EMMANUELLE, SESSO A MANOVELLE - IN UN CINEMA CHE NON SI ERA ANCORA APERTO UFFICIALMENTE AL PORNO DI MASSA, L’EROS RIGOROSAMENTE SOFT DI SYLVIA KRISTEL HA DOMINATO L’IMMAGINARIO SESSUO-LIBERATO DEGLI ANNI ’70 TRA FEMMINISMO PUNITIVO E “SCOPATA SENZA CERNIERA”, IMPONENDO UN COMPORTAMENTO SESSUALE APERTO A OGNI ESPERIENZA, DALLE SCOPATE IN AEREO AI RAPPORTI A TRE ALLE SAUNE LESBO…
Marco Giusti per il Manifesto
Intelligente, colta, bellissima, Sylvia Kristel, che è morta a 60 anni da poco compiuti per un cancro alla gola che l'aveva colpita nel 2005 e col quale aveva a lungo lottato, ha dominato come sexy star tutti gli anni '70. Grazie al personaggio di Emmanuelle che interpretò nell'omonimo film di Just Jaeckin nel 1974, e poi in tanti sequel, a cominciare da "Emmanuelle 2 - L'antivergine" di Francis Giacobetti, ma anche grazie a una serie di film di autori più o meno famosi, dal Walerian Borowczyk del meraviglioso "Il margine" al Claude Chabrol del poco noto ma incantevole "Alice ou La dernier fugue", dal Roger Vadim di "Une femme infedele" al Curtis Harrington dello stravagante "Mata Hari", dal Jean-Pierre Mocky di "Un lenzuolo non ha tasche" all'Alain Robbe Grillet di "Giochi di fuoco", che ne capirono la bellezza e l'eleganza e ne fecero forse la prima icona della donna che da oggetto degli appetiti sessuali maschili diventa lei stessa dominatrice.
Era certo difficile far coincidere, negli anni '70, il femminismo con il mito del primo "Emmanuelle", produzione porno soft patinata per guardoni abituati a "Lui" e "Playboy" e alle vacanze da Club Med che incassò qualcosa come cento milioni di dollari e fece lievitare il compenso dell'attrice da 6.000 a 100.000 dollari ottenuti per girare il sequel, ma la grazia di Sylvia Kristel, il suo sguardo freddo, distaccato e superiore in qualsiasi situazione, anche nella totale nudità , e soprattutto la sua presenza in film marginali e importanti come "Il margine" o "Alice", ce la resero qualcosa di irripetibile e di devastante all'epoca.
La Kristel impose anche un tipo fisico di donna, fragile, minuta, elegante, quasi androgina che si distaccava dalle maggiorate degli anni '50 e '60, e un comportamento sessuale aperto a ogni esperienza, dalle scopate in aereo ai rapporti a tre alle saune lesbo con Laura Gemser, che diventerà in Italia la celebre "Emanuelle Nera" con un'emme sola, che fece epoca e occupò per una ventina d'anni l'immaginario erotico del maschio medio più o meno politicizzato ma comunque molto arrapato che si stava aprendo verso le prime libertà sessuali di massa e i desideri di vacanze esotiche-erotiche.
In un cinema che non si era ancora aperto ufficialmente al porno, la serie Emmanuelle resterà sempre rigorosamente soft, Sylvia Kristel, giovanissima olandese cattolica nata a Utrecht, inizia il cinema nei primissimi anni '70 con particine in film curiosi e d'autore tra Olanda e Germania come "L'amica di mio marito" di Pim De La Parra (il suo primo film porta la firma di Scorsese alla sceneggiatura!), il thriller "Perché i gatti" di Fons Rademakers, "Nuda dietro la siepe" dell'austriaco Frans Weisz, già studente del CSC a Roma.
Dopo il successo del primo "Emmanuelle" di Just Jaeckin, il secondo sarà firmato da Francis Giacobetti, la Kristel, che poteva recitare perfettamente in francese, tedesco, olandese, inglese e italiano, passa a film europei di serie A in un momento ricco e particolare del cinema internazionale, come dimostrano, appunto i ruoli che interpreta per Borowycz, Chabrol, Mocky, Vadim, Robbe-Grillet. Recita assieme a star come Joe Dallesandro, Jean-Louis Trintignant, Philippe Noiret, Jean Carmet, Gerard Depardieu e Michel Piccoli (in "Tre simpatiche carogne"). Si ritrova poi in ricche produzioni e coproduzioni con Alain Delon nel brutto "Airport 80" di David Lowell Rich, con Ursula Andress e Cornel Wilde in "The Fifth Musketeer" di Ken Annakin, nel "Mata-Hari" di Curtis Harrington.
In Italia gira con Enrico Montesano e la regia di Salvatore Samperi l'interessante "Amore in prima classe" e un episodio di "Letti selvaggi" di Luigi Zampa, non bellissimo, dove ha un'avventura con un finto Vucumprà napoletano interpretato da Orazio Orlando. Nei primi anni '80 girerà in America una serie di film dove è usata come ex-Emmanuelle, come il fortunato "Lezioni maliziose" di Alan Myerson, dove fa perdere la testa a un ragazzino di 15 anni, che incasserà 50 milioni di dollari.
Ma siamo già in una fase declinante della sua carriera, tra rapporti sbagliati e brutte storie di cocaina. In fondo non riuscirà mai a slegarsi dall'ombra del suo personaggio più fortunato e lo riprenderà in tardi sequel e serie tv. Pochi anni fa, rispetto alla sua carriera così legata al personaggio di Emmanuelle, a "Libération" diceva: "E' il destino che ti ci spinge. Si dice sì o si dice no. E io ho detto troppe volte di sì. Non so perché, forse per pigrizia... Bisogna che utilizzi il mio rimpianto per dipingere o scrivere.. piangere non serve a niente".
Scriverà infatti poco dopo un libro di memorie nel 2006, "Nue", e farà piccoli ruoli nel cinema e in tv fino agli ultimi anni. Recita addirittura in un film tv italiano nel 2010, "le ragazze dello swing" di Maurizio Zaccaro, dedicato al Trio Lescano. Il mondo libero di "Emmanuelle" era ormai lontano.
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