“AVANZI”, DANDINI! - “DA PRODI A D’ALEMA NON FACEVAMO SCONTI. SINISTRA E DESTRA, SI ARRABBIAVANO TUTTI” - LA SATIRA? OGGI SI FA SUL WEB. SI CHIUDE UNA PORTA E SI APRE UN PORTALE - CON LA BIGNARDI NON CI SIAMO INCONTRATE. IN TV OGGI MI INCURIOSIREBBE LA DOMENICA POMERIGGIO” (AVVISATE DARIA)
Silvia Fumarola per “la Repubblica”
Serena Dandini mostra con orgoglio una peonia che sta sbocciando: «Vede che meraviglia?», accarezza le piantine aromatiche, e si siede. La terrazza abbraccia i tetti di Trastevere, si accende la prima sigaretta: «Mi sembra incredibile che siano già passati ventinque anni... Sembra un secolo, un altro mondo: c’era la lira, non c’era Internet, non c’erano i telefonini ma c’era la Dc. ConAvanzi abbiamo davvero raccontato un mondo che stava cambiando».
Il 25 febbraio del 1991 debuttava su RaiTre il programma di satira indicato come esempio di laboratorio e fucina di talenti. Con Corrado Guzzanti (il “reggista de paura” Rokko Smitherson) che discettava seduto sul divano pezzato, Antonello Fassari il comunista Antonio che si risvegliava dal coma, il giornalista cialtrone Pierfrancesco Loche.
Serena, come nacque “Avanzi”?
«Dopo La tv delle ragazze con Valentina Amurri e Linda Brunetta cominciammo a pensare a un programma che tenesse insieme gli “avanzi” della tv, un gioco. A RaiTre il direttore era Angelo Guglielmi, il capostruttura era Bruno Voglino che andava alla ricerca di talenti. La Rai sperimentava. Volendo, ancora oggi sarebbe la missione della tv pubblica».
Perché non si sperimenta più?
«Vanno avanti per format precotti, nessuno rischia. La tv artigianale è morta, e i risultati si vedono. Non esistono più i laboratori creativi, l’idea che le persone si mettano insieme per inventare qualcosa. Peccato».
“Avanzi” col tubo che sputava videocassette diventò cult.
«Diciamo la verità, all’inizio no. Il primo anno non ci filò nessuno. Ma qui sta la forza della rete e di un direttore che crede nel prodotto: c’erano i germogli. Lavorando puoi migliorare».
Grandi discussioni?
«Certo. Sembrava tutto naturale in realtà il programma teneva insieme tante anime, tante personalità diverse, tutte creative. Era un bel lavoraccio. Il famoso divano era pieno di bigliettini: con Corrado scrivevamo le battute all’ultimo minuto».
Come lavoravate?
«Ispirandoci all’attualità, discutendo, scrivendo e buttando. Il nostro vicino di redazione era Andrea Barbato, grande giornalista che faceva La cartolina. Bussava: “Scusate ragazzi, non potreste fare un po’ di silenzio?”. E noi ne approfittavamo: “Andrea, stavamo scrivendo questa cosa su Tangentopoli, che ne dici? “. Si sedeva e si divertiva come un pazzo. Ci manca la sua ironia».
La vostra satira chi faceva arrabbiare?
«Tutti. Eravamo criticati dalla destra e a sinistra ci accusavano che gli facevamo perdere le elezioni... Da Prodi a D’Alema non facevamo sconti».
Perché oggi è così difficile fare satira politica?
«Oggi si fa sul web. Si chiude una porta e si apre un portale. Il web non è il nemico della tv ma è l’unico laboratorio rimasto. C’è linfa vitale perché in questi anni la tv è stata prona alla politica, più timorosa che mai. In rete non c’è nessun capostruttura che viene a dire cosa disturba».
Però voi avete avuto la massima libertà. O no?
«Sì, sia con Guglielmi che con Freccero. Guglielmi diceva: “Non capisco questa cosa ma fatela”. Aveva la grande intelligenza di lasciarti libero di esprimere la creatività, e anche di andare a sbattere».
Sabina Guzzanti, Crozza, l’Avanzi Sound Machine, Stefano Masciarelli, Francesca Reggiani, Cinzia Leone: avete saputo anticipare i tempi.
SABINA GUZZANTI MOANA POZZI AD AVANZI VENTANNI FA
«Facevamo satira politica e di costume, abbiamo vissuto e rappresentato un passaggio fondamentale nella vita del paese, Mani Pulite, la morte dei partiti».
Oggi il compagno Antonio che si risveglia dal coma vedendo Renzi e Verdini che direbbe?
«Datemi una botta in testa che voglio rimettermi a dormire ».
È girata la notizia che ha incontrato il direttore di RaiTre Daria Bignardi: è vero?
«È una leggenda metropolitana, non ci siamo viste».
Le manca la tv?
«Ho fatto tante cose, oggi m’incuriosirebbe la domenica pomeriggio. Intanto per tenere vive le mie anime creative faccio teatro, scrivo una guida di Parigi e un programma per Mario Tozzi».
Andiamo per ordine.
«Festeggio lo spirito di Avanzi curando la regia di Strano ma Vernia lo spettacolo teatrale del comico Giovanni Vernia, che debutterà a Roma al Sistina il 9 maggio e il 13 sarà al Dal Verme di Milano. Giovanni è un talento: scrive, fa Fabrizio Corona che si presenta sindaco di Milano (con intervista doppia Sala-Corona), canta, il suo Mika è eccezionale».
E la guida di Parigi che c’entra?
«Quando scopri tante cose hai voglia di comunicarle, è la città che amo di più, sa risorgere dal sangue e dalle rivoluzioni, mai come adesso vale la pena di celebrarla. Posso dirle dove abitava D’Artagnan e dove comprare catene a metraggio. Poi c’è il programma sull’ambiente, sul paradiso terrestre che abbiamo distrutto. Dove andrà in onda? Non lo so, io intanto scrivo».