WEB REVOLUTION – FRECCERO SCOPRE DAGOSPIA! - ‘’INTERNET COINVOLGE GLI UTENTI NEL MECCANISMO DELLA NARRAZIONE. IL SAPERE DI OGGI COME ‘STORYTELLING’, CAPACE DI CATTURARE LA NOSTRA ATTENZIONE" – IN PAROLE POVERE, LA RETE GALLEGGIA SUL PETTEGOLEZZO…
Fr.Chi. per ‘Il Fatto Quotidiano”
Con internet abbiamo sviluppato un rapporto empatico. La narrazione, lo storytelling della rete ha il compito di rendere più sopportabile questo mondo”. Carlo Freccero non è solo un autore, un creatore e un grande esperto della televisione, a cui ha dedicato l’ultimo dei suoi libri, Televisione (Bollati Boringhieri 2013), e che si propone di raccontare “scientificamente” uno degli strumenti preferiti dagli italiani. È anche, e soprattutto, un visionario capace di intuizioni geniali sull’universo complesso dei media, presi da tutte le angolature. A partire da quella del web.
Carlo Freccero, è curioso notare come molte delle ricerche che gli italiani fanno su Google siano di tipo quasi metafisico-esistenziale, o addirittura consolatorio. Gli italiani credono che rivolgendosi a internet possano vedere risolte alcune delle grandi domande della vita?
È la voglia di connessione, il bisogno di essere sempre collegati con qualcuno, che una volta si esprimeva solo nel telefono cellulare. Internet permette un uso da privato e uno pubblico: permette per la prima volta di raggiungere grandi masse, che però per la prima volta non sono omologate, appiattite verso un minimo comune denominatore. Viceversa, permette un’interazione estremamente personalizzata. È insieme il nostro ‘spinotto’ e il nostro inconscio.
“Complotto 11 settembre”, “complotto contro Berlusconi” sono chiavi di ricerca molto usate su Google. Ma anche la massoneria e persino il complotto giudaico. Gli italiani sono più complottisti di altri popoli?
No, assolutamente. Questo è un fattore tipico del net, è legato al mezzo, non è una cosa che riguarda solo l’Italia. Il complotto ha sostituito quella che una volta era la controinformazione. Tutta la cultura del Novecento era basata sul fornire una lettura critica del quotidiano, al di là delle apparenze.
Su internet si cerca invece il complotto e lo scandalo, è l’opposto della TV generalista. Viviamo una strana realtà, nella quale le notizie importanti possono circolare liberamente, ma solo in spazi paralleli, in luoghi come internet. Così, accade e molte volte internet anticipi quello che racconterà l’informazione ‘ufficiale’, televisiva. Poi, c’è un aspetto fondamentale, che riarda la colpevolezza.
La ricerca sempre e comunque di un responsabile del male.
La galassia Gutenberg lavorava sulla comprensione dei fatti, sulla ricerca delle cause, gi l’internauta cerca un colpevole. Lo cerca nelle persone e non nelle strutture delle cose. Grillo ne è una dimostrazione: il malfunziomento del Paese non è mai attribuito a un meccanismo sbagliato, ma è opera di ‘cattivi’, approfittatori’, ‘disonesti’.
Oggi il sospetto inste non più il solo campo della teoria, ma la versione ufficiale dei fatti: e allora, l’AIDS non è una malattia, l’11 settembre non esiste, c’è un oscuro complotto mondiale... La chiave paranoica è connaturata a internet in quanto mezzo, tanto quanto l’ottusa superficialità del divertimento era connaturata alle vecchie televisioni commerciali. Ma poi, come in ogni mezzo, ci sono gli apocalittici e gli integrati. C’è il lato negativo e quello positivo.
In che senso?
satelliti google in orbita per portare internet in tutto il mondo
Internet ha aiutato l’organizzazione di rivolte, ha mobilitato le persone a livello collettivo. Ma c’è un altro aspetto. Il web coinvolge gli utenti nel meccanismo della narrazione. Il sapere di oggi è organizzato come storytelling, una sorta di grande racconto, di parabola capace di catturare la nostra attenzione, i nostri sentimenti.
Un giovane può accettare anche una vita in un call center, una vita da precario, perché il suo immaginario è così ricco da creargli una vita diversa, alternativa. Giocando, chattando con nickname può fabbricarsi un’altra identità, può vivere nuove esperienze. Può persino tradire la moglie in modo virtuale. Questa dimensione immateriale ha fatto sì che accadesse qualcosa di molto curioso: lo storytelling, nutrendo l’immaginario, rende più sopportabile questo mondo.
Molte ricerche sono relative alla corretta grafia dei termini, oppure, anche, confessioni di ignoranza: “non ho capito La Grande Bellezza”. Gli italiani si vergognano di dire che non hanno compreso il significato del film di Sorrentino?
Una volta esistevano i cineforum, dove se chiedevi potevi essere criticato. Invece, con internet abbiamo un rapporto empatico: ci fa sentire alla pari con tutti. Per questo, possiamo chiedere tutto al web: non c’è vergogna, non c’è élite, c’è solo un sapere collettivo”.