DANTE, L’ANTITALIANO CHE INVENTO’ L’ITALIA – PREZZOLINI: LA FORZA DOMINANTE, LA PROBITÀ E LA FEDE INCOMPARABILI, L'UNITÀ DI POESIA, PENSIERO E AZIONE, FANNO DELL’ALIGHIERI L'ECCEZIONE PIÙ IMPRESSIONANTE E L' ANTITESI PIÙ GRANDE DEL CARATTERE DEGLI ITALIANI - PANNELLA DISSE CHE NON È IMPORTANTE CHE GLI ITALIANI LEGGANO TANTI LIBRI, BASTEREBBE CHE LEGGESSERO BENE LA COMMEDIA – IL LIBRO DI CAZZULLO
Giancristiano Desiderio per “la Lettura - Corriere della Sera”
Una volta Marco Pannella disse che non è importante che gli italiani leggano tanti libri, basterebbe che leggessero bene la Commedia, che il Boccaccio disse «divina», perché «lì c' è già tutto». Il leader radicale aveva ragione. Se provate a leggere le prime tre terzine dell' Inferno vi renderete conto che in nove versi c' è la condizione umana. Proviamo? «Nel mezzo del cammin di nostra vita/ Mi ritrovai per una selva oscura/ Ché la diritta via era smarrita».
Chi di noi, avendo smarrito la retta via, non si è trovato nella selva oscura? «Ah quanto a dir qual era, è cosa dura/ Esta selva selvaggia e aspra e forte/ Che nel pensier rinnova la paura!». Dire che cosa sia la selva oscura - selvaggia e aspra e forte - è cosa difficile perché la paura si rinnova nel pensiero. «Tant' è amara che poco è più morte/ Ma per trattar del ben ch' io vi trovai/ Dirò dell' altre cose ch' i' v' ho scorte». La selva oscura è così amara che la morte è poco più dura e, tuttavia, per considerare il bene che io lì, proprio lì, nella selva trovai - perché è lì, dove c' è il pericolo, che cresce ciò che salva, dirà secoli dopo Friedrich Hölderlin - racconterò le altre cose che vi ho visto. La vita umana in nove endecasillabi.
Naturalmente, il consiglio di Pannella è stato disatteso dagli italiani che con la Divina Commedia hanno un rapporto uguale all' altro che hanno con I promessi sposi di Alessandro Manzoni: imparano a scuola a non leggerla. Così il libro di Aldo Cazzullo A riveder le stelle (Mondadori) è per i lettori italiani, che devono ripescare tra i vecchi testi del liceo il poema dantesco, un secondo Virgilio che li guida nel viaggio infernale della prima cantica.
L' autore, dovendo scegliere, ha scelto di dire i fatti umani, troppo umani che ha «scorto» nell' Inferno che, non a caso, secondo Francesco De Sanctis è tra le tre cantiche quella più poetica perché più vive son tra le anime morte le passioni umane, mentre Benedetto Croce preferiva la poesia del Paradiso con Beatrice che sorride e riguarda e poi si volge alla «eterna fontana».
Per gli italiani chi è davvero Dante Alighieri? Beh, è quello di Paolo e Francesca, quello del conte Ugolino che «la bocca sollevò dal fiero pasto», quello che amava Beatrice come Giacomino Leopardi amava segretamente Silvia, ma nessuno dei due nemmeno sfiorò l' amata che «tanto gentile e tanto onesta pare/ la donna mia quand' ella altrui saluta». Ma questo è il Dante delle reminiscenze, dei luoghi comuni, persino il poeta che appare in televisione nella pubblicità mentre lei, la donna, lo prende in giro per la lunghezza della Commedia .
Ma in cuor loro gli italiani sanno - ed è un sapere che discende dalla storia per le sue vie traverse - ciò che Cazzullo dice aprendo il libro: «Dante ama una donna che non c' è più e una patria che non c' è ancora. Una patria che - oggi noi lo sappiamo - nasce con lui».
Ecco chi è Dante: il poeta che inventò l' Italia. La inventò nell' unico modo possibile in cui si crea una patria: donandole una lingua. Come nasce una lingua? Non credete a chi vi racconta storie, nessuno lo sa.
La nascita di una lingua è proprio una poesia - poiesis - è una creazione in cui prende vita il mondo umano. Ogni qual volta gli italiani, di tutte le generazioni, ascoltano i versi della Commedia recitati da Roberto Benigni o da Vittorio Sermonti o le grandi interpretazioni del Mattatore - Vittorio Gassman - avvertono la grande potenza creatrice della poesia e sentono che l' Alighieri è il padre «venerando e terribile», come Platone diceva di «nostro padre Parmenide», senza il quale loro stessi non sarebbero italiani.
Eppure, Dante è qualcosa di più. Come qualcosa di più è William Shakespeare per gli inglesi: entrambi, dirà Giuseppe Prezzolini in un suo libro, L' Italia finisce , «ebbero molti lettori e pochi imitatori».
Dante non solo inventa il Bel Paese, come lui stesso lo chiama, ma anche il tipo dell' Antitaliano che lui incarna. Dante è l' italiano più famoso e, al contempo, è la critica del carattere nazionale: «Egli resta il più grande degli Antitaliani - dice Prezzolini -, come potrebbero chiamarsi i giudici severi e i critici implacabili degli italiani.
La forza dominante, la probità e la fede incomparabili, l' unità di poesia, pensiero e d' azione, fanno di lui l' eccezione più impressionante e l' antitesi più grande del carattere degli italiani». Anche questo gli italiani, di ieri e di oggi e - giurerei - di domani avvertono segretamente e per vie ascose: il sommo poeta, «nostro padre Dante» ci dice ciò che siamo e ciò che dobbiamo essere e non siamo.
Aldo Cazzullo osserva che l' Italia ha qualcosa di straordinario rispetto alle altre nazioni: non nasce dalla politica o dalla guerra, bensì dalla cultura e dalla bellezza. È il nostro vanto e il nostro limite. Facilmente la cultura diventa retorica, la bellezza è offesa e all' ingegno non tiene dietro la tempra morale. Anche questo è Dante Alighieri che a Catone fa dire: «Libertà va cercando, ch' è sì cara/ Come sa chi per lei vita rifiuta». In due versi ancora una volta ci dice chi siamo, chi non siamo, chi dobbiamo essere. Ma siamo ormai fuori dall' Inferno , nel primo canto del Purgatorio .
statuetta di dante alighieriBENIGNI TUTTO DANTE DIVINA COMMEDIA FIRENZEprezzolini 1marco pannella ph adolfo franzo'PrezzoliniDANTE ALIGHIERIdante alighieri