
DOPO L'ESCLUSIONE DI “BALLARÒ” IN PIENA CAMPAGNA ELETTORALE, IL PD RENZIANO DICHIARA GUERRA ALLA RAI DI CAMPOSANTO. SI MUOVONO I VICESEGRETARI IN PERSONA PER ANNUNCIARE L’ESPOSTO ALL’AGCOM. ORA INIZIA A TRABALLARE ANCHE LA POLTRONA DEL DG
1. LA REPLICA DELLA TRASMISSIONE: LO ABBIAMO FATTO PER RISPETTARE LA PAR CONDICIO. I DUBBI DI CAMPO DALL`ORTO
Annalisa Cuzzocrea per “La Repubblica”
Una raffica di esposti all`Agcom. Li annunciano il Partito democratico contro Ballarò, il Movimento 5 Stelle contro il Tgl, Sinistra italiana contro tutta l`informazione Rai. I partiti si sentono tutti - sottorappresentati, a pochi giorni dal voto del 5 giugno. A partire all`attacco è stato per primo il Pd, che per oltre 24 ore ha chiesto conto a viale Mazzini della sua esclusione dalle ultime due puntate di Ballarò, senza ricevere risposta.
Fino alla nota ufficiale del partito del presidente del Consiglio: «Il veto di Ballarò sulla presenza del Pd in trasmissione nella settimana del voto amministrativo - scrivono i vicesegretari Lorenzo Guerini e Debora Serracchiani - rappresenta una violazione intollerabile alla par condicio e al pluralismo. Presenteremo un esposto all`Agcom».
In realtà la spiegazione è nei numeri. La trasmissione di Massimo Giannini ha ricevuto un invito a riequilibrare le presenze dei partiti da parte dell`azienda dieci giorni fa. E ha deciso di farlo proprio per non incorrere in quelle sanzioni Agcom che ora il Pd minaccia. I dati dell`Osservatorio di Pavia - che viale Mazzini diffonde in serata - dicono che il tempo di parola di Ballarò è andato per il 23,8 per cento al governo, il 22 al Pd, il 15,9 ai 5 stelle, il 9,4 ad Ala, l`8,6 alla Lega Nord. Da qui, la necessità di invitare le altre forze nelle ultime due puntate prima del voto.
«La colpa non è di Giannini- dice un inedito Michele Anzaldi, più volte all`attacco del conduttore - ma di quei funzionari che prendono un sacco di soldi per stare lì a fare il bilancino senza esserne in grado». Se la prende ancora una volta con i vertici, il segretario della Vigilanza Rai: «Sono di un`arroganza senza fine». E il Nazareno stavolta insiste: «I numeri forniti dall`azienda dimostrano che è stata una decisione arbitraria, uno schiaffo inaccettabile».
A chi gli ha parlato, il direttore editoriale Carlo Verdelli ha spiegato solo che ci sono regole da rispettare. Ma i vertici di viale Mazzini restano perplessi sulla scelta, benché formalmente corretta. Il Pd attacca anche il presidente della Vigilanza Rai Roberto Fico, che ieri ha scritto una lettera al direttore del Tg1 Mario Orfeo accusandolo di dare troppo spazio alle ragioni del sì per il referendum di ottobre e di una «boria che tradisce il suo mandato».
«È intollerabile da parte di una figura di garanzia», dicono i democratici a Fico, che accusano di fare gli interessi dei 5 stelle. Mentre Sinistra italiana se la prende proprio con loro: «Dopo aver occupato militarmente tutta l`informazione Rai - dice Arturo Scotto i dirigenti pd fanno esposti contro una trasmissione. Lo spazio per le opposizioni è ormai ridotto al lumicino».
2. ORA NEI DEM SI ALLARGA LO SCHIERAMENTO DEI CRITICI (E PREOCCUPA L`AZIENDA)
Giovanna Cavalli per “Il Corriere della Sera”
«Ah, adesso mi vengono tutti dietro, eh?», osserva sarcastico l`onorevole Michele Anzaldi che, per rimarcare il concetto, mentre mezzo Pd esternava contro Ballarò e la sua (im)par condicio, è stato quasi zitto. «Io lo vado dicendo da due mesi che così non va bene, che questi discriminano proprio noi».
E ieri, anche se non con la sua ferocia, è apparso chiaro che c`è una larga e composita schiera di democratici critici su com`è gestita la Rai. Un problema non da poco, visto che il direttore generale, Antonio Campo Dall`Orto, lo hanno indicato loro, assegnandogli pure i superpoteri dell`amministratore delegato.
E nonostante in almeno due occasioni il premier Matteo Renzi abbia ribadito il proprio apprezzamento («Sono molto contento») per la governante di Viale Mazzini, forse non tutto sta andando come si sperava. In principio ci furono solo le esternazioni di Anzaldi, peraltro mai smentite da Palazzo Chigi. Nemmeno un rimprovero in privato. Più ficcante ed è soltanto di pochi giorni fa - l`intervento del sottosegretario alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli, uno che pesa le parole ad una ad una. Parlava del piano industriale di Viale Mazzini: «Non faccio un attacco né una critica, ma un rilievo: quel documento è più un`indicazione di obiettivi che un vero piano industriale», ha detto in Vigilanza.
Bacchettando la dirigenza anche per la troppa lentezza e toccando il nodo dolentissimo delle tante assunzioni esterne, su cui pende il ricorso all`Anticorruzione di Cantone e alla Corte dei Conti: «Penso che ci siano gli estremi perché tutti possiamo valutare se le loro competenze sono così straordinarie».
Poi ha aperto alla possibilità che la Rai, con in cassa i soldi del canone in bolletta, rinunci a una quota di pubblicità. Una proposta, si dice, che è andata parecchio di traverso sia a Campo Dall`Orto che al presidente Maggioni che ai consiglieri. A pochi giorni dalle Amministrative, tutti i malumori sono virati sulla par condicio e sul presunto veto al Pd, un ipotetico sgarbo di Giannini (che nega) a chi lo vorrebbe liquidare dal palinsesto. «Il problema non è tanto suo ma dei funzionari che hanno gestito la vicenda», lo difende Anzaldi.
«Da quello che so io è stato detto che il Pd avrebbe esaurito i suoi tempi. Ci potevano avvisare. E invece ci hanno invitato spesso alle prime puntate, quando contava di meno, mentre ora ci dicono che bisogna riequilibrare. Ma stare in tv a marzo o adesso non è mica la stessa cosa». A quanto risulta ne sarebbero consapevoli anche in Rai, dove questo attrito con il Pd sta procurando tensioni e dispiaceri.
MICHELE ANZALDI COME GOEBBELS SUL BLOG DI BEPPE GRILLO
Dal settimo piano di Viale Mazzini spiegano che, tra codici e codicilli complicati della par condicio, è difficile orientarsi, seppure in buona fede. Nessuno avrebbe mai voluto «sfrattare» gli esponenti dem dall`ultimo talk show rimasto in palinsesto. E alla fine spunta pure «qualche perplessità sulle scelte di Giannini».
Detto ciò, ognuno reagisce a modo suo. Campo Dall`Orto si arrocca, ma lo descrivono preoccupato. Carlo Verdelli, direttore editoriale dell`informazione, che spesso si è caricato sulle spalle anche colpe non sue, è stanco ma non domo. Le nomine ai tg si avvicinano: vorrebbe decidere secondo il merito, non con l`imbeccata della politica.
3. QUEL DOSSIER DEL PD CONTRO MASSIMO GIANNINI E BALLARÒ
Francesco Curridori per “Ilgiornale.it”
intervento di debora serracchiani
Bufera su Massimo Giannini. "Dopo un giorno dalla richiesta di chiarimenti da parte del Pd, e a poche ore dalla messa in onda di Ballarò, non è arrivata neanche una parola ufficiale dalla Rai su quello che appare come un vero e proprio veto contro il Pd".
Così Sergio Boccadutri, deputato Pd e membro della Commissione di Vigilanza, chiede che "il direttore di Raitre e il direttore editoriale spieghino perché per due settimane di fila, a ridosso delle elezioni, non viene dato spazio al primo partito italiano nell'unico talk in prima serata della terza rete".
Boccadutri anticipa anche che presenterà un'interrogazione urgente in commissione Vigilanza alla Rai. Dello stesso avviso il dem Ernesto Carbone: "È inconcepibile e inaccettabile che il Partito Democratico, primo partito italiano, venga escluso da un talk come Ballarò dove sono presenti esponenti di altre forze politiche. Visto il silenzio perdurante dei responsabili del programma di RaiTre, chiediamo ai vertici dell'azienda di chiarire la vicenda".
Intanto, secondo una fonte del Pd, i parlamentari dem avrebbero inviato un dossier a Campo Dall'Orto e a Monica Maggioni in cui chiedono come mai il conduttore tv esterno più pagato dopo Vespa e con gli ascolti più bassi si permetta di non rispondere e di non spiegare perché esclude i parlamentari Pd dal suo talk a cinque giorno dal voto. Sempre nel dossier, si elencano i principali errori commessi da Giannini. Eccoli di seguito:
27 gennaio 2015 Giannini dice che, per colpa della Troika, il debito pubblico della Grecia è salito al 300%. Affermazione non vera.
giovanni minoli e campo dall orto
17 settembre 2015 In apertura della stagione Giannini intervista per due puntate di seguito esponenti M5s, Di Maio e Di Battista.
1 dicembre 2015 Giannini intervista Francesca Chaouqui, nel pieno delle indagini di Procura di Roma e Vaticano.
9 dicembre 2015 Un agente di polizia con volto schermato viene intervistato mentre mostra caschi rottamati e attrezzature obsolete. Ma viene appurato che le prove sono state truccate. Si tratta di un sindacalista del Sap, organizzazione presente alle manifestazioni politiche della Lega Nord.
28 gennaio 2016 Giannini definisce “incestuoso” il rapporto tra il ministro Boschi e Banca Etruria (dove era vicepresidente il padre).
7 maggio 2016 Spese per la sicurezza, una tabella indica nel 2016 un taglio di oltre 300 milioni. Ma in realtà le spese sono aumentate di 300 milioni, non diminuite. Lo dice in diretta anche il responsabile sicurezza Pd Fiano, che però viene smentito. I dati della tabella della trasmissione erano errati.