pereira bartoli

DIETRO IL NO ALLA SCALA DI CECILIA BARTOLI - SE PEREIRA È STATO UNO DEI MASSIMI ARCHITETTI DELLA STRAORDINARIA CARRIERA DI CECILIA, TRA DOMINIQUE MEYER E E LA DIVINA ITALIANA I RAPPORTI SONO INVECE GELIDI. DA QUANDO IL MANAGER FRANCESE E' ALLA GUIDA DEL WIENER STAATSOPER, IL PIÙ ILLUSTRE E SPERICOLATO MEZZOSOPRANO DEL PIANETA OPERISTICO NON SI ESIBISCE PIÙ

Leonetta Bentivoglio per “la Repubblica”

 

cecilia bartoli robert carsen

L' episodio è noto: per solidarietà verso il sovrintendente (uscente) della Scala Alexander Pereira, la diva del canto Cecilia Bartoli ha annunciato di rinunciare al ruolo di Cleopatra nel Giulio Cesare di Haendel, programmato nel teatro milanese a partire dal prossimo ottobre.

 

La vicenda minaccia di essere più pesante di così, poiché il Giulio Cesare è solo il primo tassello di un trittico inclusivo di altri due futuri titoli con presenza di Cecilia alla Scala: Semele e Ariodante . La scelta della cantante, famosa testa dura, è conseguenza della volontà, da parte del Cda scaligero, di non confermare il mandato di Pereira.

 

cecilia bartoli

Non tutti i giochi sono chiusi, ma in questo paesaggio criticato dai melomani (centinaia di commenti sui social hanno attaccato la Bartoli, accusata di aver dato forfait quando parte dei biglietti del Giulio Cesare erano già stati venduti), due cose sono certe. La prima è il fatto che Pereira è stato uno dei massimi architetti della straordinaria carriera di Cecilia, da lui appoggiata fin da quando lei era giovanissima e lui lavorava alla Wiener Konzerthaus.

pereira bartoli

 

In seguito Pereira fu sovrintendente a Zurigo dalla stagione 1991/92 al 2012, ventennio durante il quale la Bartoli ebbe carta bianca nel teatro svizzero, sancendo il proprio trionfo. Intesa e complicità si sono rinnovate a Salisburgo, dove i due hanno coabitato ai vertici del festival (Cecilia è la guida artistica della sezione di Pentecoste). Il loro, insomma, è un patto professionale d' acciaio.

 

dominique meyer

Seconda considerazione: al posto di Pereira dovrebbe arrivare Dominique Meyer, che ha condotto dal 2012 i destini della Wiener Staatsoper. Un teatro, guarda caso, in cui Cecilia non si esibisce più da quando Meyer siede sul trono musicale viennese. Sembra che il clima tra il manager francese e la divina italiana sia gelido.

 

Meyer, propenso a uno spiccato tradizionalismo nella programmazione della lirica (tendenza che ha portato al suo teatro austriaco, pieno di pubblico al 99 per cento, una formidabile fortuna commerciale), non sia affatto in sintonia con i progetti ricercati e avventurosi del più illustre e spericolato mezzosoprano del pianeta operistico.

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