BENVENUTI A “HOLLYWOODLAND”, LA FABBRICA DEI SOGNI INFRANTI – DUCCIO MORTILLARO ERA UN RAGAZZO BENE DI MILANO, POI SI È TRASFERITO IN CALIFORNIA E HA INIZIATO A FARE L’AVVOCATO DI STAR E STARLETTE DEL CINEMA – I CAMERIERI CHE COL RISOTTO SERVONO IL BIGLIETTO DA VISITA, LE MANSION DI BEVERLY HILLS, LE FESTE COSÌ RICCHE E SPESSO COSÌ TRISTI: ORA RACCONTA TUTTO IN UN ROMANZO
Lorenzo Soria per “la Stampa”
Duccio Mortillaro è cresciuto molto lontano da Hollywood. Suo padre Felice è stato presidente di Federmeccanica. Lui ha studiato legge alla Statale di Milano, ha fatto il master alla Ucla, a Los Angeles, e poi il dottorato in legge in Florida dove ha iniziato la pratica legale.
Nel 1999 è arrivato a Los Angeles, dove ha sempre lavorato in mega-studi legali internazionali, focalizzandosi sulla clientela italiana ed europea che cerca accesso e relazioni al mercato americano.
Tra i suoi clienti anche quelli che cercano le chiavi giuste per entrare a Hollywood: per professione Mortillaro è spesso in lunghe riunioni dentro i mitici studios, a negoziare con i cinici talent agents, a trattare con produttori che producono, con quelli che dicono di farlo e con quelli che mirano soprattutto alla foto col DiCaprio del momento.
Camerieri e biglietti da visita
Mortillaro, cinquantenne e single, Hollywood la conosce bene. I ristoranti alla moda dove i camerieri e le cameriere frequentano improbabili scuole di recitazione e che col risotto servono anche il biglietto da visita.
Le mansion delle colline di Beverly Hills con vista mozzafiato. Le feste così ricche e spesso così tristi. Un mondo che lui racconta in una storia un po' romanzo e un po' reportage, protagonista un ragazzo bene milanese che viene a studiare cinema a Los Angeles.
Qui trova un mentore, scrive una sceneggiatura e ben presto si trova a dover decidere se mantenere la purezza di artista o se vendere l' anima a un uomo molto potente che assomiglia molto a Harvey Weinstein e che gli dice che produrrà il suo film solo se la storia diventerà un po' più schematica, con l' inevitabile happy ending .
jennifer lawrence e harvey weinstein
Il risultato è HollywodLand , edito da Mursia con una prefazione di Walter Veltroni nel quale si racconta la fabbrica dei sogni e soprattutto dei sogni infranti.
Lo scontro dei mondi
Mortillaro, che presenta il libro oggi alle 18 a Milano nella libreria Rizzoli in Galleria, spiega così il suo passaggio dallo studio legale alla scrittura: «Mio padre aveva lasciato un libro incompiuto, L' ingegnere d' anime . L' ho finito. Voleva essere un omaggio a lui, mi ha lasciato una gran voglia di scrivere.
Diciamo che quando racconto mi sento più creativo di quando scrivo un contratto, c' è un rapporto più diretto tra le parole e quello che sento. Così è nata la storia di questo ragazzo diviso tra gli Usa e l' Italia e che vive dentro di sé lo scontro tra i due mondi», Una storia in cui c' è molto di lui, si immagina.
once upon a time in hollywood 8
«Di professione - dice Mortillaro - faccio l' avvocato. Tutti i giorni entro in contatto con persone e attività del mondo dell' entertainment. E vivo, professionalmente e socialmente, la dissonanza tra le due culture. Paolo vuole fare un film e sa che in Italia nessuno punterebbe su uno come lui. Qui tutti sono molto più pratici, l' unica preoccupazione che hanno è se la sua storia può o no produrre denaro.
Paolo vuole fare un film, non un prodotto industriale. Ascolta il consiglio di Giancarlo, il suo amico finanziere e furbone che gli dice : cogli l' occasione, fatti un nome e poi fai quello che vuoi veramente. Ma poi si sente soffocare».
L' avvocato Mortillaro, da che parte sta? Con Paolo o con Giancarlo? «Qui negli Usa sto con Paolo, ma se fossi in Italia sarei più pratico e starei con Giancarlo».
Mortillaro è a Los Angeles da molti anni. E l' ha vista cambiare: «Un po' come Torino 40 anni fa, la città ha l' anima permeata da una sola industria, che è quella dello spettacolo.
Adesso ci trovi moda, design, hi-tech, nuovi media ma tutto è legato all' entertainment, anche la politica ormai.
Molti continuano a venire a L.A. per reinventarsi, ma il processo di reinvenzione ora avviene sui social media. Ti crei un' identità finta su Snapchat e hai l' illusione di avercela fatta».
Anche nel suo libro, però, si salvano ben pochi. «Ma è un romanzo, un' esagerazione.
Perché in realtà questa città e questa industria danno la possibilità di farsi avanti a chi ha vero talento. E comunque alla fine Paolo con il suo film si ritrova candidato all' Oscar».