T’AMO PIO BOWIE! DAL ROCK AL MUSEO, UN’ERA E’ DAVVERO FINITA

Giuseppe Videtti per "La Repubblica"

Ha trasformato il pubblico in una massa di voyeur, e ancora dopo mezzo secolo non smette di stupirlo. L'applauso scrosciante, ieri, è arrivato anche in sua assenza, mentre una parete di sei metri rimandava le immagini di David Bowie che al Live Aid, prima di cantare Heroes, annuncia solenne: «Questa canzone è dedicata a mio figlio, ai vostri figli e a tutti i bambini del mondo».

C'erano giornalisti, fotografi, addetti ai lavori da tutto il mondo morbosamente incollati alle immagini, nella mostra allestita nei saloni dove sono passati i tesori dell'antico Egitto e lo splendore dell'arte fiamminga. Quando i curatori del Victoria & Albert Museum
hanno cominciato a mettere insieme i pezzi della mostra "David Bowie is", che è stata presentata ieri alla stampa e resterà aperta al pubblico da sabato fino all'11 agosto, mai avrebbero creduto che avrebbe superato già in prevendita i record di qualsiasi altra mostra della prestigiosa istituzione: oltre 42mila biglietti.

Persino le t-shirt a tiratura limitata, vendute alla bella somma di 600 sterline, sono volate via in preorder. «Quando ne parlammo con Bowie non avevamo idea di quanto materiale avesse in magazzino», ha spiegato Geoffrey Marsh, uno dei curatori «La verità è che dal 1963 a oggi non si è mai disfatto di nulla».

Il viaggio inizia nel quartiere di Soho, nella Londra dove il ragazzo di Brixton si aggirava in cerca di opportunità nell'art scene londinese. A 16 anni era già perfetto: il taglio dei capelli, il completo, la disponibilità ad apparire - un breve clip candid proviene dalla pellicola rimasta imprigionata nella videocamera di un passante che lo riprese per caso (forse non esattamente, considerata la bellezza inquietante); a 19, folgorante nella foto pubblicitaria del gruppo dei Konrads, nel quale cantava e suonava il sassofono. In pieno flower power Bowie già cominciava a seppellire gli anni 60. Se c'è un ruolo che non gli è mai stato congeniale è quello del fricchettone.

Usava scampoli del look Haight-Ashbury, ma precocemente divorato dal culto della personalità era indifferente allo spirito egualitario dei figli dei fiori. La voce di Bowie, inconfondibile, arriva dall'auricolare che si collega via bluetooth con le varie sezioni: «L'arte è mutevole, il suo significato non è necessariamente quello suggerito dall'autore».

Era questo che voleva fin dall'inizio, sfruttare il potentissimo medium del rock per costruire un alter ego da gettare in pasto alla massa che l'avrebbe adorato, manipolato, infine divorato - che fosse Major Tom o Ziggy Stardust, la maschera più intrigante della storia del rock, con i leggendari costumi ideati da Kansai Yamamoto, il primo sarto giapponese approdato a Londra. «In questi anni abbiamo ripetutamente celebrato le icone dello stile», ha commentato Martin Roth, direttore del V&A, «Bowie non è solo uno dei più grandi performer dell'ultimo mezzo secolo ma anche un visionario del design».

La mostra procede nel tipico stile Bowie, sontuosamente rétro, sfrontatamente ardita; manichini con gli storici costumi di scena come a una mostra di Elsa Schiaparelli e soluzioni visuali realizzate con le più moderne tecnologie; indicazioni vergate a mano dall'autore e vecchie immagini digitalizzate incastonate in pareti luminose costruite senza economia di led.

Le immagini della Londra degli esordi parlano di un artista già maturo, sebbene Bowie sia diventato un celebrità solo al quinto album, nel 1972. Si resterebbe incollati per ore al piccolo schermo che trasmette i suoi esercizi di mimo alla Marcel Marceau, quando studiava alla corte di Lindsay Kemp. Ora si può dire, è storia: furono anche amanti, e quando David gelò la relazione, Lindsay andò in scena con i polsi che grondavano sangue - pensavano fosse un trucco, invece aveva usato il rasoio. Come non si fa più mistero, entrando nella stanza che raccoglie i cimeli del periodo berlinese, che all'epoca della leggendaria trilogia la cocaina passava sotto il naso più frequentemente del dopobarba.

C'erano dozzine di paparazzi accalcati all'esterno del V&A, ieri. Speravano in un'apparizione in stile L'uomo che cadde sulla terra, ora che Bowie è di nuovo primo in classifica con l'album The next day. Geoffrey Marsh ha subito scoraggiato tutti: «Ci ha dato libero accesso ai suoi archivi, ma qui non ha mai messo piede. Tutto questo per lui è archivio. Ha la testa da un'altra parte».

 

DAVID BOWIEDavid Bowie and William Burroughs in una foto del di Terry ONeill DAVID BOWIE The Archer Station to Station tour del di John Robert Row DAVID BOWIE la tuta in Pvc disegnata da Kansai Yamamoto per il Tour di Alladine Sane del DAVID BOWIE La foto per la copertina dellalbum Earthling DAVID BOWIE IN CARCERE PER POSSESSO DI MARIJUANA mick jagger david bowie jpegdavid bowie mick jagger jpegDAVID E ANGIE BOWIE jpegMICK JAGGER DAVID BOWIE PETE TOWNSHEND

Ultimi Dagoreport

almasri giorgia meloni carlo nordio

DOMANDE SPARSE SUL CASO ALMASRI – CON QUALE AUTORIZZAZIONE IL TORTURATORE LIBICO VIAGGIAVA INDISTURBATO IN EUROPA? AVEVA UN PASSAPORTO FASULLO O UN VISTO SCHENGEN? E IN TAL CASO, PERCHÉ NESSUN PAESE, E SOPRATTUTTO L’ITALIA, SI È OPPOSTO? - LA TOTALE ASSENZA DI PREVENZIONE DA PARTE DEGLI APPARATI ITALIANI: IL MANDATO DI ARRESTO PER ALMASRI RISALE A OTTOBRE. IL GENERALE NON SAREBBE MAI DOVUTO ARRIVARE, PER EVITARE ALLA MELONI L’IMBARAZZO DI SCEGLIERE TRA IL RISPETTO DEL DIRITTO INTERNAZIONALE E LA REALPOLITIK (IL GOVERNO LIBICO, TRAMITE ALMASRI, BLOCCA GLI SBARCHI DI MASSA DI MIGRANTI) – I SOSPETTI DI PALAZZO CHIGI SULLA “RITORSIONE” DELLA CPI E IL PASTROCCHIO SULL’ASSE DEI SOLITI TAJANI-NORDIO

pier silvio giampaolo rossi gerry scotti pier silvio berlusconi

DAGOREPORT - È TORNATA RAISET! TRA COLOGNO MONZESE E VIALE MAZZINI C’È UN NUOVO APPEASEMENT E L'INGAGGIO DI GERRY SCOTTI COME CO-CONDUTTORE DELLA PRIMA SERATA DI SANREMO NE È LA PROVA LAMPANTE - CHIAMARE ALL'ARISTON IL VOLTO DI PUNTA DI MEDIASET È IL SEGNALE CHE IL BISCIONE NON FARÀ LA GUERRA AL SERVIZIO PUBBLICO. ANZI: NEI CINQUE GIORNI DI SANREMO, LA CONTROPROGRAMMAZIONE SARÀ INESISTENTE - I VERTICI DELLA RAI VOGLIONO CHE IL FESTIVAL DI CARLO CONTI SUPERI A TUTTI I COSTI QUELLO DI AMADEUS (DA RECORD) - ALTRO SEGNALE DELLA "PACE": IL TELE-MERCATO TRA I DUE COLOSSI È PRATICAMENTE FERMO DA MESI...

elon musk sam altman

NE VEDREMO DELLE BELLE: VOLANO GIÀ GLI STRACCI TRA I TECNO-PAPERONI CONVERTITI AL TRUMPISMO – ELON MUSK E SAM ALTMAN HANNO LITIGATO SU “X” SUL PROGETTO “STARGATE”. IL MILIARDARIO KETAMINICO HA SPERNACCHIATO IL PIANO DA 500 MILIARDI DI OPENAI-SOFTBANK-ORACLE, ANNUNCIATO IN POMPA MAGNA DA TRUMP: “NON HANNO I SOLDI”. E IL CAPOCCIA DI CHATGPT HA RISPOSTO DI PETTO AL FUTURO “DOGE”: “SBAGLI. MI RENDO CONTO CHE CIÒ CHE È GRANDE PER IL PAESE NON È SEMPRE OTTIMALE PER LE TUE COMPAGNIE, MA NEL TUO RUOLO SPERO CHE VORRAI METTERE PRIMA L’AMERICA…” – LA GUERRA CIVILE TRA I TECNO-OLIGARCHI E LE MOSSE DI TRUMPONE, CHE CERCA DI APPROFITTARNE…

donald trump elon musk jamie dimon john elkann

DAGOREPORT – I GRANDI ASSENTI ALL’INAUGURATION DAY DI TRUMP? I BANCHIERI! PER LA TECNO-DESTRA DEI PAPERONI MUSK & ZUCKERBERG, IL VECCHIO POTERE FINANZIARIO AMERICANO È OBSOLETO E VA ROTTAMATO: CHI HA BISOGNO DEI DECREPITI ARNESI COME JAMIE DIMON IN UN MONDO CHE SI FINANZIA CON MEME-COIN E CRIPTOVALUTE? – L’HA CAPITO ANCHE JOHN ELKANN, CHE SI È SCAPICOLLATO A WASHINGTON PER METTERSI IN PRIMA FILA TRA I “NUOVI” ALFIERI DELLA NEW ECONOMY: YAKI PUNTA SEMPRE PIÙ SUL LATO FINANZIARIO DI EXOR E MENO SULLE VECCHIE AUTO DI STELLANTIS (E ZUCKERBERG L'HA CHIAMATO NEL CDA DI META)

antonino turicchi sandro pappalardo armando varricchio nello musumeci ita airways

DAGOREPORT – DA DOVE SPUNTA IL NOME DI SANDRO PAPPALARDO COME PRESIDENTE DELLA NUOVA ITA “TEDESCA” BY LUFTHANSA? L’EX PILOTA DELL’AVIAZIONE DELL’ESERCITO È STATO “CALDEGGIATO” DA NELLO MUSUMECI. IL MINISTRO DEL MARE, A DISPETTO DEL SUO INCARICO, È MOLTO POTENTE: È L’UNICO DI FRATELLI D’ITALIA AD AVERE I VOTI IN SICILIA, ED È “MERITO” SUO SE SCHIFANI È GOVERNATORE (FU MUSUMECI A FARSI DA PARTE PER FAR CORRERE RENATINO) – E COSÌ ECCO CHE IL “GIORGETTIANO” TURICCHI E L’AMBASCIATORE VARRICCHIO, CARO A FORZA ITALIA, SONO STATI CESTINATI…

friedrich merz donald tusk giorgia meloni trump emmanuel macron olaf scholz mario draghi

C’ERA UNA VOLTA IL TRENO PER KIEV CON DRAGHI, MACRON E SCHOLZ. ORA, COMPLICE IL TRUMPISMO SENZA LIMITISMO DI GIORGIA MELONI, L’ITALIA È SPARITA DALLA LEADERSHIP DELL’UE - LA DUCETTA PREFERISCE ACCUCCIARSI AI PIEDI DI WASHINGTON (CHE VUOLE VASSALLI, NON ALLEATI ALLA PARI) CHE RITAGLIARSI UN RUOLO IN EUROPA - FRIEDRICH MERZ, PROBABILE NUOVO CANCELLIERE TEDESCO, HA "ESPULSO" L'ITALIA DAL GIRO CHE CONTA: A CHI GLI HA CHIESTO QUALE PAESE ANDREBBE AGGIUNTO A UN DIRETTORIO FRANCO-TEDESCO, HA CITATO LA POLONIA, GUIDATA DAL POPOLARE DONALD TUSK (NEMICO NUMERO UNO DEL PIS DI MORAWIECKI E KACZYNSKI, ALLEATI DELLA DUCETTA IN ECR) - “I AM GIORGIA” SOGNAVA DI ESSERE IL “PONTE” TRA USA E UE E SI RITROVA A FARE LA CHEERLEADER DELLA TECNO-DESTRA DI MUSK E TRUMP…