutto è soggettivo: abbiamo un’idea che può essere vera o infondata, sono stati scritti tantissimi libri sull’argomento. Ognuno cerca di essere onesto per non fare il gioco di qualcun altro”.

Dago e Stallone

 

Durante questo lockdown come è andata?

“L’ho vissuto facendo il mio lavoro, Ho lavorato più di prima. abbiamo raddoppiato i visitatori. A livello del traffico è andata bene, male da quello economico”.

 

Aveva più paura prima durante la chiusura o adesso?

“La paura, cito il titolo di un film di Fassbinder, mangia l’anima. La gente ha paura e questo è un aspetto di sfiducia verso gli altri. Usciamo, andiamo a cena, sì, ma dobbiamo essere in quattro, perché in sei c‘è maggior rischio, vai a capire perché. La gente ha la paura nelle vene”.

TATTOO DAGO

 

Da oggi a Roma ci saranno mille agenti per evitare assembramenti e misure straordinarie in tutta Italia.

Dago in redazione - ph Massimo Sestini

“Non è assembramento. È che la gente ha voglia di toccarsi, di far l’amore, ha voglia di dare o ricevere un bacio, è questo il problema, psicologico e affettivo. Tutta questa storia, poi, che fanno sullo spritz e la movida… In realtà, lo sappiamo, è un modo per incontrare gli altri, di sedurre, di rimorchiare, di scopare gli altri. Non ci andiamo per goderci un Campari, ma perché abbiamo bisogno di trovare qualcuno che ecciti la nostra mente”.

greta thunberg 3

 

In questi giorni lei è uscito?

“Durante la quarantena sono andato fino a piazza Navona, ma era talmente triste e depressivo vedere tutto chiuso e senza gente che sono tornato a casa subito”.

 

È vittima anche lei di quella che è stata definita la sindrome del guscio?

ANNA DAGO E GUADAGNINO

“So solo che avevo voglia di avere un’overdose di smog, delle macchine e di tutte quelle cose tremende che Greta (Thunberg, ndr) attacca ogni minuto. Rivolevo tutto, tutta la zozzeria di questa città. Persino i gabbiani erano disperati perché non trovavano più la monnezza davanti ai ristoranti e oggi gli stessi topi sono dimagriti. Abbiamo i topi slim. Non sono voluto più uscire e dopo il lavoro mi sono sempre fatto una bella scorpacciata di Netflix, Amazon Prime, Sky e altro con serie a dir poco pazzesche”.

 

La tv generalista l’ha guardata?

lilli gruber 2

“La televisione, quella generalista, è morta. Con l’arrivo dello streaming abbiamo capito che quello che noi abbiamo visto per tanti anni non c’è più. Oggi ci sono solo i talk, i virologi che si parlano sopra e tante chiacchiere. Avendo invece queste piattaforme con queste serie – da La fantastica signora Maisel a The Last dance su Michael Jordan, autentiche meraviglie, cosa te ne frega di stare lì a sentire la Gruber, Porro e gli altri?

 

gianni letta

Quelle piattaforme hanno la capacità di aver realizzato e offerto la televisione ‘millefoglie’: se la può godere il ceto più basso, lo sportivo, l’intellettuale… è una capacità che hanno solo loro. Tutto questo mi ha traviato a tal punto che quando lunedì scorso sono andato finalmente a una cena a quattro, mi sono rotto i coglioni e avrei voluto ucciderli tutti. Ho pensato: ma che è sta noia? La sera prima brillavo davanti a queste storie e invece lì dovevo sentirmi solo loro che avevano il problema di dove andare in vacanza. Ma che me ne frega a me?”.

conte casalino

 

grillo d'agostino minà

La tv è cambiata, ma anche la comunicazione: in quella politica, ad esempio, si è passati da Gianni Letta a Rocco Casalino: cosa ne pensa?

“Nel 2013 mi ero eccitato quando Grillo diceva che avrebbe aperto il Parlamento come una scatoletta di tonno. L’ha aperta, è vero, peccato però che poi l’abbia riempita con Toninelli, la Azzolina, Bonafede…Ce ne fosse uno che abbia capacità di far politica. Uno non vale uno: se hai bisogno dell’elettricista, non chiami il barista, ma chiami quella persona che sa fare quel lavoro. Prendere la gente per strada perché ha avuto tot followers che l’hanno votata, è stata la cosa più sbagliata”.

conte casalino

 

Che Paese è l’Italia vista da D’Agostino?

“È un Paese parassita. L’Europa fa schifo, ma l’Italia fa più schifo dell’Europa. Gli italiani sono persone con cui a volte non vorrei avere a che fare, soprattutto nel campo del lavoro. È un Paese che metà lavorava e metà no. Adesso, anche quella metà che lavorava, grazie allo smart working, non fa un cazzo”.

 

Le piace il premier Conte?

Dago in redazione - ph Massimo Sestini

“Su di lui sono bipolare. Vedo in lui il grande, eterno trasformismo dell’italiano che alla fine della guerra durante un week end riuscì a passare dalla camicia nera col fez alla camicia rossa col fazzoletto al collo. È un trasformismo totale, un politico che prima sta abbracciato a Salvini e poi contro di lui. Il trasformismo è tipico di questo Paese. Bravo come avvocato, ma fare politica è un’altra cosa. Casalino ha un potere su di lui, ma è molto più abile avendo alle spalle non solo il Grande Fratello, ma anche la conoscenza della sua generazione e dei social. Alla fine, però, tutte le volpi finiscono in pellicceria”.

 

giuseppe conte alfonso bonafede

E Di Maio?

“Si è dimostrato un grandissimo erede di Achille Lauro. Ha trasformato il numero dei parlamentari - quel 32% che ha ottenuto da gente miope - in un ‘poltronificio’. Ha occupato tutto e in qualsiasi apparato infila i suoi uomini: parenti, amici di Pomigliano d’Arco, ma si può? Alla fine, quel grande progetto di Grillo e Casaleggio cosa è diventato? Un banale e democristiano Aggiungi un Posto a Tavola”.

 

È vero che vorrebbe Vincenzo De Luca a Palazzo Chigi?

LUIGI DI MAIO CON MASCHERINA

“Avessi la penna di Gay Talese, gli avrei dedicato ‘Onora tuo padre’. L’ho conosciuto e secondo me sbagliano quando dicono in maniera sprezzante che è napoletano. Che vuol dire? Sono pazzo di lui. Pensi che è l’unica persona che mia moglie (Anna Federici, ndr) mi ha chiesto di invitare a cena. Non era mai successo in venti anni”.

 

7 vincenzo de luca meme

Cosa pensa invece di Matteo Salvini?

“È completamente incapace di fare politica. Non ha capito che la politica non è a Palazzo Chigi, non è in Parlamento, ma con l’Unione Europea: era Bruxelles, era Berlino, era Parigi. Ha commesso degli errori assoluti e, odiato dal duo franco-tedesco, è diventato la vera salvezza di Conte che sta lì perché finché c’è un Salvini sovranista che se la fa con Marie Le Pen e Afd (Alternative für Deutschland, ndr), Macron e l’Europa preferiscono Conte.

 

Quest’ultimo deve ringraziare ogni giorno l’arrivo del Coronavirus: senza questa pandemia e senza questo disastro economico-sanitario, Conte starebbe già da un pezzo con Guido Alpa a pettinare le bambole. Il problema di questo Paese è stata la rottamazione. Il risultato è che oggi non abbiamo un Partito Democratico con una leadership. La figura di Zingaretti è un cartonato, è un ectoplasma. Non ha carisma e oggi il leader di un partito deve averlo”.

SALVINI BERLUSCONI OSHOmeme sulla crisi di governo salvini berlusconi meloni

 

In tutto questo è tornato anche Berlusconi.

“Vabbè, ma lui appartiene a Giulio Cesare! Con quello che ha fatto Berlusconi ci abbiamo campato tutti, pensi alle copie di giornali che hanno venduto Repubblica e Il Fatto parlando di lui. Son venute fuori intercettazioni, storie, scopate e quant’altro: è stata una cosa unica, uno spettacolo unico al mondo”.

 

Dago in redazione - ph Sestini

Un anno fa, l’ex terrorista dei Pac Cesare Battisti arrivò a Ciampino e lei disse che il Governo, la citiamo, “aveva messo le bancarelle come a Porta Portese”. Due settimane fa è stata liberata Silvia Romano ed è arrivata anche lei a Ciampino, accolta da decine e decine di telecamere: sono due episodi molto diversi, ma cosa ne pensa di questa spettacolarizzazione?

“La politica deve capire lo spirito del tempo. In un contesto come quello del Coronavirus con tutta la gente preoccupata perché non sa come pagare tasse e affitto, del futuro dei loro figli e della scuola, c’è una situazione tale che accogliere in quella maniera - con le trombette, con Conte, Di Maio e altri - una povera ragazza che sapevano benissimo che era diventata islamica e che sarebbe scesa dall’aereo con il suo abito islamico, è da incapaci.

 

SILVIA ROMANO

In tutto il mondo, quando liberano questi ostaggi, lo fanno di notte, in aeroporti militari e senza far vedere niente a nessuno. Invece questi hanno messo in scena per la loro vanità da quattro soldi quel Grande Fratello, quel reality show con la regia di Casalino. In questo momento in cui non arrivano i 600 euro, non arriva la Cassa Integrazione e non arriva il prestito, sapere che lo Stato ha dato quattro milioni per liberarla stimola quella violenza che poi purtroppo c’è stata sui social. Una reazione volgare dei social innescata dalla loro idiozia politica. Un politico deve sapere quello che accadrà, non quello che accade”.

6 vincenzo de luca meme

 

L’invettiva in Aula del grillino Riccardo Ricciardi è l’ennesima dimostrazione di questa incompetenza?

“Nasce dalla guerra interna all’interno dei 5Stelle, oramai polverizzati tra Fico che vuole il Pd, Di Battista che vuole la Cina, Di Maio che vuole i posti… il silenzio di Grillo è una spia che questo movimento è finito peggio degli squali della Democrazia Cristiana. Ho nostalgia di De Gasperi, di Fanfani, di Cossiga, di tutta quella gente che sapeva fare politica, invece mi ritrovo in un Paese sull’orlo del baratro con gente che ha messo il suo cervello in freezer, ammesso sempre che ce l’abbia”.

 

Il presidente Mattarella potrà salvare l’Italia e gli italiani?

mattarella conte

“È la persona che in questo momento sta tenendo in piedi il Paese. Senza di lui non oso pensare cosa avrebbe combinato Conte. Il presidente sa benissimo che deve tenere in piedi questo governo sbriciolato e lo sta facendo, perché sa che sarebbe una follia cambiarlo durante un’emergenza sanitaria in corso. Al contrario, diventeremmo degli zimbelli internazionali. Invece lui, ogni giorno chiama Macron e la Merkel per far avere i finanziamenti all’Italia che non si sa poi dove finiranno”.

 

Le interesserebbe fare politica? Dago che scende in campo. Non ci dica che non lo ha mai pensato.

Dago in redazione - ph Massimo Sestini

“No, perché non ho mai fatto qualcosa che non conosco. A scrivere due cartelle ci riesco, a fare politica come la intendo io, no. Voglio mantenere le mie energie per godere della vita, perché come dice quel gran filosofo di Renato Zero, “la vita è un mozzico, la morte è un pizzico, giochiamo a ruzzico”. Se mi metto a fare un altro lavoro, non ne saprei capace”.

 

Come si definirebbe Roberto D’Agostino visto da Roberto D’Agostino?

“Beh, che non sono cattivo: sono solo stronzo”.

 

Cos’è per lei l’eccesso?

maria angiolillo con dago

“È una di quelle cose di cui non ho mai avuto la misura. Sinceramente non capisco cosa sia. È come la parola oscenità: per me non ha significato. Se faccio un titolo con un certo linguaggio, spesso mi dicono che è eccessivo. Ma cos’è eccessivo? Per me è eccessivo vedere una fabbrica che chiude, vedere gente che non riesce a pagare l’affitto. Il linguaggio, invece, deve essere quello che gran parte della stampa non possiede più. Oggi, poi, tra quello della stampa e quello del lettore, c’è nel mezzo una spaccatura enorme”.

 

Si è mai pentito di qualcosa?

dago, lucherini e irene ghergo

“Avoja! Se tornassi indietro, dovrei controllare lo stato delle persone prima di scriverne perché ho fatto degli errori e delle cazzate senza saperlo. Mi è capitato di raccontare la scappatella di un personaggio tv per poi scoprire che era sposato con una figlia, la cosa finì in tribunale. Troppo casino e alla fine ti chiedi: perché? Quelle due righe le avrei potute buttare via facilmente. Non è lo scoop a fare il sito”.

 

Di scoop, comunque, ne ha fatti tanti frequentando, tra l’altro, quei salotti romani che non esistono più, da quello di Maria Angiolillo - la cosiddetta Quarta Camera – a quello di Irene Ghergo: che mondo era?

dago e irene ghergo

“Un mondo fantastico. Tutti mi dicono che ho avuto un gran culo ad andarci, ma in realtà, quando ci andavo, tornavo a casa sudato, stanchissimo, perché avevi attorno a te ‘attovagliati’ gente che si chiamava Moravia, Scola, Arbasino, Giancarla Rosi, Irene Ghergo… erano delle belve. Non potevi dire ‘che bello il salotto e che divertimento!’. Se ci andavi e non avevi una cultura non sai che fine facevi”.

 

Tipo?

“Per farle capire, le racconto lo scherzo che si faceva al salotto della Ghergo al nuovo arrivato. Quella iena geniale che era Ettore Scola appena entrava ci vedeva e faceva: “quanta brutta gente, quanta brutta gente”. Quando arrivava uno nuovo, iniziava lo scherzo: Moravia chiedeva ai presenti se avevano letto il nuovo romanzo di un tale di nome Tubino, un altro rispondeva, magari, che era una delle cose più belle lette fino a quel momento, quasi vicino a Proust, e un altro ancora diceva invece che era più vicino a Capote. Fino ad arrivare al nuovo arrivato, a cui veniva chiesto: e tu, caro, che ne pensi? Il malcapitato finiva col parlarne anche lui e ma loro ridevano, e anche forte, perché non esisteva nessun Tubino”.

 

ROBERTO DAGOSTINO DAGO E PAOLO VILLAGGIO FOTO MARCELLINO RADOGNA

Chi era il più cattivo?

“Sicuramente Paolo Villaggio. Una volta alla Wertmüller le disse: se non mi inviti al tuo funerale, io mi offendo. Qualcuno gli fece notare che lei aspettava due gemelli. E lui: “Ma no, c’ha le perdite verdi”. Insomma, erano delle bestie. Ti uccidevano. Un’altra sera, sempre da Giancarla Rosi, arrivò Robert Altman che era reduce dal successo di Nashville.

 

Arrivò ubriaco come tutti gli americani e tutti lo prendevano per il culo finché la grande Giancarla fece silenzio e disse: “Questo ubriaco ha fatto Nashville, voi da sobri non avete fatto un cazzo”. Il salotto era una continua battaglia dialettica di qua’ e di là. Ruggero Guarini si rompeva se sbagliavi una parola, litigava spesso con Moravia. Non c’era quell’idea del ‘vado’ a riposare al salotto come oggi. Anche quando faccio una festa da me, mi trovo deluso dalla qualità delle persone. Difficile per uno che era abituato ad avere un rapporto diverso e che quando certa gente se ne andava, dovevo prendere il Moment per riprendermi. Oggi c’è solo gente vuota. A volte gli dico di venire preparati da me, con una storia, un’idea, perché la mia non è una trattoria. Quello che ho vissuto con quella gente lì, non ce l’ho più e mi manca molto”.

DAGO, TIPICO CARCIO ROMANESCO . - VERNISSAGE ESSELUNGA

 

Lei comunque è sopravvissuto e attingeva a quelle serate per le sue storie come fa Jep Gambardella ne ‘La grande bellezza’: Paolo Sorrentino si è ispirato a lei per quel personaggio?

“È stato lui a dirmelo. Mi chiamò e mi disse che in un salotto aveva visto il libro Cafonal e che aveva avuto l’idea per un film. Gli dissi che raccontare Roma non è poi così semplice”.

 

Come definirebbe i romani?

“I romani sono un’etnia che non confonde mai la cronaca con la Storia. Noi qui viviamo nella Storia. L’arte è ovunque: viviamo tra il Colosseo e San Pietro, tra un Bernini, un Canova e un Caravaggio. Tutti i nuovi arrivati appartengono alla cronaca e sappiamo che passeranno. Arriva Obama, poi Boris Johnson, poi Trump, poi altri: chi si ricorda più di quando vennero Mao o Kennedy? Tutti scomparsi. In classifica c’è solo Cristo al primo posto. È l’unico che resiste. Tutti gli altri sono stati triturati dalla Storia. Quando loro arrivano, poi, manco parliamo in inglese. Non ce ne frega un cazzo, questa è la verità”.

carlo verdone roberto dagostino

 

La bellezza salva Roma, dicono in molti, tra cui la sua arte. Lei è un grande appassionato e ha una casa e un ufficio che sembrano dei musei.

“Non sono un collezionista, ho tantissime cose, ma sono quelle che mi danno un’emozione, oggetti che hanno personalità. La casa l’ho sempre intesa come un mio biglietto da visita per gli altri. Vedi la mia casa? Quello sono io. Per conoscer bene una persona, devi vedere la sua casa. Se non la vedi, non la conosci”.

 

A proposito di feste: come festeggerà questi 20 anni nell’epoca del Coronavirus?

“Come vuole che festeggio? Non c’è nessuno, hanno tutti paura. Purtroppo niente. Nessuna bella ammucchiata, nessun ritual” (ride, ndr)

 

Sarà Dagospia a odiarci allegramente o saremo noi ad odiarci funerei?

“Sarete voi. Io amo tutti. E in proposito vorrei aggiungere che ho un grande desiderio”.

dago sulla terrazza

 

Qual è?

“Vorrei essere la pizza”.

 

La pizza?

“Sì, perché la amano tutti. Ecco, vorrei essere così”.

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