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DROGHE, ALCOL E SESSO OCCASIONALE: LA VERITA’ SUI BALLERINI CLASSICI, CHE NON SONO TUTTI PROVE E DIETA - LA VITA DEL BALLETTO E’ COSI’ DURA CHE C’E’ BISOGNO DI ECCESSI, TANTO POI IL FISICO SI RIPRENDE
Sophie Goddard per “The Telegraph”
Se pensiamo al mondo professionale del balletto, immaginiamo infinite ore di prove, alzatacce e dieta stretta. Una perfezione controllata in stile “Black Swan”. Questa immagine è stata fatta a pezzi recentemente da Eric Underwood, ballerino solista del “Royal Ballet”: «La gente crede che poi andiamo a casa e facciamo solo stretching. Non è così». Descrive il film su citato un cliché, lontanissimo dalla realtà: «Non siamo angelici. I ballerini fumano, bevono e fanno sesso occasionale come chiunque altro».
L’edonismo di quell’ambiente non è mai stato esplorato, perlomeno pubblicamente. Pensiamo che la loro vita sia dominata dalla disciplina, dal rigore dall’abnegazione. Spiega Eric: «Dire che è un lavoro pesante è un eufemismo. Il mio giorno tipico è alzarmi presto, fare pilates, provare dalle 10.30 alle 17.30, andare in scena dalle 19 alle 22.30. Per questo lasciarsi andare è importante. Credono che siamo divini e io voglio distruggere il mito. Io poi vado a bere, fumo e mi mangio un cheeseburger».
Kate (nome fittizio) ha ballato al “Royal Ballet” per 11 anni: «La danza è un’arte e noi siamo dei creativi. Droghe, alcol e sesso occasionale fanno parte dell’esplorazione creativa. Interpretiamo incredibili storie sul palco, ha senso che le viviamo anche nella realtà. Certo, non va detto, perché siamo modelli per i giovani studenti».
James è un ex ballerino londinese in pensione: «Andare ai party era parte dell’industria del West End. I ballerini sono giovani, possono bere ogni sera e riprendersi. Molti, di giorno, frequentavano promiscue palestre di Soho, e la sera, prima di andare in scena, prendevano droghe. In questo lavoro c’è tanta pressione, alcuni ce la fanno e altri no. Quando il tuo corpo è in una condizione così formidabile, puoi abusarne». Il balletto è una religione, qualsiasi cosa accada la notte, la mattina dopo sono tutti lì alla sbarra.
Il ballerino e coreografo, diventato ostepata, Leon Baugh, ha avuto a che fare con i migliori e racconta: «I ballerini sono sempre stati scatenati. Tra i più selvaggi c’è Patrick Bissell, primo ballerino dell’”American Ballet Theatre” morto a 30 anni per overdose». Nel 2007
Nilas Martin del “New York City Ballet” fu arrestato per possesso di cocaina. Che dire di
Sergei Poluni? Il ballerino ucraino (anche nel video “Take me to church” di Hozier) che ha incantato il “Royal Ballet” a soli 19 anni e ha ammesso gli eccessi e l’uso di cocaina.
Lo psicologo della “Royal Ballet School” trova tratti comuni nelle personalità dei ballerini: «Sono forti, passionali, schizzinosi, attenti ai dettagli fino all’ossessione. Ma è esattamente quello che serve per diventare un professionista. L’estrema disciplina, il ripetere lo stesso movimento centinaia di volte, può intorpidire la mente. Ecco perché poi si lasciano andare, ma non lo fanno con leggerezza. Sanno che ci rimettono la reputazione e il lavoro». I ballerini si ritirano presto, intorno ai 30 anni, ed è un evento traumatico. Perciò si dice che “un ballerino muore sempre due volte”.