EMMY, ANZI STREAMY! - NETFLIX COI SUOI 8 MILIARDI INVESTITI IN PRODUZIONI L'ANNO SCORSO PAREGGIA CON HBO AI PREMI PER LA TV. TRIONFO ANCHE PER AMAZON CON '' MARVELOUS MRS. MAISEL'' DELLA CREATRICE DI ''UNA MAMMA PER AMICA''. MA LE ALTRE DELLO STREAMING (HULU E YOUTUBE) NON VANNO COSÌ FORTE. E A BREVE CI SARANNO GLI SHOW DI FACEBOOK E APPLE - PREMIATA LA GRANDE CLAIRE FOY DI 'THE CROWN', PRIMA STATUETTA PER 'FONZIE' (HENRY WINKLER), GRAN SUCCESSO ANCHE PER LA PACCHIANATA SU VERSACE
Gianmaria Tammaro per www.lastampa.it
Settantesima edizione degli Emmy Awards, il giorno dopo. E ora? Che cosa resta della televisione tradizionale dopo il pareggio storico, per numero di vittorie, tra Netflix e Hbo? E soprattutto che cosa dice il trionfo – non c’è altro modo per definirlo – di Marvelous Mrs. Maisel di Amazon Prime Video? Forse, ecco, che i tempi non sono solamente cambiati, ma che la situazione si è quasi ribaltata. Non parliamo più di piccoli passi. Quelli ci sono stati, sì, ma negli scorsi anni. Stavolta ci troviamo davanti a un salto enorme, imponente, che apre a tantissimi, nuovi scenari.
Qualcosina, la vecchia tv, quella che si vede una volta a settimana, con un palinsesto rigido, è riuscita comunque a portarsela a casa. Henry Winkler, per noi italiani l’indimenticabile Fonzie di Happy Days, ha finalmente vinto un Emmy Award. C’è stato il ritorno di Game of Thrones, che essendo andata in onda in ritardo con la sua ultima stagione rientrava nella finestra di questa edizione degli Emmy. E poi Ryan Murphy con la sua American Crime Story sull’assassinio di Gianni Versace, e Westworld, certo.
Quello che c’è dopo, però, è un territorio nuovo ed inesplorato, dove la miglior attrice drammatica è Claire Foy, protagonista di The Crown e dove Jeff Daniels è il miglior attore non protagonista di una mini-serie, con il suo ruolo in Godless, e dice: grazie Netflix perché permetti agli artisti di essere artisti. C’è tanto non detto, in questa frase. Tanti piccoli pizzicotti alla televisione tradizionale, che s’è fatta rubare la gallina dalle uova d’oro dagli ultimi arrivati.
Dispiace per qualche titolo come Atlanta, che onestamente poteva avere di più, visto quanto ancora una volta, con la sua seconda stagione, sia riuscita a cambiare la prospettiva sul racconto “black”. Dispiace anche per la straordinaria Patrick Melrose, con Benedict Cumberbatch, un vero romanzo fatto di immagini. E dispiace anche per The Americans, che alla sua ultima stagione, forse, avrebbe meritato qualche riconoscimento in più.
Questo, però, fa parte del gioco: e allora azzardiamo qualche ipotesi. Hbo è riuscita, in extremis, dopo aver ricevuto meno nomination di Netflix, a proteggere il fortino e forse, l’anno prossimo, con l’ultima stagione di Game of Thrones (che dovrà andare in onda prima dell’estate, se vogliono che partecipi agli Emmy numero 71) farà il pieno di premi. Ma ci sarà anche Maniac, su Netflix, e ci saranno le tante serie di Hulu e di Amazon Prime Video (due su tutte: The Romanoffs e Homecoming). Sarà un mondo sempre più a metà: il vecchio contro il nuovo. Con il nuovo che, va detto, sta guadagnando sempre più spazio.
Se c’è una cosa che gli Emmy riescono a fare, è disegnare un ritratto piuttosto convincente e fedele di quelli che sono i gusti del pubblico, di quello che va, non va, che non solo è popolare e ha tantissimi spettatori, ma che è anche ben fatto, di qualità, un punto di riferimento. L’esempio eclatante di quest’anno è la serie di Amy Sherman-Palladino, che rimette al centro un’idea concreta di donna e di emancipazione. Lo fa tornando nel passato, e sostituendo il sesso con la comicità. Non è poco.
Insomma, ci troviamo davanti all’ennesimo momento di svolta. Non c’è una moda o una tendenza; non è solo un momento, come qualcuno continua a ripetere. C’è proprio una trasformazione profonda, sentita, del mercato e del sistema televisivo, e questi ultimi Emmy ne sono la prova. Tutto, ora, si giocherà non solo sulla qualità, ma anche sulla quantità: su quante belle serie, cioè, si riescono a produrre. E su questo, inutile dirlo, sia Amazon che Netflix che tutte le altre piattaforme streaming sono avvantaggiate. Il prossimo anno, poi, sarà forse la volta dei primi show di Facebook Watch e di Apple. E parlare di premi televisivi, a quel punto, diventerà ancora più anacronistico
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