![ascoltare la radio](/img/patch/01-2017/ascoltare-la-radio-868344_600_q50.webp)
CHI DECIDE COSA ASCOLTIAMO? I SUCCESSI DEL MOMENTO (E I TORMENTONI) VENGONO SCELTI DALLE GRANDI MAJOR A TAVOLINO, PRATICAMENTE UN "MANUALE CENCELLI" DELLA MUSICA - L'AFFONDO DI DE GREGORI: “LE RADIO TRASMETTONO SOLO MUSICA DI MERDA" – NEL SUO CONCERTO ROMANO, IL CANTAUTORE RICORDA CHE "PEZZI DI VETRO" E "SEMPRE E PER SEMPRE" NON SONO MAI STATE HIT PER COLPA DELLA PROGRAMMAZIONE RADIOFONICA...
Lorenzo Vendemiale per il “Fatto quotidiano”
"Tu decidi il tempo, il senso e la durata, il talento è fuori dalla tua portata": era il 2005 quando Renato Zero cantava Radio o non radio, atto d' accusa ai grandi network, colpevoli di scegliere la musica in base all' interesse e non al merito, determinando il successo o l' insuccesso di un pezzo, addirittura di un artista. Sono passati anni, è cambiata la scena musicale italiana e il mondo radiofonico nell' era digitale, non la polemica, dalla battaglia per le "radio pulite" di Edoardo Vianello agli attacchi di Francesco Baccini e Tosca.
L' ultimo, soltanto in ordine di tempo, è Francesco De Gregori: nel suo splendido concerto alle Terme di Caracalla il cantautore ha ricordato come le sue Pezzi di vetro e Sempre e per sempre non siano mai state hit perché le radio "trasmettono solo musica di merda". Di sicuro, trasmettono sempre la stessa musica.
Prendiamo la Top Ten italiana delle rotazioni radiofoniche, registrata ogni settimana dal portale EarOne. A inizio giugno troviamo Tiziano Ferro e Elisa, Ligabue e TheGiornalisti: tutti i big che non potrebbero mancare in una hit-parade. Ancora più interessante è guardare la classifica non per cantanti, ma per etichette: le case più famose si spartiscono le migliori posizioni.
Quattro per Island Records, tre per Sony, due alla Warner, una alla Virgin: praticamente un manuale Cencelli della musica. I rapporti con le major sono fondamentali, bisogna stare attenti a non scontentare nessuno. Quando esce una canzone nuova di un artista top per una grande etichetta, entra direttamente al primo posto o giù di lì; la casa discografica produce un comunicato stampa trionfale e il gioco è fatto. Il successo, tale o presunto che sia, si autoalimenta. Con i primi posti monopolizzati, però, per le piccole firme non c' è spazio.
"Quello che passa in radio lo decidono le radio", diceva Laura Pausini. Sembra un' ovvietà ma non lo è. Ci sono logiche complesse, regole ben definite, una sintassi da seguire: un brano musicale ogni 2-3 minuti di parlato, la sequenza di canzoni secondo un ordine preciso. Prima un successo consolidato per agganciare l' ascoltatore, poi un disco nuovo per conquistarlo. Funziona così. "La scelta delle canzoni da passare si basa essenzialmente su due criteri: il suono e l' interesse", spiega chi in radio ci lavora da una vita. Nelle rotazioni troviamo al 50 per cento brani che la gente si aspetta di sentire (gli ascolti sono tiranni, il pubblico va accontentato), al 50 per cento brani che il network vuole "spingere".
Sono interessi di vario tipo, spesso intrecciati con quelli delle case discografiche. Il più smaccato è la promozione di un cantante della propria scuderia, visto che a volte un network possiede anche una sua etichetta. Ancora più frequenti sono le partnership: se una radio sponsorizza il concerto di un artista, oppure ha il suo nuovo singolo in anteprima, lo trasmetterà più e più volte al giorno (mentre sul principale competitor lo ascolterete il minimo indispensabile). E poi ci sono i rapporti personali, i suggerimenti informali, le richieste di favori. In tutto ciò non c' è nulla di illegale.
"Si tratta solo di un discorso commerciale", conclude l' esperto. "Però il mecenatismo musicale, se mai è esistito, è finito".
de andrè de gregori
venditti de gregori
In questo ingranaggio restano schiacciati gli autori più giovani, le etichette minori, i pezzi di nicchia: non li ascolterete mai, o solo raramente. Le eccezioni sono poche, ancor meno i casi di chi scommette su un autore per puro gusto artistico. Certo, negli ultimi anni si sono affermati anche nuovi canali, come Spotify o Youtube, dove la musica la sceglie l' utente: da questi ascolti però agli artisti viene in tasca solo una piccola percentuale, il business resta nei circuiti tradizionali dove la radio gioca un ruolo decisivo. La stessa ondata della cosiddetta musica "indie", che ha aperto le porte a una nuova generazione di cantanti, appena ha varcato le porte del mainstream si è un po' stereotipata, tra chi ha cambiato genere o proprio etichetta per adeguarsi alle logiche dell' industria radiofonica. "Radio o non radio, questa musica raggiunge la sua meta", cantava Renato Zero. Con un grande network alle spalle però è più semplice.