DIO BOMBER! - “IL NAPOLI È LA SQUADRA CHE DIO HA SCELTO PER ME” - EDINSON CAVANI E’ IL PRIMO VERO EREDE DI MARADONA, MA SOLO IN CAMPO: ALLE DISCOTECHE PREFERISCE LE PARROCCHIE - DOPO OGNI GOL RECITA I SALMI: “L'ESSENZA DELLA VITA È FARE LE COSE CON AMORE” - LA CITTA’ LO AMA E TEME DI PERDERLO: IN AGGUATO I TOP CLUB EUROPEI…

Gianni Perrelli per "l'Espresso"

Dopo aver scagliato il pallone in rete si sbraccia solo per qualche attimo nella sceneggiata di giubilo. Ma già rientrando verso il centro del campo si ricorda di essere un atleta di Dio. Caracolla alzando il dito al cielo e salmodiando versetti biblici per ringraziare il Signore. L'uruguaiano Edinson Cavani, quasi 26 anni, top player del Napoli con una mostruosa produzione di gol (in questa stagione guida la classifica dei cannonieri), è forse l'unico fuoriclasse al mondo a cui la lettera "v" fa venire in mente i vangeli e non le veline.

Nell'immaginario della sua tifoseria, che lo ha ribattezzato il matador, sta raccogliendo lo scettro di un totem come Diego Armando Maradona, la Guida Suprema dei due scudetti conquistati dal Napoli nell'87 e nel '90. Li uniscono le radici sudamericane e il talento da rabdomanti del gol. Li divide la dimensione tecnica che in Maradona sapeva assurgere a livelli artistici e in Cavani, che segna con più costanza, privilegia la concretezza. Oltre al carattere che aveva fatto di Maradona un leader picaresco, mentre in Cavani fa prevalere l'umiltà e lo spirito di sacrificio.

Lo scarto fra le due personalità diventa ancor più netto nella sfera privata. Maradona ha percorso gli impervi sentieri della trasgressione fino a mettere a repentaglio la salute. Cavani, che coltiva una sottile vena di malinconia, è tutto calcio e chiesa. Non beve, non fuma, ovviamente non si droga, va a dormire all'ora delle galline, è fedele alla moglie Maria Soledad, le rare volte che lo trascinano in discoteca fa il palo della luce. Maradona, in polemica con Pelè, rivendicava con guasconeria di essere il numero uno di tutti i tempi. Fuori da ogni tentazione di divismo, Cavani afferma con fervore evangelico che «è Gesù l'attaccante più forte di sempre».

La religiosità di Maradona poteva essere sfrontata: quando in Messico ingannò l'arbitro segnando di pugno disse che era stata «la mano de Dios». Quella di Cavani è sempre rispettosa e timorata: «Appartengo a Dio perché senza il suo aiuto non avrei superato tanto in fretta i miei due gravi infortuni». Le invettive di Maradona erano caustiche, velenose. Cavani, dopo essersi duramente scontrato con Chiellini, per poco non porge l'altra guancia: «Non è un avversario cattivo, sono cose che succedono».

Entrambi hanno avuto problemi di privacy in una città dall'entusiasmo vulcanico. Maradona per evitare i deliri di folla centellinava le apparizioni in pubblico. Usciva quasi sempre di notte. Anche Cavani compare in centro di rado perché sa che la sua presenza sarebbe una turbativa all'ordine pubblico. È metodico solo nei pellegrinaggi di preghiera del lunedì, quando raggiunge chiese defilate e scelte dopo attente perlustrazioni.

Una devozione così profonda non poteva non attirare l'attenzione della blogosfera. «Cavani», si legge in un commento in bilico fra l'esaltazione e il disincanto, «è una delle dodici incarnazioni di Gesù Cristo. Attualmente si trova a Napoli, nord di Betlemme, dove insieme ad altri undici discepoli cerca di redimere la città dai suoi peccati». L'idolatria che lo avvolge non lo ha messo al riparo dai tentacoli della delinquenza. Nell'estate del 2011 gli hanno svaligiato la villa. Un anno dopo, mentre lui era in Galles con la sua Nazionale, hanno rubato alla moglie un orologio da 18 mila euro (poi ritrovato).

Il presidente Aurelio De Laurentiis disinnescò la crisi di rigetto volando a Cardiff per consolarlo. Un gesto che il matador considerò toccante: «Mi fece capire quanto teneva alla mia persona». L'affetto dei napoletani gli fa superare il disagio di non potersi muovere liberamente nella città che lo adora.

Anche l'autobiografia che ha mandato alle stampe odora di incenso. Fin dal titolo: "Quello che hai nel cuore. Vita, calcio, cuore". Nasce a Salto, confine con l'Argentina. Viene folgorato sulla via del gol a quattro anni quando, assistendo agli allenamenti del padre Luis (discreto calciatore e poi allenatore), comincia a rincorrere un pallone e a tirare in porta. Il destino italiano è inciso nel Dna.

Il nonno paterno, originario di Maranello, era emigrato in Uruguay ancora in fasce. La prima giovinezza si snoda in ambienti sereni e frugali. «La mia infanzia», racconta con candore, «è stata tranquilla e spensierata, vissuta in modo sano. Ho imparato subito che l'essenza della vita è fare le cose con amore». Un piccolo mondo antico che ricorda la spartanità di José "Pepe" Mujica, l'ex tupamaro diventato presidente dell'Uruguay, che continua vivere nella sua casetta di campagna e devolve quasi tutto il suo stipendio in beneficenza. Il ragazzino Edinson, che frequenta la scuola dei salesiani, viene presto avviato dal padre e dal fratello Walter verso il calcio a cinque.

Cresce bilanciandosi fra sacro (la fede evangelica pentecostale) e profano (il pallone e i pazienti piaceri della pesca). Sul campo lo chiamano il "pelato" (oggi ha una folta chioma, alla Nazareno) perché si è rapato a zero nell'illusione di correre meglio. Più tardi diventa "Er Botija", espressione gergale che dipinge il suo fisico esile. Dopo i primi provini decide che farà il centravanti. Ispirandosi a Batistuta. Entra nella "cantera"del Danubio, una delle società più blasonate di Montevideo. A 17 anni appare per la prima volta sulle scene italiane, schiantando difese nel torneo giovanile di Viareggio.

L'estate dopo viene offerto al Cagliari per un tozzo di pane. Ma Massimo Cellino, il presidente della società sarda, sottovaluta (o magari non legge) l'entusiastica relazione degli osservatori e lascia cadere l'affare. Torna in Italia per provare con il Chievo e con la Reggina che pure tergiversano. Ne approfitta il Palermo di Maurizio Zamparini che si aggiudica il cartellino per 5 milioni di euro. Anche in Sicilia segna e prega. Ma è discontinuo e a tratti si immusonisce. Triste, solitario ma non final. Il meglio deve arrivare. A suon di gol le quotazioni decollano.

Nell'estate del 2010 De Laurentiis lo porta sotto il Vesuvio per 14 milioni di euro. Lui ricorda ancora con un brivido il giorno della presentazione al San Paolo. «Napoli ha grossi problemi sociali che macchiano la sua immagine. Ma mi ha dato tanto. Mio figlio Bautista, un altro in arrivo, le canzoni, il calore umano, un'atmosfera idilliaca». Con l'allenatore e coi colleghi che pure a volte lo canzonano per la vita monacale, il rapporto è da Nuovo Football Paradiso. «Per i compagni, che sono la mia seconda famiglia, farei qualsiasi sacrificio. E se il mister me lo chiedesse giocherei anche in porta. Perché il Napoli è la squadra che Dio ha scelto per me».

De Laurentiis la scorsa estate ha rifiutato un'offerta di 52 milioni. E lo ha blindato con una clausola recessoria di 63 milioni. Ma il Real Madrid, il Barcellona e il Manchester City continuano a ronzargli intorno. E la sua devozione per il Napoli viene insidiata dalle aspettative del padre Luis che si è lasciato sfuggire: «Il Real Madrid sarebbe la squadra ideale per mio figlio». Edinson si limita ad accarezzare l'idea di un tandem atomico con il sulfureo Balotelli. Senza specificare se al Napoli o al Manchester City. Curioso probabilmente di capire se almeno in area di rigore è possibile conciliare il diavolo con l'acqua santa.

 

 

CAVANICAVANICAVANI BACIA LA COPPA ITALIA VINTA CON IL NAPOLICAVANIcavani foto mezzelani gmt grande cavani foto mezzelani gmt IL GOL DI CAVANI IN GENOA NAPOLI jpegCAVANI E SIGNORA ALLA PRIMA DEL FILM POSTI IN PIEDI IN PARADISO san cavani le magliette religiose di Le Grottaglie e CavaniCAVANICAVANICAVANI IN NAPOLI BOLOGNA jpeg

Ultimi Dagoreport

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…

funerale di papa francesco bergoglio

DAGOREPORT - COME È RIUSCITO IL FUNERALE DI UN SOVRANO CATTOLICO A CATTURARE DEVOTI E ATEI, LAICI E LAIDI, INTELLETTUALI E BARBARI, E TENERE PRIGIONIERI CARTA STAMPATA E COMUNICAZIONE DIGITALE, SCODELLANDO QUELLA CHE RESTERÀ LA FOTO DELL’ANNO: TRUMP E ZELENSKY IN SAN PIETRO, SEDUTI SU DUE SEDIE, CHINI UNO DI FRONTE ALL’ALTRO, INTENTI A SBROGLIARE IL GROVIGLIO DELLA GUERRA? - LO STRAORDINARIO EVENTO È AVVENUTO PERCHÉ LA SEGRETERIA DI STATO DEL VATICANO, ANZICHÉ ROVESCIANDO, HA RISTABILITO I SUOI PROTOCOLLI SECOLARI PER METTERE INSIEME SACRO E PROFANO E, SOPRATTUTTO, PER FAR QUADRARE TUTTO DENTRO LO SPAZIO DI UNA LITURGIA CHE HA MANIFESTATO AL MONDO QUELLO CHE IL CATTOLICESIMO POSSIEDE COME CULTURA, TRADIZIONE, ACCOGLIENZA, VISIONE DELLA VITA E DEL MONDO, UNIVERSALITÀ DEI LINGUAGGI E TANTE ALTRE COSE CHE, ANCORA OGGI, LA MANIFESTANO COME L’UNICA RELIGIONE INCLUSIVA, PACIFICA, UNIVERSALE: “CATTOLICA”, APPUNTO - PURTROPPO, GLI UNICI A NON AVERLO CAPITO SONO STATI I CAPOCCIONI DEL TG1 CHE HANNO TRASFORMATO LA DIRETTA DELLA CERIMONIA, INIZIATA ALLE 8,30 E DURATA FINO AL TG DELLE 13,30, IN UNA GROTTESCA CARICATURA DI “PORTA A PORTA”, PROTAGONISTI UNA CONDUTTRICE IN STUDIO E QUATTRO GIORNALISTI INVIATI IN MEZZO ALLA FOLLA E TOTALMENTE INCAPACI…- VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…