IL “SUN” TRAMONTA SULLA DINASTIA DEI MURDOCH – DOPO LE DIMISSIONI DI JAMES, IL POSTO NEL BOARD A TOM MOCKRIDGE – NESSUNO IN GRAN BRETAGNA CREDE CHE FOSSE ALL’OSCURO DELLO SCANDALO INTERCETTAZIONI – LO LAPIDA IL LABURISTA TOM WATSON “LEI DEVE ESSERE IL PRIMO BOSS MAFIOSO DELLA STORIA CHE NON SAPEVA DI GUIDARE UN’ORGANIZZAZIONE CRIMINALE” - ORA I FONDI PENSIONE AMERICANI, AUSTRALIANI E INGLESI, CHIEDERANNO LA SUA TESTA. SARÀ IL PRINCIPE SAUDITA ALWALEED A DECIDERE LA SUA SORTE. E PROBABILMENTE LO SALVERÀ…
A. Mala. per "la Stampa"
Adesso, tecnicamente, non c'è più niente che leghi la famiglia Murdoch ai giornali inglesi. Almeno non direttamente. Alla fine di settembre James Murdoch, ultimo componente del clan australiano presente nei consigli di amministrazione del «Sun», del «Times» e del «Sunday Times», ha dato le dimissioni. Si è fatto strategicamente da parte pur rimanendo presidente di News International (il gruppo che gestisce i quotidiani) numero uno di BSkyB, la piattaforma satellitare di Sky, e numero due di NewsCorp, gigante americano dell'informazione e dell'intrattenimento da 32 miliardi di dollari.
Schiacciato dallo scandalo delle intercettazioni telefoniche, il quartogenito dello Squalo - l'erede designato - ha lasciato il posto a Tom Mockridge, ex amministratore delegato di Sky Italia. Lo ha scoperto ieri l'agenzia Bloomberg consultando l'elenco della Company House. Il nome di James è sparito. Fonti anonime di News Corp hanno confermato la notizia aggiungendo che «questo non significa che il gruppo abbia deciso di disimpegnarsi dalla carta stampata nel Regno Unito». Giustificazione non richiesta.
L'ultima apparizione pubblica di James a Londra non è stata esattamente un successo. Il 10 novembre si è presentato per la seconda volta in pochi mesi davanti a una commissione parlamentare decisa a capire se davvero News International fosse all'oscuro dei comportamenti illeciti dei propri giornalisti o non fosse invece proprio il gruppo a spingerli all'illegalità .
Come se potesse permettersi di muoversi tra sentimenti minori e malinconie imprecise, James aveva provato a cavarsela facendo il vago, giurando di essere stato tenuto all'oscuro da collaboratori infedeli, spingendo così il laburista Tom Watson a lapidarlo con queste parole: «Lei deve essere il primo boss mafioso della storia che non sapeva di guidare un'organizzazione criminale». Murdoch si era ribellato e poche ore dopo in suo soccorso era arrivata anche una dichiarazione di Neville Thurlbeck, ex cronista di «News of the World»: «Il mio direttore, Colin Myler, e l'avvocato del gruppo erano al corrente di tutto. Murdoch? Forse no».
A James era bastato. Aveva lasciato Westminster moderatamente soddisfatto. Ma la luna che vedeva era nel pozzo. E lui stava semplicemente guardando dalla parte sbagliata. Che la sua credibilità sia in discussione lo confermerà la riunione dei soci di News Corporation del 29 novembre. I fondi pensione americani, australiani e inglesi, chiederanno la sua testa. Sarà il principe saudita Alwaleed bin Talal - secondo azionista dopo il padre Rupert - a decidere la sua sorte. Probabilmente lo salverà . E lui, ormai schiavo delle onde fredde della sua mente, proverà a convincersi che la forma possa essere scambiata per sostanza.
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