E’ NATO UN NUOVO QUOTIDIANO “IL CORRIERE DEL SUD”! - E POI DICONO CHE LA GENTE DEL SUD NON TROVA LAVORO! BASTA ESSERE NAPOLETANI (E VICINI AL PD) CHE AL "CORRIERE DELLA SERA", TI FANNO SUBITO DIRETTORE! – E RENZI MANOVRA PER SALVARE L’UNITA’ CON I BENI DEI DS IN MANO A SPOSETTI
1. DAGOREPORT
“E poi si lamentano che perdono copie: ci credo bene!”, gira voce a Milano. Lo chiamavano "Corriere della Sera", il giornale liberale della borghesia del Nord. Ma se oggi lo chiamassero "Il Corriere del Sud" non ci sarebbe niente di strano. Oggi il quotidiano di via Solferino, conteso dai poteri marci e ancora tenuto in stallo da Elkann e Bazoli, è un giornale pensato al Sud espressione del Pd. Basta vedere la rivoluzione che si è conclusa.
antonio polito e patrizia ravaioli
Cacciato Flebuccio de Bortoli, il “moderato milanese”, è stato costretto a lasciare anche l’ultimo vicedirettore del Nord, Giacomo Schiavi, piacentino e storico capo della Cronaca di Milano. Ora in plancia di comando c’è un direttore, ex Unità, di Frosinone: Luciano Fontana. Che ha nominato due vicedirettori nuovi di pacca: il napoletano Antonio Polito, ex senatore Pd e il fedelissimo Gianpaolo Tucci, anche lui ex Unità e anche lui napoletano. Di Napoli (Salerno) era anche l’ultimo vicedirettore nominato da De Bortoli, Venanzio Postiglione.
Quanto alla vicedirettrice neofemminista Barbara Stefanelli, la famiglia è pugliese. Anche se si scende di gradi, la geografia e la provenienza politica al “Corriere” non cambiano: caporedattore centrale di Napoli, capo dell’economia di Salerno, altri capiredattori tutti del Sud e, nella sede di Roma, o Roma o.... Napoli. Di Milano e del Nord manco l’ombra.?E va bene che il fondatore, Eugenio Torelli Viollier era pure lui napoletano!
Ma al “Corriere”, riferiscono voci ben accreditate “è in atto verso i giornalisti del Nord una pulizia etnica già iniziata da De Bortoli-Mieli. Non è possibile – dicono – che tutti i bravi siano nati a Napoli e tutti gli asini a Milano e dintorni”. Infatti, anche con Mieli già c’erano alla direzione Pigi Battista (pugliese), Dario Di Vico (pure lui di Frosinone)…
Sono voci che circolano anche nei salotti sotto la Madonnina, tra coloro che hanno sempre acquistato il “Corriere”: “Se qualcuno entra oggi al Corriere a chiedere dove sia il Duomo non lo sanno”.
PIGI BATTISTA PAOLO MIELI GIUSEPPE DI PIAZZA
E se qualcuno torna al "Corriere" dopo essere scappato in altri giornali pur di poter scrivere, anche in questo caso non si tratta di milanesi. E’ il caso del fiorentino (come il premier), Federico Fubini.
Se sei del Nord, insomma, resti nella lista dei sommersi (“siamo umiliati”, dicono dall’interno) e dei non salvati, come i molti bravi giornalisti che con de Bortoli avevano già abbandonato il giornale, da Fabrizio Gatti (quello che entrava travestito nei centri immigrati), al giornalista d’inchiesta Paolo Biondani, all’analista economico Vittorio Malagutti e un’infinità d’altri. Tutti costretti a lasciare Milano verso il Sud.
la nuova unita di guido veneziani by daxest
2. "L'UNITÀ" TRASLOCA AL "CORRIERE". IL GOVERNO MANOVRA PER SALVARE IL GIORNALE FONDATO DA GRAMSCI CON I BENI DEI DS
Laura Cesaretti per Il Giornale
Ci mancava solo la tegola, arrivata ieri, dell'inchiesta per bancarotta sul nuovo editore, Guido Veneziani. L'operazione «rilancio dell'Unità », che Matteo Renzi sperava di chiudere entro il mese, arranca tra mille difficoltà: i tempi, i soldi, il progetto editoriale e persino la cabina di regia: per il momento pare non si riesca neppure a trovare un direttore.
Ed è una coincidenza paradossale che, proprio ieri, il giornalone della borghesia milanese, ossia il Corriere della Sera, abbia annunciato il proprio nuovo assetto di vertice. E che esso arrivi tutto da quella stessa Unità , a cominciare dal neodirettore Luciano Fontana, per continuare coi due nuovi vice, Antonio Polito (che avrà la delega su Roma) e Giampaolo Tucci, e finire con il nuovo capo della redazione di Roma, Roberto Gressi. Si sono tutti fatti le ossa nel vecchio giornale fondato da Gramsci, gestito dal Pci e affondato dai suoi epigoni, prima di intraprendere brillanti carriere in quella che un tempo veniva chiamata a sinistra la «stampa padronale».
Intanto, sempre ieri, il governo si è trovato a dover rispondere in aula alla Camera ad un'interrogazione dei parlamentari del gruppo Cinque stelle che sintetizzava, in un italiano assai claudicante, i contenuti del servizio andato in onda sulla Rai nella trasmissione Report sulla questione dell'affondamento dell' Unità e sui debiti pregressi del giornale ereditato dal Pd (110 milioni, con un pool di banche creditrici).
E sul quesito di fondo: chi dovrà pagare alla fine quei debiti, per ora inevasi, lo Stato (che in base ad una apposita leggina emanata dal governo Prodi si faceva «garante» del debito in capo al partito) oppure gli antichi proprietari, ossia il Pci-Pds-Ds? E il messaggio mandato dal governo Renzi, per bocca del sottosegretario Benedetto Della Vedova, è stato chiaro: per quanto ci riguarda, i soldi li dovrebbero cacciare gli ex Ds, ricorrendo al proprio vasto patrimonio immobiliare blindato nel 2007 - alla nascita del Pd - in un complesso sistema di Fondazioni locali studiato dall'allora tesoriere diessino Ugo Sposetti, vero genio (del male, dicono in molti nel Pd) delle finanze ex Pci.
renzi contestato alla festa dell unita a bologna 7
Palazzo Chigi, ha spiegato Della Vedova, è «impegnato ad accertare la consistenza del patrimonio immobiliare facente capo ai DS» e poi «confluito nelle numerose fondazioni riconducibili - anche - al Pd», dalla cui «espropriazione le banche avrebbero potuto recuperare, in tutto o in parte, i loro crediti».
Insomma, il governo di Matteo Renzi sta cercando il modo per espugnare il fortino immobiliare degli ex Ds, al fine di valutare «se sia ancora possibile esercitare, in via cautelativa, azioni revocatorie di tale patrimonio immobiliare nell'interesse dell'Amministrazione».
Si prefigura dunque una sanguinosa battaglia finanziaria tra il Pd renziano e la Ditta ex Ds? Per il momento, Ugo Sposetti si limita ad una replica sorniona: «La risposta data in aula dal governo è ineccepibile, è giusto che Palazzo Chigi esplori tutte le strade per non aderire alla richiesta delle banche».
verdini e sposetti al ristorante
Ma si intuisce che ride sotto i baffi, convinto che sarà un buco nell'acqua, e che il sistema da lui messo a punto per «proteggere» i beni ex Pci sia inespugnabile. E che, quindi, alla fine, dovrà essere Pantalone a metter mano al portafogli.